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Modelli
Dare una definizione esaustiva del concetto di modello è
molto difficile in quanto a questo termine vengono attribuiti significati
diversi tra di loro.
Nell’ambito delle scienze questo concetto presenta pure valenze
o sfaccettature molto differenti. Tra queste ci vogliamo soffermare brevemente
sull’uso di immagini o di schemi e sulla teorizzazione non figurativa.
Immagini o schemi
In questo caso un modello può essere un oggetto concreto come una
“maquette”
(modello tridimensionale in scala ridotta), uno schema semplificante (sotto
forma di immagine concreta o di messa in relazione di elementi diversi
non figurativi) oppure una metafora, un’analogia.
Per quel che concerne lo statuto del modello analogico ricordiamo che
in ambito pedagogico o nella divulgazione scientifica esso viene spesso
utilizzato come modello “a posteriori” ed assume in questo
caso una funzione di comunicazione.
Ad esempio in biologia la spiegazione della digestione come un’officina
meccanica costituita da diversi elementi meccanici collegati tra di loro
risponde all’esigenza di rappresentare più concretamente
le diverse fasi del processo digestivo in modo da evitare le insidie e
le difficoltà interpretative di un modello esclusivamente astratto.
L’uso di questi modelli comporta il pericolo di assumerlo come modello
reale che spiega totalmente il processo studiato.
Il modello considerato come schema semplificante risulta pure un modello
“a posteriori”. Partendo da una conoscenza più articolata
esso deve rinunciare ai dettagli poco significativi per poter risultare
efficace a livello di comprensione o di utilizzazione. In questo caso
occorre operare una scelta degli elementi significativi per costruire
con coerenza questo modello.
In questo contesto si pone quindi il problema del rapporto tra modello
e realtà.
Teoria, leggi, modello e realtà
La distinzione tra modello e teoria e modello e legge non è sempre
netta anche se
il modello sembra indicare una marcata volontà di stabilire una
distanza tra discorso scientifico (teoria, leggi) e realtà.
La teoria può essere vista come un insieme di leggi di natura esplicativa
e previsionale concepite spesso come la traduzione sul piano intellettuale
dei fenomeni della natura. Il modello si rivela invece più apertamente
come un artefatto, come un’interpretazione plausibile della realtà
senza pretendere di esserne la traduzione fedele.
Per meglio illustrare quanto detto ci si può riferire a un testo
di Einstein e Infeld che paragona il “sapiente” di fronte
al mondo ad un uomo che cerca di capire il meccanismo funzionale di un
orologio chiuso:
“ Egli vede il quadrante e le lancette in movimento, aspetta
il tic-tac, ma non ha nessuna possibilità di aprire l’orologio.
Se è ingegnoso, potrà crearsi alcune immagini del meccanismo,
(…) ma non sarà mai sicuro che la sua immagine sia l’unica
in grado di spiegare le sue osservazioni”.
Così, se si vogliono applicare queste riflessioni al concetto di
modello, quest’ultimo si caratterizza come modello contingente,
parziale, come uno tra altri possibili.
In questo caso il modello assume
una funzione predittiva, di simulazione.
Si tratta di dare una spiegazione logica ad un dato fenomeno partendo
dagli effetti conosciuti.
Il modello possiede quindi una funzione particolare in relazione alla
conoscenza; è una costruzione che permette di mettere in gioco un insieme di
variabili non direttamente accessibili all’esperienza per ragioni
diverse.
Esso è costruito in funzione di una certa idea che ci si è
fatti del reale che si vuole studiare, idea maturata attraverso osservazioni,
conoscenze antecedenti, formulazione dei problemi…. Esso costituisce
pertanto un oggetto di sostituzione che permette di lavorare su qualcosa
d’altro rispetto al reale ma che tuttavia lo rappresenta in quanto
ne riproduce alcune relazioni pertinenti.
Riassumendo, possiamo dire che il modello può
essere visto come una spiegazione parziale, contingente ma coerente della
realtà (interpretazione).
Questa spiegazione può essere:
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“a
posteriori” quando si parte dalla semplificazione
di una conoscenza più complessa della realtà; |
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predittiva.
Si cerca di spiegare lo svolgersi di una dato fenomeno, di individuare
le regole che lo governano attraverso l’analisi degli effetti,
dei dati concreti a disposizione (simulazione). |
La modellizzazione
nella scuola elementare
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Fig.
1 Tipi di modellizzazione |
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Nella SE la modellizzazione può essere utilizzata, nell’ambito
della preparazione e della realizzazione di itinerari didattici con gli
allievi, secondo le due accezioni di modello proposte in precedenza:
A. |
È
uno strumento che il docente deve utilizzare quando, scelta la tematica
di studio e ricuperate le conoscenze scientifiche specifiche dell’argomento,
imposta il lavoro di semplificazione di queste conoscenze (“savoirs
savants”). Si tratta pertanto di un’attività
che rientra nella preparazione e programmazione preventiva delle
attività didattiche.
Quest’attività di semplificazione del modello scientifico
dell’adulto deve tenere in considerazione le conoscenze spontanee
degli allievi in merito all’argomento scelto. In altre parole
si deve operare una semplificazione in modo da definire un modello
di conoscenza accessibile e quindi non troppo complesso in relazione
alle conoscenze degli allievi e al loro livello cognitivo.
Facendo riferimento allo schema precedente, la semplificazione che
parte dall’alto del nostro asse principale dovrà portare
alla definizione di un modello di conoscenza che non si trovi troppo
lontano sull’asse rispetto alle loro RS. Nel corso del percorso
formativo della SE il docente potrà poi (ad esempio in una
classe successiva) riprendere questo modello ed approfondirlo in
modo da costruire una conoscenza più articolata e complessa.
A mo’ di esempio è riportato il problema relativo alla
nutrizione delle piante.
In questo caso sono riportati due possibili modelli che si possono
costruire in relazione alla nutrizione delle piante. Il primo modello
M1 lo riteniamo adatto per un I ciclo SE; il modello M2 può
essere costruito in una 4a/5a SE.
E’ importante rilevare che l’operazione preventiva di
semplificazione serve al docente per orientarsi meglio nella costruzione
di modelli che sappiano tenere in considerazione i livelli di sviluppo
cognitivo degli allievi.
Il docente eviterà di imporre agli allievi questi modelli
“prefabbricati” ma li utilizzerà come possibile
punto di riferimento nell’operazione di modellizzazione che
parte dagli stessi allievi (vedi punto B).
E’ possibile quindi, attraverso la costruzione di successivi
modelli, avvicinarsi ad una conoscenza più elaborata e scientificamente
corretta.
In questo caso i modelli creati sono modelli “a posteriori”
in quanto il docente li elabora partendo da una conoscenza più
complessa della realtà e procedendo a una sua semplificazione. |
B. |
L’operazione
di modellizzazione può partire dagli allievi stessi . Utilizzando
le loro conoscenze, i dati raccolti osservando gli effetti di un
determinato fenomeno, il docente stimolerà gli allievi a
trovare dei modelli interpretativi del fenomeno.
Nell’ottica costruttivista risulta fondamentale, ai fini della
costruzione della conoscenza, portare gli allievi ad interrogarsi
a riflettere e a confrontarsi attorno ad un determinato fenomeno.
Stimolare gli allievi a creare dei modelli interpretativi implica
l’esigenza di fornire
loro degli aiuti, dei supporti didattici che sappiamo favorire l’immaginazione
e la riflessione all’interno di regole di costruzione accettate
come convenzione.
La costruzione di modelli non è un obiettivo fine a se stesso
ma occorrerà far capire agli allievi che la conoscenza che
si costruisce non è qualcosa di statico ma è dinamica,
in evoluzione e che i modelli elaborati permettono di spiegare i
fenomeni e anche di formulare delle previsioni.
Il fatto che spesso si debba modificare o anche negare l’intero
modello, costruendone un altro, non solo non può essere visto
come un limite della modellizzazione, ma al contrario stabilisce
la possibilità di autocorrezione di un procedimento basato
sulla costruzione dei modelli.
Se un modello non permette più di spiegare ciò per
cui era stato costruito , va cambiato, ricercandone altri che, a
loro volta, potranno essere ulteriormente modificati.
Il modello diventa quindi un tentativo di analisi della realtà
che porta verso la sua comprensione.
Nell’insegnamento delle scienze occorre anche lasciare spazio
alla familiarizzazione degli allievi con in modelli favorendone
la loro elaborazione.
Molto spesso si tende ad orientare l’insegnamento verso la
semplice assimilazione di conoscenze già elaborate, di modelli
che sembrano avere un valore definitivo.
In questo modo si trasmette un’idea sbagliata di ciò
che è un modello che diventa strumento statico e invariabile,
negando così la sua natura di approssimazione della realtà
e la sua dimensione dinamica.
Questo impedisce il confronto, conflittuale o meno, tra le rappresentazioni
dell’allievo e le costruzioni scientifiche facilitando la
conservazione di conoscenze da non mettere mai in discussione.
Anche negli adulti si nota molto spesso l’incapacità
di riflettere a partire da un modello ritenuto modificabile in modo
da creare progressivamente una conoscenza sempre più strutturata
ed articolata. Si rischia così una sicurezza assoluta nel
proprio sapere e l’incapacità di valutazione delle
proprie convinzioni.
Le attività di sperimentazione e la modellizzazione non sono
da considerare procedure contrapposte ma complementari , la prima
essendo fondamentale quale verifica delle ipotesi formulate, la
seconda come chiave di interpretazione dei fenomeni.
Questo tipo di modellizzazione è di natura predittiva in
quanto si cerca di trovare una spiegazione coerente con i dati a
disposizione del fenomeno considerato.
Riferendoci al nostro schema questo modalità di costruzione
dei modelli parte dal basso, quindi dalle rappresentazioni degli
allievi in modo da costruire un modello più evoluto rispetto
alle conoscenze iniziali e con una sua coerenza interna.
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