Commenti a: Facebook come paradigma dei pericoli insiti nelle reti sociali http://aspti.ch/blogs/ictblog/2009/06/29/facebook-come-paradigma-dei-pericoli-insiti-nelle-reti-sociali/ Apprendere, formarsi, comunicare ed essere critici con le ICT Sat, 26 Dec 2009 22:55:38 +0100 http://wordpress.org/?v=2.8.5.2 hourly 1 Di: Riccardo Canonica http://aspti.ch/blogs/ictblog/2009/06/29/facebook-come-paradigma-dei-pericoli-insiti-nelle-reti-sociali/comment-page-1/#comment-294 Riccardo Canonica Mon, 21 Dec 2009 19:10:17 +0000 http://aspti.ch/blogs/ictblog/?p=393#comment-294 Salve a tutti Ho notato che Facebook ha suscitato parecchi commenti e ho letto con molto interesse quello che avete scritto, ho letto anche “contro Facebook” ed i relativi commenti. Farò alcune considerazioni partendo da queste letture. Ma tengo anche a riportare la discussione su un problema che mi preme maggiormente, la sensibilizzazione dei giovani all’utilizzo dei network sociali. Dai commenti si capisce che la privacy è un tema che sta a cuore a tutti e che molti sono preoccupati perché vedono in Facebook un mezzo per monitorizzare le abitudini della gente allo scopo di pubblicizzare dei prodotti. Sono un neoutente di Facebook e non ho ancora avuto esperienze traumatizzanti. Ho letto gli episodi che avete riportato e sono abbastanza sconcertanti. Io però sono una persona adulta e mi ritengo anche responsabile, utilizzo quindi Facebook nel modo che ritengo più adatto a me. Facebook è un semplice strumento che mi ha permesso di rimettermi in contatto con vecchi compagni di scuola che non ho più la possibilità di vedere. Per quel che riguarda la pubblicità o il monitoraggio dei miei consumi non penso che Facebook sia tanto più terribile di una qualsiasi carta Cumulus (non penso che tutti i fuochi della Svizzera abbiano ricevuto in omaggio un futuristico cibo per gatti come quello che mi è stato spedito dalla Migros presso la quale acquisto i prodotti dei miei mici). In questo caso mi comporto con Facebook come con qualsiasi pubblicità, se ho un vero interesse per il prodotto lo provo e se mi piace lo acquisterò, in caso contrario lo ignoro e la mia vita non cambia per questo in peggio o in meglio. Con Facebook, come in tutto quello che riguarda Internet, bisogna fare attenzione ai dati personali che si immettono nella rete per non avere brutte sorprese. http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/tecnologia/2009/10/28/visualizza_new.html_991522630.html . Questa è stata una delle notizie che più mi ha colpito in questi ultimi mesi. Una ragazza è morta a diciassette anni per mano di un maniaco che ha conosciuto su Facebook. Il motivo di questa terribile morte va ricercato, a mio avviso, anche nella mancanza di sensibilizzazione che hanno i giovani di fronte all’utilizzo di Internet. Gli sviluppi pressoché continui della rete non facilitano di certo il compito, ma di fronte a piattaforme massicciamente utilizzate come Facebook si devono sviluppare in tempi brevi delle forme di sensibilizzazione degli utenti. Ma chi deve sensibilizzare i giovani perché questi utilizzino con discernimento i network sociali? Non è solo la scuola che deve prendersi carico di questo compito, anche i genitori dovrebbero farlo (ho utilizzato il condizionale perché oggigiorno per molti genitori il computer è diventato un comodo parcheggio per figli) e non da ultimo i network sociali stessi. Io mi concentro di più sulla scuola. In Ticino si stanno facendo dei passi avanti con lo sviluppo di World of Worlds e spero vivamente che la sensibilizzazione attraverso un videogioco abbia sui giovani un maggior impatto delle classiche sensibilizzazioni che in un paio di orette sperano di fare passare un messaggio a giovani che non stanno molto attenti perché il metodo non accende il loro interesse. Ben venga quindi uno strumento di sensibilizzazione accattivante. La sensibilizzazione non dovrebbe però fermarsi ad una seduta e via, per fare un breve esempio io mi ricordo ancora le lezioni sull’AIDS ai tempi delle SM e questo perché, a partire dalla seconda si faceva sensibilizzazione regolarmente. Quindi per quel che riguarda l’utilizzo di internet si dovrebbero prevedere più lezioni sulla durata degli studi alle SM. La scuola può anche essere molto utile per aiutare i genitori nel compito di sensibilizzare i figli all’utilizzo della rete, in questo caso potrebbero seguire (se ne hanno il tempo) lo stesso genere di sensibilizzazione dei loro figli e avere accesso a dati più sensibili, questo però non dovrebbe far nascere paure che portino al divieto da parte dei genitori di qualsiasi utilizzo di network sociali. Per concludere brevemente dico che per gli adulti ci deve essere una sensibilizzazione, ma l’adulto, a mio avviso, dovrebbe anche auto-sensibilizzarsi. Per i giovani è diverso, siamo noi adulti che creiamo la rete dove loro navigano e dobbiamo anche munirli di mezzi efficaci per difendersi dalle trappole di altri adulti. Riccardo Canonica Salve a tutti
Ho notato che Facebook ha suscitato parecchi commenti e ho letto con molto interesse quello che avete scritto, ho letto anche “contro Facebook” ed i relativi commenti.

Farò alcune considerazioni partendo da queste letture. Ma tengo anche a riportare la discussione su un problema che mi preme maggiormente, la sensibilizzazione dei giovani all’utilizzo dei network sociali.
Dai commenti si capisce che la privacy è un tema che sta a cuore a tutti e che molti sono preoccupati perché vedono in Facebook un mezzo per monitorizzare le abitudini della gente allo scopo di pubblicizzare dei prodotti.

Sono un neoutente di Facebook e non ho ancora avuto esperienze traumatizzanti. Ho letto gli episodi che avete riportato e sono abbastanza sconcertanti. Io però sono una persona adulta e mi ritengo anche responsabile, utilizzo quindi Facebook nel modo che ritengo più adatto a me. Facebook è un semplice strumento che mi ha permesso di rimettermi in contatto con vecchi compagni di scuola che non ho più la possibilità di vedere. Per quel che riguarda la pubblicità o il monitoraggio dei miei consumi non penso che Facebook sia tanto più terribile di una qualsiasi carta Cumulus (non penso che tutti i fuochi della Svizzera abbiano ricevuto in omaggio un futuristico cibo per gatti come quello che mi è stato spedito dalla Migros presso la quale acquisto i prodotti dei miei mici). In questo caso mi comporto con Facebook come con qualsiasi pubblicità, se ho un vero interesse per il prodotto lo provo e se mi piace lo acquisterò, in caso contrario lo ignoro e la mia vita non cambia per questo in peggio o in meglio. Con Facebook, come in tutto quello che riguarda Internet, bisogna fare attenzione ai dati personali che si immettono nella rete per non avere brutte sorprese.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/tecnologia/2009/10/28/visualizza_new.html_991522630.html . Questa è stata una delle notizie che più mi ha colpito in questi ultimi mesi. Una ragazza è morta a diciassette anni per mano di un maniaco che ha conosciuto su Facebook. Il motivo di questa terribile morte va ricercato, a mio avviso, anche nella mancanza di sensibilizzazione che hanno i giovani di fronte all’utilizzo di Internet. Gli sviluppi pressoché continui della rete non facilitano di certo il compito, ma di fronte a piattaforme massicciamente utilizzate come Facebook si devono sviluppare in tempi brevi delle forme di sensibilizzazione degli utenti.
Ma chi deve sensibilizzare i giovani perché questi utilizzino con discernimento i network sociali?
Non è solo la scuola che deve prendersi carico di questo compito, anche i genitori dovrebbero farlo (ho utilizzato il condizionale perché oggigiorno per molti genitori il computer è diventato un comodo parcheggio per figli) e non da ultimo i network sociali stessi.
Io mi concentro di più sulla scuola. In Ticino si stanno facendo dei passi avanti con lo sviluppo di World of Worlds e spero vivamente che la sensibilizzazione attraverso un videogioco abbia sui giovani un maggior impatto delle classiche sensibilizzazioni che in un paio di orette sperano di fare passare un messaggio a giovani che non stanno molto attenti perché il metodo non accende il loro interesse. Ben venga quindi uno strumento di sensibilizzazione accattivante.
La sensibilizzazione non dovrebbe però fermarsi ad una seduta e via, per fare un breve esempio io mi ricordo ancora le lezioni sull’AIDS ai tempi delle SM e questo perché, a partire dalla seconda si faceva sensibilizzazione regolarmente. Quindi per quel che riguarda l’utilizzo di internet si dovrebbero prevedere più lezioni sulla durata degli studi alle SM.
La scuola può anche essere molto utile per aiutare i genitori nel compito di sensibilizzare i figli all’utilizzo della rete, in questo caso potrebbero seguire (se ne hanno il tempo) lo stesso genere di sensibilizzazione dei loro figli e avere accesso a dati più sensibili, questo però non dovrebbe far nascere paure che portino al divieto da parte dei genitori di qualsiasi utilizzo di network sociali.

Per concludere brevemente dico che per gli adulti ci deve essere una sensibilizzazione, ma l’adulto, a mio avviso, dovrebbe anche auto-sensibilizzarsi. Per i giovani è diverso, siamo noi adulti che creiamo la rete dove loro navigano e dobbiamo anche munirli di mezzi efficaci per difendersi dalle trappole di altri adulti.

Riccardo Canonica

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Di: Francesco Candolfi http://aspti.ch/blogs/ictblog/2009/06/29/facebook-come-paradigma-dei-pericoli-insiti-nelle-reti-sociali/comment-page-1/#comment-278 Francesco Candolfi Sat, 19 Dec 2009 11:25:31 +0000 http://aspti.ch/blogs/ictblog/?p=393#comment-278 Salve a tutti Ho letto con interesse i vari commenti e devo dire che la discussione ha già fornito diversi elementi salienti di facebook, ormai ritenuto, in termini generali, più un problema che una soluzione. Vedrò di esporre sotto forma di elenco alcune mie considerazioni in merito. 1. L'INCOMPETENZA. Credo sia stato detto già più volte che facebook interferisce con la privacy delle persone e non garantisce la sicurezza dei dati. Vero. Ma è altresì corretto affermare che molti problemi di privacy emergono dall'incompetenza degli utenti, i quali non conoscono il corretto funzionamento delle impostazioni, me compreso. Ad esempio non tutti sanno che si può avere un account senza la bacheca, o che posso renderla visibile a chi voglio io, oppure posso far sì che nemmeno su google appaiano informazioni sul mio account facebook...ecc. Insomma credo sia molto importante spendere un po' del proprio tempo a curiosare fra le varie impostazioni del social network per evitare brutte sorprese, sapendo che la vera sicurezza non si trova sulla rete. 2. CURIOSITÀ. Leggendo i vari commenti precedenti noto che spesso e volentieri (come per Pascal ma anche per Francesca e il sottoscritto) è la curiosità a portarci a facebook e non la necessità. Dunque mi dico: ma facebook sopperisce a una reale richiesta o ne crea una ulteriore? 3. ABUSO. Il problema principale di facebook, ma in generale dei vari social network, è l'utilizzo improprio con tutte le conseguenze del caso. Molto è già stato detto in proposito ma vorrei aggiungere un paio di cose sconcertanti. Quando ho scoperto che era possibile acquistare pacchetti di amici per una data cifra mi sono a dir poco scandalizzato (http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/tecnologia/facebook-world/vendita-amici/vendita-amici.html). In pratica se una persona ritiene di avere pochi contatti e dunque essere un "escluso" può far capo al mercato delle amicizie! Una volta si compravano schiavi, oggi invece si acquistano amici. Tale deriva riguarda per fortuna una netta minoranza degli utenti ed è considerato illegale da fb, ma certamente può far nascere più di una perplessità in merito. L'abuso su fb dilaga: persecuzione di persone, appropriarsi dell'identità altrui, pornografia, controllo delle persone e via discorrendo. A tale proposito posso dire che il problema centrale non è fb ma è e rimane la malafede di alcuni utenti. Sarà ovvio ma è bene ricordarlo. AMICIZIA. Cosa è l'amicizia? È forse una domanda scontata e consueta ma credo che a questo punto è giusto porsela. Ho visto che è stata stilata una classifica dalla società californiana Rapleaf (http://www.visionpost.it/dlife/le-4-personalita-dei-social-networker.htm) in relazione al numero di amicizie: dal social networker (1-100 amici) agli uber connectors (+10000). Se questo non è snaturare il concetto di amicizia allora non so più cosa pensare. Ad ogni modo, e qui concludo queste mie riflessioni, dobbiamo cercare di tutelarci da certe derive cercando di conoscere meglio la realtà dei social network della rete. Per questo sono convinto che la discussione e la condivisione delle diverse opinioni rimangono essenziali. Un saluto a tutti :-) Francesco Candolfi Salve a tutti

Ho letto con interesse i vari commenti e devo dire che la discussione ha già fornito diversi elementi salienti di facebook, ormai ritenuto, in termini generali, più un problema che una soluzione. Vedrò di esporre sotto forma di elenco alcune mie considerazioni in merito.
1. L’INCOMPETENZA. Credo sia stato detto già più volte che facebook interferisce con la privacy delle persone e non garantisce la sicurezza dei dati. Vero. Ma è altresì corretto affermare che molti problemi di privacy emergono dall’incompetenza degli utenti, i quali non conoscono il corretto funzionamento delle impostazioni, me compreso. Ad esempio non tutti sanno che si può avere un account senza la bacheca, o che posso renderla visibile a chi voglio io, oppure posso far sì che nemmeno su google appaiano informazioni sul mio account facebook…ecc. Insomma credo sia molto importante spendere un po’ del proprio tempo a curiosare fra le varie impostazioni del social network per evitare brutte sorprese, sapendo che la vera sicurezza non si trova sulla rete.
2. CURIOSITÀ. Leggendo i vari commenti precedenti noto che spesso e volentieri (come per Pascal ma anche per Francesca e il sottoscritto) è la curiosità a portarci a facebook e non la necessità. Dunque mi dico: ma facebook sopperisce a una reale richiesta o ne crea una ulteriore?
3. ABUSO. Il problema principale di facebook, ma in generale dei vari social network, è l’utilizzo improprio con tutte le conseguenze del caso. Molto è già stato detto in proposito ma vorrei aggiungere un paio di cose sconcertanti. Quando ho scoperto che era possibile acquistare pacchetti di amici per una data cifra mi sono a dir poco scandalizzato (http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/tecnologia/facebook-world/vendita-amici/vendita-amici.html). In pratica se una persona ritiene di avere pochi contatti e dunque essere un “escluso” può far capo al mercato delle amicizie! Una volta si compravano schiavi, oggi invece si acquistano amici. Tale deriva riguarda per fortuna una netta minoranza degli utenti ed è considerato illegale da fb, ma certamente può far nascere più di una perplessità in merito. L’abuso su fb dilaga: persecuzione di persone, appropriarsi dell’identità altrui, pornografia, controllo delle persone e via discorrendo. A tale proposito posso dire che il problema centrale non è fb ma è e rimane la malafede di alcuni utenti. Sarà ovvio ma è bene ricordarlo.
AMICIZIA. Cosa è l’amicizia? È forse una domanda scontata e consueta ma credo che a questo punto è giusto porsela. Ho visto che è stata stilata una classifica dalla società californiana Rapleaf (http://www.visionpost.it/dlife/le-4-personalita-dei-social-networker.htm) in relazione al numero di amicizie: dal social networker (1-100 amici) agli uber connectors (+10000). Se questo non è snaturare il concetto di amicizia allora non so più cosa pensare.

Ad ogni modo, e qui concludo queste mie riflessioni, dobbiamo cercare di tutelarci da certe derive cercando di conoscere meglio la realtà dei social network della rete. Per questo sono convinto che la discussione e la condivisione delle diverse opinioni rimangono essenziali.

Un saluto a tutti :-)
Francesco Candolfi

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Di: Carolina Pepe http://aspti.ch/blogs/ictblog/2009/06/29/facebook-come-paradigma-dei-pericoli-insiti-nelle-reti-sociali/comment-page-1/#comment-277 Carolina Pepe Fri, 18 Dec 2009 22:50:05 +0000 http://aspti.ch/blogs/ictblog/?p=393#comment-277 Dopo aver letto con curiosità i vostri commenti, anch'io ho sentito la necessità di pormi una domanda: Quali sono le motivazioni che spingono da una parte alcuni ad iscriversi e dall'altra altri a diffidare fortemente di questo mezzo? Facebook costituisce un pericolo o no? Sarebbe comodo cavarsela dicendo che la verità sta nel mezzo, eppure la risposta ideale forse non esiste perché l’utilizzo dei social network dipende da un sacco di cose. Il successo di Facebook stimola valutazioni contrastanti nel mondo Ict. Si passa da chi lo esalta, a chi lo teme come la peste. Prima di frequentare a settembre la formazione presso l'ASP/DFA, per pochissimo tempo, ho lavorato in un azienda, dove i grandi capi discutevano di come facebook potesse essere uno strumento importante per la ditta, altri invece parlavano di vietarlo in nome delle supreme ragioni della sicurezza. Io li ascoltavo in silenzio mentre svolgevo il mio lavoro, ed era impossibile non sentirli, in quanto urlavano. A quel tempo non conoscevo nemmeno cosa fosse facebook, ma mi meravigliavo di come questa parola era continuamente ripetuta sul posto di lavoro e fosse fonte di accesi dibattiti, e lo fosse anche tra i miei vari conoscenti. Ogni giorno diversi miei amici continuavano a parlarmene, dicendo quanto fosse divertente ed utile per un sacco di motivi. dopo mesi e mesi di 'dai, iscriviti anche tu', spinta dalla curiosità, ho ceduto. L'importante è essere consapevoli che Facebook, ed in generale i Social Network sono strumenti, e come tali solo l’uso intelligente delle persone ne decreta l’utilità o meno. In particolare per quanto riguarda Facebook bisognerebbe fare ricorso al buon senso. Se uno ci passa le ore è chiaro che il divieto è d’obbligo! Nonostantante io sia iscritta,su certe cose rimango ostile alla rete e alle sue offerte, e continuo a soffrire di “diffidenza” da facebook, ma l'importante è dare una giusta impostazione. Io ho fatto in modo di rimanere bene attenta a cosa scrivo, e da chi accetto le richieste di amici. Continuo a spaventarmi per il fatto che molte persone si costruiscano una sorta di doppia identità mascherando il loro vero essere e preferiscano concentrarsi sui contatti facebook, invece di coltivare rapporti umani con amici…in carne ed ossa. Inoltre condivido al 100% il pensiero di Francesca, quando dice che facebook costituisce una grande distrazione dal lavoro e dallo studio, ma il piu' delle volte questa è una banale scusa da coloro che non hanno voglia di imparare, anche senza facebook, chi non ha voglia di impegnarsi troverebbe qualsiasi cosa da fare pur di non lavorare!!! Concordo anche con l'opinione di Mauro, anche senza facebook, al giorno d'oggi, la nostra privacy sembra non essere mai al sicuro. Quindi, in questa mia riflessione sul tema , concludo dicendo che nonstante qualche risvolto positivo che offre facebook,credo che si tratta di un mezzo dove il rischio nel campo della protezione dei dati personali è molto alto. La privacy è un diritto fondamentale da salvaguardare. Il diritto alla riservatezza delle informazioni personali è importante, quindi bisogna stare sempre molto attenti. Carolina Pepe Dopo aver letto con curiosità i vostri commenti, anch’io ho sentito la necessità di pormi una domanda:
Quali sono le motivazioni che spingono da una parte alcuni ad iscriversi e dall’altra altri a diffidare fortemente di questo mezzo?
Facebook costituisce un pericolo o no?
Sarebbe comodo cavarsela dicendo che la verità sta nel mezzo, eppure la risposta ideale forse non esiste perché l’utilizzo dei social network dipende da un sacco di cose.
Il successo di Facebook stimola valutazioni contrastanti nel mondo Ict. Si passa da chi lo esalta, a chi lo teme come la peste. Prima di frequentare a settembre la formazione presso l’ASP/DFA, per pochissimo tempo, ho lavorato in un azienda, dove i grandi capi discutevano di come facebook potesse essere uno strumento importante per la ditta, altri invece parlavano di vietarlo in nome delle supreme ragioni della sicurezza. Io li ascoltavo in silenzio mentre svolgevo il mio lavoro, ed era impossibile non sentirli, in quanto urlavano. A quel tempo non conoscevo nemmeno cosa fosse facebook, ma mi meravigliavo di come questa parola era continuamente ripetuta sul posto di lavoro e fosse fonte di accesi dibattiti, e lo fosse anche tra i miei vari conoscenti. Ogni giorno diversi miei amici continuavano a parlarmene, dicendo quanto fosse divertente ed utile per un sacco di motivi. dopo mesi e mesi di ‘dai, iscriviti anche tu’, spinta dalla curiosità, ho ceduto.
L’importante è essere consapevoli che Facebook, ed in generale i Social Network sono strumenti, e come tali solo l’uso intelligente delle persone ne decreta l’utilità o meno.
In particolare per quanto riguarda Facebook bisognerebbe fare ricorso al buon senso. Se uno ci passa le ore è chiaro che il divieto è d’obbligo!
Nonostantante io sia iscritta,su certe cose rimango ostile alla rete e alle sue offerte, e continuo a soffrire di “diffidenza” da facebook, ma l’importante è dare una giusta impostazione. Io ho fatto in modo di rimanere bene attenta a cosa scrivo, e da chi accetto le richieste di amici. Continuo a spaventarmi per il fatto che molte persone si costruiscano una sorta di doppia identità mascherando il loro vero essere e preferiscano concentrarsi sui contatti facebook, invece di coltivare rapporti umani con amici…in carne ed ossa. Inoltre condivido al 100% il pensiero di Francesca, quando dice che facebook costituisce una grande distrazione dal lavoro e dallo studio, ma il piu’ delle volte questa è una banale scusa da coloro che non hanno voglia di imparare, anche senza facebook, chi non ha voglia di impegnarsi troverebbe qualsiasi cosa da fare pur di non lavorare!!!
Concordo anche con l’opinione di Mauro, anche senza facebook, al giorno d’oggi, la nostra privacy sembra non essere mai al sicuro.
Quindi, in questa mia riflessione sul tema , concludo dicendo che nonstante qualche risvolto positivo che offre facebook,credo che si tratta di un mezzo dove il rischio nel campo della protezione dei dati personali è molto alto. La privacy è un diritto fondamentale da salvaguardare. Il diritto alla riservatezza delle informazioni personali è importante, quindi bisogna stare sempre molto attenti.

Carolina Pepe

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Di: Mauro Ciresa http://aspti.ch/blogs/ictblog/2009/06/29/facebook-come-paradigma-dei-pericoli-insiti-nelle-reti-sociali/comment-page-1/#comment-266 Mauro Ciresa Tue, 15 Dec 2009 22:16:25 +0000 http://aspti.ch/blogs/ictblog/?p=393#comment-266 Cari compagni, dopo aver attentamente letto tutti i vostri rispettivi commenti a riguardo del tema Facebook mi viene spontaneo iniziare il mio intervento sottoponendovi il seguente quesito; “Ma secondo voi qual’è il vero scopo di Facebook…?”. A molti di voi la risposta a tale domanda potrebbe sembrare fin troppo banale visto che immagino mi rispondereste con affermazioni quali “mantenere i contatti con gli amici sparsi in giro per il mondo, andare a vedere le foto e i filmati da essi pubblicati aggiungendo di tanto in tanto anche qualche commento, fare gli auguri di compleanno, etc.”. Ebbene, nonostante di primo acchito vi potrà sembrare alquanto riduttivo, credo che nella semplicità di questa risposta giaccia il vero scopo dell’impiego di Facebook; la comunicazione con individui della nostra stessa cerchia sociale. Giunto a questa prima e brevissima considerazione, vorrei precisare quanto segue onde evitare di essere frainteso o essere considerato semplicemente troppo superficiale: essere “truffati” al giorno d’oggi è purtroppo diventata una triste realtà e l’inserimento dei nostri dati personali in rete via Facebook non può che aumentarne i rischi. L’episodio riportato da Francesca sulla vicissitudine universitaria fra l’assistente e l’allieva ne evidenzia molto bene gli effetti. Vorrei però anche sottolineare il contrario; non essere iscritti in un social network quale Facebook non ci rende certo maggiormente immuni dalla truffa o comunque sia dal “preservare la nostra privacy”, specie in una società come la nostra in cui le possibili operazioni effettuabili su web nelle quali esponiamo i nostri dati personali (basti pensare al semplice pagamento tramite carta di credito) non fanno che accrescere giorno dopo giorno. Credo pertanto che la potenziale pericolosità, o “paranoia” come sarebbe più appropriato chiamarla per alcuni, riguardo all’immettere i propri dati personali in un social network non sia certo il principale motivo per il quale non poter dormire sonni tranquilli la notte. Logica vuole che mi distacchi, o che comunque sia non veda con occhio altrettanto preoccupato, quanto espresso nell’incipit di questo blog a proposito dei “metadati”. Giunto a questo punto della mia riflessione non occorre certo esplicitare che anch’io sono iscritto a Facebook da ormai ben più di un anno. Permettetemi invece un’ultimissima considerazione che si riallaccia alla domanda da me stesso posta in apertura: dal momento che alcuni di voi hanno espresso delle perplessità riguardo alla contrapposizione fra “incontro virtuale” ed “incontro reale”, palesando come oggigiorno la prima modalità sembri prendere il sopravvento sulla seconda, mi domando se lo scopo ultimo di Facebook sia effettivamente quello di “conoscere nuove persone”. Personalmente sono di tutt’altro avviso; non solo sappiamo che un’identità creata su web può benissimo essere fasulla o comunque sia non completamente corrispondente alla vera natura di una persona, ma credo anche che il nostro impiego di Facebook non debba essere principalmente mirato al “fare” nuove amicizie, bensì al “gestire in una maniera semplicemente diversa” quelle che già coltiviamo nella vita di tutti i giorni. Mauro Cari compagni,

dopo aver attentamente letto tutti i vostri rispettivi commenti a riguardo del tema Facebook mi viene spontaneo iniziare il mio intervento sottoponendovi il seguente quesito; “Ma secondo voi qual’è il vero scopo di Facebook…?”. A molti di voi la risposta a tale domanda potrebbe sembrare fin troppo banale visto che immagino mi rispondereste con affermazioni quali “mantenere i contatti con gli amici sparsi in giro per il mondo, andare a vedere le foto e i filmati da essi pubblicati aggiungendo di tanto in tanto anche qualche commento, fare gli auguri di compleanno, etc.”. Ebbene, nonostante di primo acchito vi potrà sembrare alquanto riduttivo, credo che nella semplicità di questa risposta giaccia il vero scopo dell’impiego di Facebook; la comunicazione con individui della nostra stessa cerchia sociale.
Giunto a questa prima e brevissima considerazione, vorrei precisare quanto segue onde evitare di essere frainteso o essere considerato semplicemente troppo superficiale: essere “truffati” al giorno d’oggi è purtroppo diventata una triste realtà e l’inserimento dei nostri dati personali in rete via Facebook non può che aumentarne i rischi. L’episodio riportato da Francesca sulla vicissitudine universitaria fra l’assistente e l’allieva ne evidenzia molto bene gli effetti. Vorrei però anche sottolineare il contrario; non essere iscritti in un social network quale Facebook non ci rende certo maggiormente immuni dalla truffa o comunque sia dal “preservare la nostra privacy”, specie in una società come la nostra in cui le possibili operazioni effettuabili su web nelle quali esponiamo i nostri dati personali (basti pensare al semplice pagamento tramite carta di credito) non fanno che accrescere giorno dopo giorno. Credo pertanto che la potenziale pericolosità, o “paranoia” come sarebbe più appropriato chiamarla per alcuni, riguardo all’immettere i propri dati personali in un social network non sia certo il principale motivo per il quale non poter dormire sonni tranquilli la notte. Logica vuole che mi distacchi, o che comunque sia non veda con occhio altrettanto preoccupato, quanto espresso nell’incipit di questo blog a proposito dei “metadati”.
Giunto a questo punto della mia riflessione non occorre certo esplicitare che anch’io sono iscritto a Facebook da ormai ben più di un anno. Permettetemi invece un’ultimissima considerazione che si riallaccia alla domanda da me stesso posta in apertura: dal momento che alcuni di voi hanno espresso delle perplessità riguardo alla contrapposizione fra “incontro virtuale” ed “incontro reale”, palesando come oggigiorno la prima modalità sembri prendere il sopravvento sulla seconda, mi domando se lo scopo ultimo di Facebook sia effettivamente quello di “conoscere nuove persone”.
Personalmente sono di tutt’altro avviso; non solo sappiamo che un’identità creata su web può benissimo essere fasulla o comunque sia non completamente corrispondente alla vera natura di una persona, ma credo anche che il nostro impiego di Facebook non debba essere principalmente mirato al “fare” nuove amicizie, bensì al “gestire in una maniera semplicemente diversa” quelle che già coltiviamo nella vita di tutti i giorni.

Mauro

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Di: Francesca Vitali http://aspti.ch/blogs/ictblog/2009/06/29/facebook-come-paradigma-dei-pericoli-insiti-nelle-reti-sociali/comment-page-1/#comment-263 Francesca Vitali Tue, 15 Dec 2009 17:02:21 +0000 http://aspti.ch/blogs/ictblog/?p=393#comment-263 Ho letto con interesse i vostri commenti e non posso che essere in accordo con tutte le vostre opinioni. Il mio intervento vuole però sottolineare un aspetto in particolare. A mio avviso non si è insistito in modo adeguato riguardo alla necessità di consapevolezza da parte dell’utente delle proprie azioni, in particolare di quanto si scrive. È necessaria però una piccola premessa. Ebbene sì, anche io sono iscritta a Facebook, anche se non posso certo dire di essere dipendente da questo social network. Inizialmente mi sono iscritta per un motivo futile (un mio amico che abita lontano mi aveva invitata perché voleva mostrarmi le foto della sua vacanza), spinta forse anche dalla curiosità che crea qualcosa di nuovo e di non ben definito. Beh, ho convinto qualche amico ad iscriversi e mi sono subito resa conto che Facebook è un potentissimo mezzo per creare dipendenza ed è una grande fonte di perdita di tempo per le persone che non hanno “voglia di fare”. Il problema sta anche qui, nello scopo per il quale viene utilizzato. Se una persona non ha voglia di lavorare e ha accesso a Facebook, quasi sicuramente finirà per collegarsi e fare qualche test idiota (a quale imperatore assomigli di più?; A quanti anni ti sposerai? Qual è il nome della tua anima gemella? per citarne alcuni), tanto per far passare il tempo. Ma siamo proprio sicuri che senza Facebook adempierebbero al loro dovere? Ci sarebbe il gioco del solitario nel computer, la chiacchierata con il collega, ecc. Parlo per esperienza personale (e immagino che nessuno possa smentirmi) quando dico che a volte si fa qualsiasi cosa pur di non lavorare/studiare. Ma torniamo alla consapevolezza di quanto si scrive su Facebook. Questo social network sembrerebbe studiato nei minimi dettagli: si scelgono gli amici e una volta creati i filtri sulla privacy si crede (io lo credevo) di poter aggiornare i propri stati in tutta tranquillità, senza essere letti da persone che non siano nella lista degli amici. E qui mi sbagliavo. Io parto dal presupposto che bisognerebbe accettare le amicizie di persone che realmente si conoscono (penso sia questo il primissimo scopo di Facebook: tenere in contatto amici nonostante grandi distanze), e quel che ho osservato in un’occasione mi ha fatto riflettere parecchio. Ho infatti capito che quel che si scrive /pubblica viene potenzialmente letto da persone che non hanno nulla a che vedere con il titolare dell’account (o che comunque non sono presenti nella sua lista degli amici) e potrebbe nuocere. L’episodio a cui sono stata testimone ha del grottesco, eppure è successo. Senza fare troppi nomi, mi è capitato di essere a conoscenza di una situazione nella vita “reale” all’università che riguardava un’assistente e un’allieva (l’allieva aveva chiesto di spostare un esame a causa di una supplenza) e di venire poi a conoscenza delle reali motivazioni attraverso questa mia amica assistente, la quale aveva avuto modo di appurare come stavano realmente le cose causalmente attraverso Facebook (il motivo dello spostamento dell’esame era in realtà una festa). Allora, se non ci fosse stato Facebook e la voglia di “farsi pubblicità” sulla riuscita dell’inganno nei confronti dell’assistente, le cose sarebbero passate inosservate. Il problema di questa allieva è stato uno solo: entrambi gli attori in gioco avevano un’amica in comune che ha veicolato il messaggio dell’allieva ai suoi amici direttamente al “nemico”, attraverso un meccanismo quasi perverso: il semplice commento alla bravata dell’amica in comune ha permesso la visualizzazione del messaggio all’assistente. L’unica cosa che resta da dire è la solita frase: “Le bugie hanno le gambe corte”, ma con Facebook sono quasi inesistenti. :) Ho letto con interesse i vostri commenti e non posso che essere in accordo con tutte le vostre opinioni. Il mio intervento vuole però sottolineare un aspetto in particolare. A mio avviso non si è insistito in modo adeguato riguardo alla necessità di consapevolezza da parte dell’utente delle proprie azioni, in particolare di quanto si scrive.

È necessaria però una piccola premessa. Ebbene sì, anche io sono iscritta a Facebook, anche se non posso certo dire di essere dipendente da questo social network. Inizialmente mi sono iscritta per un motivo futile (un mio amico che abita lontano mi aveva invitata perché voleva mostrarmi le foto della sua vacanza), spinta forse anche dalla curiosità che crea qualcosa di nuovo e di non ben definito. Beh, ho convinto qualche amico ad iscriversi e mi sono subito resa conto che Facebook è un potentissimo mezzo per creare dipendenza ed è una grande fonte di perdita di tempo per le persone che non hanno “voglia di fare”. Il problema sta anche qui, nello scopo per il quale viene utilizzato. Se una persona non ha voglia di lavorare e ha accesso a Facebook, quasi sicuramente finirà per collegarsi e fare qualche test idiota (a quale imperatore assomigli di più?; A quanti anni ti sposerai? Qual è il nome della tua anima gemella? per citarne alcuni), tanto per far passare il tempo. Ma siamo proprio sicuri che senza Facebook adempierebbero al loro dovere? Ci sarebbe il gioco del solitario nel computer, la chiacchierata con il collega, ecc. Parlo per esperienza personale (e immagino che nessuno possa smentirmi) quando dico che a volte si fa qualsiasi cosa pur di non lavorare/studiare.

Ma torniamo alla consapevolezza di quanto si scrive su Facebook. Questo social network sembrerebbe studiato nei minimi dettagli: si scelgono gli amici e una volta creati i filtri sulla privacy si crede (io lo credevo) di poter aggiornare i propri stati in tutta tranquillità, senza essere letti da persone che non siano nella lista degli amici. E qui mi sbagliavo. Io parto dal presupposto che bisognerebbe accettare le amicizie di persone che realmente si conoscono (penso sia questo il primissimo scopo di Facebook: tenere in contatto amici nonostante grandi distanze), e quel che ho osservato in un’occasione mi ha fatto riflettere parecchio. Ho infatti capito che quel che si scrive /pubblica viene potenzialmente letto da persone che non hanno nulla a che vedere con il titolare dell’account (o che comunque non sono presenti nella sua lista degli amici) e potrebbe nuocere.
L’episodio a cui sono stata testimone ha del grottesco, eppure è successo. Senza fare troppi nomi, mi è capitato di essere a conoscenza di una situazione nella vita “reale” all’università che riguardava un’assistente e un’allieva (l’allieva aveva chiesto di spostare un esame a causa di una supplenza) e di venire poi a conoscenza delle reali motivazioni attraverso questa mia amica assistente, la quale aveva avuto modo di appurare come stavano realmente le cose causalmente attraverso Facebook (il motivo dello spostamento dell’esame era in realtà una festa). Allora, se non ci fosse stato Facebook e la voglia di “farsi pubblicità” sulla riuscita dell’inganno nei confronti dell’assistente, le cose sarebbero passate inosservate. Il problema di questa allieva è stato uno solo: entrambi gli attori in gioco avevano un’amica in comune che ha veicolato il messaggio dell’allieva ai suoi amici direttamente al “nemico”, attraverso un meccanismo quasi perverso: il semplice commento alla bravata dell’amica in comune ha permesso la visualizzazione del messaggio all’assistente. L’unica cosa che resta da dire è la solita frase: “Le bugie hanno le gambe corte”, ma con Facebook sono quasi inesistenti. :)

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Di: Jennifer Gamba http://aspti.ch/blogs/ictblog/2009/06/29/facebook-come-paradigma-dei-pericoli-insiti-nelle-reti-sociali/comment-page-1/#comment-251 Jennifer Gamba Sat, 12 Dec 2009 22:49:05 +0000 http://aspti.ch/blogs/ictblog/?p=393#comment-251 Personalmente ritengo che i principali problemi dei social network e in questo caso di Facebook, non siano assolutamente di carattere sociale, come sembra affermare Sacha, bensì siano molto più gravi: spamming, furto d’identità e soprattutto questioni di privacy. Ma facciamo un passo indietro. Ultimamente i social network stanno conoscendo un vero e proprio boom di popolarità, ma non solo tra gli adolescenti, come si potrebbe pensare. Effettivamente, in origine, lo scopo di Facebook era quello di mantenere i contatti tra studenti di università e di licei di tutto il globo, ma in un lasso di tempo non troppo lungo si è trasformato in una rete sociale che comprende tutti gli utenti di Internet in modo trasversale. Bisogna sapere che nessun sistema informatico garantisce la protezione assoluta dei dati personali e il rischio si moltiplica esponenzialmente se l’utente è completamente sprovveduto e disinformato su questi siti tanto in voga. Di tutto questo ne è ben consapevole il giovane ragazzo prodigio, fondatore del popolare social network Mark Zuckerberg. Infatti, in una lettera aperta agli utenti, il venticinquenne annuncia imminenti cambiamenti proprio relative alla privacy. Come scrive Zuckerberg nella lettera: “Con la crescita della base di utenti di Facebook, alcune reti geografiche contano oggi milioni di membri. Con reti così vaste, siamo giunti alla conclusione che il modello attuale non sia più il modo migliore per consentire agli utenti di controllare la propria privacy. Considerato che quasi il 50% di tutti gli utenti di Facebook è membro di reti geografiche, questo è per noi un argomento di estrema importanza. Un sistema migliore consentirebbe quindi a oltre 100 milioni di persone di avere un maggiore controllo sulle proprie informazioni. Il nostro piano prevede l’eliminazione delle reti geografiche e la creazione di un modello semplificato per il controllo della privacy, dove ciascuno può decidere a chi rendere disponibili i contenuti: esclusivamente agli amici, agli amici degli amici, o a tutti gli utenti.” Senza contare che sul fronte dello spamming (ossia l'invio di grandi quantità di messaggi indesiderati, generalmente commerciali), Facebook ha ricevuto una multa senza precedenti, pari a 873 milioni di dollari, poiché una società entrando in possesso degli account di numerosi iscritti e sfruttando proficuamente le rispettive amicizie è riuscita ad ottenere risultati molto più efficaci, rispetto alla più classiche email spedite alla cieca. Questo per capire come sia facile perdere il controllo quando si ha a che fare con certi strumenti, se così vogliamo chiamarli. Ma veniamo a casi molto più vicino a noi: quando mi venne rubato il passaporto durante una vacanza in Spagna dovetti denunciare il furto alla polizia e se devo essere sincera il fatto che la mia identità vaghi per il mondo in modo incontrollato non mi fa stare tranquilla. Cosa c’è di diverso in un furto d’identità sul web? Niente, benché il rischio sia molto alto la stramaggioranza degli utenti probabilmente neanche pensa a possibili risvolti negativi. Ancora: nel dicembre 2003 in Ticino avvenne uno degli assassini più cruenti della storia ticinese e questo fu il palese frutto di una mancata tutela dei dati, non da parte di Facebook o di altri social network, ma addirittura da parte delle autorità. È vero che in quegli anni in Ticino non erano ancora in voga queste reti, ma se già allora il problema della privacy era gravoso, con siti come Facebook non si è fatto altro che agevolare questa intrusione nella vita di chi vi è iscritto. Passiamo ora a casi meno clamorosi, ma altrettanto preoccupanti dal punto di vista della privacy: fino a che punto quello che pubblichiamo sui social network può essere tutelato dalla privacy? Personalmente non ho conoscenze giuridiche in tal senso, ma so che si sta dilagando una preoccupante tendenza da parte di datori di lavoro e di uffici del personale di ricercare i profili-utente di ipotetici candidati o dipendenti e di analizzarli. Insomma, una sorta di arricchimento del curriculum del lavoratore, cercando informazioni nei loro profili in rete o leggendo quello che riportano nei loro “stati” (a tal proposito è significativo l’articolo apparso sul sito www.corriere.it il 21 maggio 2009¸ riguardante il caso di Sara Amlesù, licenziata per aver criticato la ditta per cui lavorava su Facebook). È vero che uno che scrive notizie troppo personali o pensieri scomodi possa venire etichettato come “poco furbo”, ma è più frequente di quanto si pensi. Basti vedere una qualsiasi home di un social network. Pertanto non ci si può stupire se i ragazzini utilizzino questi strumenti mediatici in maniera sconsiderata, se neppure gli adulti hanno ancora compreso il loro reale rischio. Si può cercare di sensibilizzare gli utenti e migliorare i sistemi di tutela della privacy, ma in ogni caso la migliore tutela possibile rimarrà sempre la prevenzione da parte dell’utente. Jennifer Gamba Alcuni siti: http://www.soloparolesparse.com/2009/12/lettera-aperta-dal-fondatore-di-facebook-mark-zuckerberg/ http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1614258 http://www4.ti.ch/can/ragazzi-e-internet/guida/concetti-base/social-network/ http://www.adiconsum.it/index.php?pagina=documento&iddoc=404 http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_maggio_21/licenziata_facebook_critiche_azienda-1501380122088.shtml Personalmente ritengo che i principali problemi dei social network e in questo caso di Facebook, non siano assolutamente di carattere sociale, come sembra affermare Sacha, bensì siano molto più gravi: spamming, furto d’identità e soprattutto questioni di privacy.

Ma facciamo un passo indietro. Ultimamente i social network stanno conoscendo un vero e proprio boom di popolarità, ma non solo tra gli adolescenti, come si potrebbe pensare. Effettivamente, in origine, lo scopo di Facebook era quello di mantenere i contatti tra studenti di università e di licei di tutto il globo, ma in un lasso di tempo non troppo lungo si è trasformato in una rete sociale che comprende tutti gli utenti di Internet in modo trasversale.
Bisogna sapere che nessun sistema informatico garantisce la protezione assoluta dei dati personali e il rischio si moltiplica esponenzialmente se l’utente è completamente sprovveduto e disinformato su questi siti tanto in voga.

Di tutto questo ne è ben consapevole il giovane ragazzo prodigio, fondatore del popolare social network Mark Zuckerberg. Infatti, in una lettera aperta agli utenti, il venticinquenne annuncia imminenti cambiamenti proprio relative alla privacy. Come scrive Zuckerberg nella lettera: “Con la crescita della base di utenti di Facebook, alcune reti geografiche contano oggi milioni di membri. Con reti così vaste, siamo giunti alla conclusione che il modello attuale non sia più il modo migliore per consentire agli utenti di controllare la propria privacy. Considerato che quasi il 50% di tutti gli utenti di Facebook è membro di reti geografiche, questo è per noi un argomento di estrema importanza. Un sistema migliore consentirebbe quindi a oltre 100 milioni di persone di avere un maggiore controllo sulle proprie informazioni. Il nostro piano prevede l’eliminazione delle reti geografiche e la creazione di un modello semplificato per il controllo della privacy, dove ciascuno può decidere a chi rendere disponibili i contenuti: esclusivamente agli amici, agli amici degli amici, o a tutti gli utenti.”

Senza contare che sul fronte dello spamming (ossia l’invio di grandi quantità di messaggi indesiderati, generalmente commerciali), Facebook ha ricevuto una multa senza precedenti, pari a 873 milioni di dollari, poiché una società entrando in possesso degli account di numerosi iscritti e sfruttando proficuamente le rispettive amicizie è riuscita ad ottenere risultati molto più efficaci, rispetto alla più classiche email spedite alla cieca. Questo per capire come sia facile perdere il controllo quando si ha a che fare con certi strumenti, se così vogliamo chiamarli.

Ma veniamo a casi molto più vicino a noi: quando mi venne rubato il passaporto durante una vacanza in Spagna dovetti denunciare il furto alla polizia e se devo essere sincera il fatto che la mia identità vaghi per il mondo in modo incontrollato non mi fa stare tranquilla. Cosa c’è di diverso in un furto d’identità sul web? Niente, benché il rischio sia molto alto la stramaggioranza degli utenti probabilmente neanche pensa a possibili risvolti negativi.

Ancora: nel dicembre 2003 in Ticino avvenne uno degli assassini più cruenti della storia ticinese e questo fu il palese frutto di una mancata tutela dei dati, non da parte di Facebook o di altri social network, ma addirittura da parte delle autorità. È vero che in quegli anni in Ticino non erano ancora in voga queste reti, ma se già allora il problema della privacy era gravoso, con siti come Facebook non si è fatto altro che agevolare questa intrusione nella vita di chi vi è iscritto.

Passiamo ora a casi meno clamorosi, ma altrettanto preoccupanti dal punto di vista della privacy: fino a che punto quello che pubblichiamo sui social network può essere tutelato dalla privacy? Personalmente non ho conoscenze giuridiche in tal senso, ma so che si sta dilagando una preoccupante tendenza da parte di datori di lavoro e di uffici del personale di ricercare i profili-utente di ipotetici candidati o dipendenti e di analizzarli. Insomma, una sorta di arricchimento del curriculum del lavoratore, cercando informazioni nei loro profili in rete o leggendo quello che riportano nei loro “stati” (a tal proposito è significativo l’articolo apparso sul sito http://www.corriere.it il 21 maggio 2009¸ riguardante il caso di Sara Amlesù, licenziata per aver criticato la ditta per cui lavorava su Facebook). È vero che uno che scrive notizie troppo personali o pensieri scomodi possa venire etichettato come “poco furbo”, ma è più frequente di quanto si pensi. Basti vedere una qualsiasi home di un social network.

Pertanto non ci si può stupire se i ragazzini utilizzino questi strumenti mediatici in maniera sconsiderata, se neppure gli adulti hanno ancora compreso il loro reale rischio. Si può cercare di sensibilizzare gli utenti e migliorare i sistemi di tutela della privacy, ma in ogni caso la migliore tutela possibile rimarrà sempre la prevenzione da parte dell’utente.
Jennifer Gamba

Alcuni siti:

http://www.soloparolesparse.com/2009/12/lettera-aperta-dal-fondatore-di-facebook-mark-zuckerberg/

http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1614258

http://www4.ti.ch/can/ragazzi-e-internet/guida/concetti-base/social-network/

http://www.adiconsum.it/index.php?pagina=documento&iddoc=404

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_maggio_21/licenziata_facebook_critiche_azienda-1501380122088.shtml

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Di: Pascal Tolomeo http://aspti.ch/blogs/ictblog/2009/06/29/facebook-come-paradigma-dei-pericoli-insiti-nelle-reti-sociali/comment-page-1/#comment-244 Pascal Tolomeo Sun, 06 Dec 2009 16:42:04 +0000 http://aspti.ch/blogs/ictblog/?p=393#comment-244 Caro Sacha, capisco in parte la tua opinione nei confronti dell’utilizzo di facebook. È vero che esiste il rischio che questo servizio web 2.0 possa sostituire le forme di relazione reale in forme virtuali. Forse questo è dovuto anche dal fatto che per certe persone sia più facile instaurare una relazione virtuale che faccia a faccia? Quello che è sicuro, è che una tale relazione non sarà mai ricca quanto un vero contatto. Inoltre, trovo anch’io che tanta gente utilizzi facebook per rendere pubblici diversi dati personali, nella maggior parte dei casi inutili, per farsi la propria “pubblicità” come dici tu. Anch’io, la prima volta che ho sentito parlare di facebook, ero contrario nell’inscrivermi, dicendo che non avevo bisogno di un computer per conoscere degli “amici”. Poi, la curiosità ha avuto l’avvento e mi sono iscritto. Dopo qualche mese di utilizzo, trovo che facebook abbia per esempio una capacità interessante nello scambio di informazioni tra persone molto lontane e con le quali non è possibile incontrarsi regolarmente. Resto comunque sempre convinto che è compito degli utilizzatori di usare facebook in una maniera intelligente e ragionevole. D’altronde, come futuri docenti, mi sembra che un nostro compito educativo sia di sensibilizzare gli allievi (nativi digitali) al corretto uso di servizi web 2.0 come facebook, mettendo in luce i rischi e i pericoli (non pochi) nel trattamento di dati personali, ma anche le sue possibilità e potenzialità di scambio. Concludendo, vi invito a visitare il link seguente (in francese) http://facebook-danger.com/ nel quale troverete diverse informazioni sui pericoli di facebook, ma anche delle interessanti informazioni e filmati su Mark Zuckerberg, il giovane venticinquenne fondatore di facebook, oramai miliardario! Sa vedum! Caro Sacha, capisco in parte la tua opinione nei confronti dell’utilizzo di facebook.
È vero che esiste il rischio che questo servizio web 2.0 possa sostituire le forme di relazione reale in forme virtuali. Forse questo è dovuto anche dal fatto che per certe persone sia più facile instaurare una relazione virtuale che faccia a faccia? Quello che è sicuro, è che una tale relazione non sarà mai ricca quanto un vero contatto. Inoltre, trovo anch’io che tanta gente utilizzi facebook per rendere pubblici diversi dati personali, nella maggior parte dei casi inutili, per farsi la propria “pubblicità” come dici tu.
Anch’io, la prima volta che ho sentito parlare di facebook, ero contrario nell’inscrivermi, dicendo che non avevo bisogno di un computer per conoscere degli “amici”. Poi, la curiosità ha avuto l’avvento e mi sono iscritto. Dopo qualche mese di utilizzo, trovo che facebook abbia per esempio una capacità interessante nello scambio di informazioni tra persone molto lontane e con le quali non è possibile incontrarsi regolarmente. Resto comunque sempre convinto che è compito degli utilizzatori di usare facebook in una maniera intelligente e ragionevole.
D’altronde, come futuri docenti, mi sembra che un nostro compito educativo sia di sensibilizzare gli allievi (nativi digitali) al corretto uso di servizi web 2.0 come facebook, mettendo in luce i rischi e i pericoli (non pochi) nel trattamento di dati personali, ma anche le sue possibilità e potenzialità di scambio.
Concludendo, vi invito a visitare il link seguente (in francese) http://facebook-danger.com/ nel quale troverete diverse informazioni sui pericoli di facebook, ma anche delle interessanti informazioni e filmati su Mark Zuckerberg, il giovane venticinquenne fondatore di facebook, oramai miliardario!

Sa vedum!

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Di: Sacha Bernasconi http://aspti.ch/blogs/ictblog/2009/06/29/facebook-come-paradigma-dei-pericoli-insiti-nelle-reti-sociali/comment-page-1/#comment-156 Sacha Bernasconi Wed, 15 Jul 2009 09:42:38 +0000 http://aspti.ch/blogs/ictblog/?p=393#comment-156 Personalmente sono sempre stato contrario ad un'iscrizione su facebook. Il motivo? Semplicemente per il fatto che la stragrande maggioranza delle persone lo utilizza per farsi una sorta di "pubblicità" a scopo personale. Viviamo in un'epoca dove purtroppo quello che conta è l'apparenza e non la vera essenza di una persona, infatti basta sfogliare le riviste o i periodici di gossip per rendersi conto di tutto ciò. Ora, chi non vorrebbe venir ritratto sulla copertina del prossimo numero di Vogue o di Cosmopolitan? Questo per i "comuni mortali" non è purtroppo possibile, quindi una piattaforma come facebook offre la possibilità di farsi un'immagine in una "vetrina" di livello mondiale. Nuove amicizie? Si! Certo! Però, riflettendoci bene, in questo nuovo millennio abbiamo veramente bisogno di utilizzare facebook per conoscere nuove persone, intersecare rapporti e fare nuove amicizie? Sicuramente è un metodo piuttosto comodo, visto che tramite la scrittura (beninteso usata abilmente) possiamo permetterci di nascondere magari determinati aspetti della nostra personalità che di fronte ad un incontro "live" verrebbero subito smascherati. La mia paura è che nell'epoca in cui viviamo, stiamo sempre più andando incontro a problemi di comunicazione verbali e non (attenzione: ciò non vale per tutti fortunatamente), infatti probabilmente non siamo più in grado di "gustarci" un discorso fatto con un timbro di voce adatto al caso, con sguardi e gestualià che sono a tutti gli effetti dei potenti mezzi comunicativi (non dimentichiamoci che in certe università, usi di lugano in primis, si tengono dei corsi di sociologia della comunicazione). Per concludere ritengo che esista realmente un pericolo del "trattamento" dei dati personali su facebook, infatti è risaputo che tutto ciò che mettiamo su questo servizio web 2.0 è di proprietà di chi lo gestisce, ossia: commenti, foto, video, iscrizioni a gruppi, applicazioni eseguite. Ma dobbiamo proprio rendere cosi pubblica la nostra vita? Oppure possiamo "aprirci" a nuove conoscenze e a nuove amicizie con la tradizionale maniera che madre natura ci ha donato? Il timore è che le forme di vita virtuale possano sostituire quelle reali, e forse dobbiamo educare le future generazioni a non perdere di vista il naturale senso della comunicazione..... Ai posteri..... Personalmente sono sempre stato contrario ad un’iscrizione su facebook. Il motivo? Semplicemente per il fatto che la stragrande maggioranza delle persone lo utilizza per farsi una sorta di “pubblicità” a scopo personale. Viviamo in un’epoca dove purtroppo quello che conta è l’apparenza e non la vera essenza di una persona, infatti basta sfogliare le riviste o i periodici di gossip per rendersi conto di tutto ciò. Ora, chi non vorrebbe venir ritratto sulla copertina del prossimo numero di Vogue o di Cosmopolitan? Questo per i “comuni mortali” non è purtroppo possibile, quindi una piattaforma come facebook offre la possibilità di farsi un’immagine in una “vetrina” di livello mondiale. Nuove amicizie? Si! Certo! Però, riflettendoci bene, in questo nuovo millennio abbiamo veramente bisogno di utilizzare facebook per conoscere nuove persone, intersecare rapporti e fare nuove amicizie? Sicuramente è un metodo piuttosto comodo, visto che tramite la scrittura (beninteso usata abilmente) possiamo permetterci di nascondere magari determinati aspetti della nostra personalità che di fronte ad un incontro “live” verrebbero subito smascherati. La mia paura è che nell’epoca in cui viviamo, stiamo sempre più andando incontro a problemi di comunicazione verbali e non (attenzione: ciò non vale per tutti fortunatamente), infatti probabilmente non siamo più in grado di “gustarci” un discorso fatto con un timbro di voce adatto al caso, con sguardi e gestualià che sono a tutti gli effetti dei potenti mezzi comunicativi (non dimentichiamoci che in certe università, usi di lugano in primis, si tengono dei corsi di sociologia della comunicazione). Per concludere ritengo che esista realmente un pericolo del “trattamento” dei dati personali su facebook, infatti è risaputo che tutto ciò che mettiamo su questo servizio web 2.0 è di proprietà di chi lo gestisce, ossia: commenti, foto, video, iscrizioni a gruppi, applicazioni eseguite. Ma dobbiamo proprio rendere cosi pubblica la nostra vita? Oppure possiamo “aprirci” a nuove conoscenze e a nuove amicizie con la tradizionale maniera che madre natura ci ha donato? Il timore è che le forme di vita virtuale possano sostituire quelle reali, e forse dobbiamo educare le future generazioni a non perdere di vista il naturale senso della comunicazione….. Ai posteri…..

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