25 Novembre 2009 - 18:18
Scritto in Educazione, web2.0 | 5 commenti
Il termine “nativi digitali” è stata coniato da Mark Prenski nel 2001 e definisce la generazione dei nati a partire dal 1990, generazione immersa nelle ICT fin dalla prima infanzia.
Questi nativi digitali sono nostri allievi e saranno gli adulti di domani. Crescendo con la tecnologia giocano coi videogiochi, frequentano i social-network”, consultano il web in [...]
21 Novembre 2009 - 21:31
Scritto in web2.0 | Un commento
Per i nativi digitali (i nostri allievi di oggi e di domani) la tecnologia è lo strumento quotidiano che permette loro anche di accedere alla cultura in modo individuale (non formale) e di potenziare la loro creatività.
Questo significa tuttavia passare attraverso fruizioni personali di contenuti che sono protetti da copyright, scaricati da internet. Per [...]
30 Luglio 2009 - 10:28
Scritto in Individuale, web2.0 | Nessun commento
In un precedente post discutevo di scaricamento di files protetti dal copyright (musica, video, videogiochi, programmi informatici) tramite il protocollo peer-to-peer. A un anno di distanza, riprendo il discorso, aggiornandolo in modo sintetico. L’attività ci interessa poiché praticata da adolescenti, non coscienti della legislazione (discorso educativo legato all’”etica delle ICT“).
L’IFPI, sezione svizzera, è ormai censita [...]
29 Giugno 2009 - 12:23
Scritto in Educazione, Individuale, web2.0 | 8 commenti
Nel suo ultimo rapporto (vedi) , l’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT) si è chinato anche sui pericoli delle reti sociali.
Come ebbi a dire in un precedente post su facebook (contro facebook), la tendenza dei giovani è all’impiego massiccio ma anche superficiale di queste piattaforme, sottovalutandone i rischi nel campo della [...]
11 Giugno 2009 - 10:42
Scritto in Educazione, Formazione | 7 commenti
Le ricerche condotte negli ultimi dieci anni hanno dimostrato l’importanza del sostegno e del coinvolgimento dei genitori nella vita scolastica dei loro figli. In questo senso, la promozione e l’incentivazione della collaborazione tra scuola e genitori è una missione importante del sistema scolastico. Diversi esperimenti hanno dimostrato che le ICT possono offrire interessanti e innovative [...]
“Da circa una trentina d’anni i computer sono diventati strumenti d’uso corrente, diffusi in tutti i contesti professionali e praticamente in tutte le case. Sono entrati anche nelle scuole, portando con sé un potenziale innovativo che influisce sullo scenario didattico tradizionale. Lentamente, in modo non uniforme, con resistenze e controindicazioni, la scuola sta cambiando in [...]
25 Maggio 2009 - 20:00
Scritto in Formazione, Istituzionale | 7 commenti
Il Dipartimento dell’istruzione pubblica danese annuncia che – a partire dal 2011, una volta regolati i problemi di possibile “imbroglio tecnologico” – gli studenti e le studentesse potranno avere accesso all’internet (web) durante l’esame di maturità. Il ragionamento alla base della proposta è semplice: se gli/le studenti/esse possono aver acceso al web durante lo studio [...]
12 Novembre 2009 - 18:06
È molto interessante e ben fatta. Mi piace soprattutto l’idea di una parte veloce e gli approfondimenti in seguito, con rimando ipertestuale.
Mi sembra un po’ perentoria quest’affermazione:
“Il principio da rispettare però è sempre uguale, ossia per qualsiasi pubblicazione di fotografie o film è necessario il consenso della persona che vi compare.” pag. 6.
In realtà, credo (ma vorrei conferme) che fotografie in cui sono presenti persone ma non come soggetto principale, non richiedano consenso. Esempio: persone intorno a un monumento.
3 Dicembre 2009 - 17:07
Questa pubblicazione dell’Ufficio della comunicazione elettronica dello Stato trovo sia estremamente interessante non solo per gli allievi ma anche per i docenti. È un documento curato e ben strutturato che permette di fare chiarezza su alcuni aspetti fondamentali, da tenere in considerazione per coloro che utilizzano quotidianamente internet. Infatti troppe persone sottovalutano il problema dalla protezione dei dati, al giorno d’oggi c’è una grande tendenza al voler rendere pubblico tutto ciò che viviamo giornalmente. I vari siti social network quali Facebook, Myspace, Badoo tanto per citare i più famosi, sono sì degli ottimi strumenti di contatto sociale dove si possono condividere opinioni, informazioni,… ma possono nel contempo diventare dei potenti “distruttori” della privacy. Spesso e volentieri le persone che utilizzano questi portali non sono completamente a conoscenza dei possibili rischi che questi siti comportano, il trend generale è quello di pubblicare il più possibile, rendendo accessibili informazioni private a tutta la rete. Ci sono informazioni sensibili che non si dovrebbe divulgare via internet e per questo trovo sia fondamentale fare un certo tipo di prevenzione per sensibilizzare soprattutto i giovani su questo tema importante. A titolo di esempio, il 28 gennaio 2009 si è tenuta la giornata europea della protezione dei dati personali intitolata “Social network: attenzione a non cadere nella rete” organizzata dal Garante per la protezione dei dati personali, con lo scopo di esporre i pericoli relativi alla pubblicazione di dati personali sul web.
http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1582491.
L’altro tema della pubblicazione, i diritti d’autore, è alla base di un dibattito continuo. L’ incredibile sviluppo di internet ha permesso di collegare milioni di utenti e l’evoluzione delle tecnologie legate al web ha dato la possibilità a questi utenti di poter scambiare, condividere, scaricare tutta una moltitudine di file. L’avvento del formato .mp3 per la musica e dei vari programmi di condivisione “file sharing” (Napster, Limewire, Edonkey, Emule) hanno creato un danno non irrilevante alle case discografiche. Chi di noi al giorno d’oggi non ha mai scaricato nemmeno una volta una canzone mp3 condividendola illegalmente, penso veramente pochi. La gente, anche se sa che scaricare e condividere le canzoni non è legale lo fa lo stesso perché in primo luogo non si rende conto del danno che provoca all’industria musicale e secondariamente perché le conseguenze civili e penali per questo tipo di “reato” sono troppo poche. A volte si sente al telegiornale o alla radio che qualche pirata informatico è stato arrestato per possesso di programmi, video, musica illegali ed è stato costretto a dei risarcimenti enormi, ma queste notizie sono relativamente rare. E allora la gente comune non ci fa caso e pensa che tanto non verranno mica presi proprio loro tra i milioni di persone che fanno la stessa cosa. E allora ben venga la possibilità di acquistare legalmente la musica sui negozi on-line come è il caso di iTunes e altri servizi del genere. Tutto questo discorso vale anche per il software piratati tramite apposite crack e per i film scaricati in formato Divx. Visto che è impossibile controllare tutti gli utenti della rete è importante puntare su una prevenzione mirata, con lo scopo di rendere attenti gli utenti al danno che provocano scaricando, riproducendo, o copiando illegalmente materiale protetto dal diritto d’autore.
4 Dicembre 2009 - 23:07
Sono d’accordo con quanto espresso da Alessio Dell’Avo nel commento precedente riguardo al problema della pubblicazione di materiale sensibile su internet. In particolare, credo che molte persone si sentano “al sicuro” quando si trovano su social network, blog, chat, ecc., e hanno pertanto la tendenza a credere che si possa pubblicare ogni genere di informazione privata e/o riservata, magari riguardante anche terze persone.
Sebbene sia vero che le pubblicazioni che provocano conseguenze spiacevoli siano abbastanza rare, ciò non deve farci sentire troppo tranquilli quando navighiamo. Come già detto da Alessio, i social network sono validi strumenti di condivisione tra amici (e non); ciononostante, questo non è sinonimo di sicurezza! Al contrario, quando si pubblicano in rete informazioni sensibili, occorre riflettere bene poiché, come si fa notare in modo eloquente nella guida a cui questo post fa riferimento (cf. pag. 7), una volta che un documento, una foto, un’informazione personale è in rete non è più possibile tornare indietro.
A questo proposito segnalo un articolo (vedi qui )
che ci mostra come spesso in rete si possano trovare informazioni che non eravamo intenzionati a rendere pubbliche.
Ho l’impressione che con l’avvento di internet si sia sviluppata una tendenza a credere di essere più “liberi di fare determinate cose”, neanche che il fatto di trovarci seduti dietro uno schermo ci possa in qualche modo proteggere. Sebbene sia io il primo a essere d’accordo sull’uso di internet, bisogna rendersi conto che questi strumenti della rete non devono sopraffarci portandoci a sottovalutare i possibili “effetti collaterali” derivanti da un loro uso improprio.
Per quanto riguarda il tema del “file sharing”, non sono invece completamente d’accordo con quanto scritto da Alessio. Secondo me il problema principale non sta tanto nel danno alle case discografiche, quanto nel fatto che la maggior parte degli utenti che fa uso di programmi di file sharing ha solo un’idea approssimativa di quanto dice la legge svizzera al riguardo. Alcuni credono che è illegale, ma come dice giustamente Alessio non ne sono particolarmente preoccupati (”tanto tra i milioni di “fuorilegge” non si disturberanno certo per il sottoscritto…”); altri sanno invece che scaricare per uso personale (o dei propri famigliari) musica e film non è di per sé illegale, ma lo è il fatto di condividere questi file con altri utenti. Molti di questi ultimi hanno l’illusione di essere al sicuro quando si scaricano, cadendo così nella “trappola” di moltissimi programmi per il file sharing, nei quali mentre si sta scaricando si sta automaticamente “uploadando” lo stesso file a qualcun’altro…
La pubblicazione di una guida che parla di questi argomenti “scottanti” è quindi degna di lode. Ora non resta che sperare che il maggior numero possibile di persone utilizzi questo documento per informarsi, a partire magari dai nativi digitali i quali sono la categoria più implicata in questo genere di problematiche..
23 Dicembre 2009 - 12:21
Ho trovato molto interessante il tema legato alla condivisione in internet. Un argomento molto attuale e spesso lasciato in secondo piano, infatti le conseguenze legali non sono molto conosciute.
Vorrei dire qualcosa in questo ambito legato alla condivisione di musica, fotografie, ecc.
Nei commenti precedenti si parlava del danno alle case discografiche dovuto allo scaricamento illegale di musica. Questo causa un danno pure agli artisti e quindi alle produzione musicale. Purtroppo in questi ultimi anni si è assistito ad un industrializzazione della musica, perdendo sempre più il senso artistico. Lo sviluppo di internet, in questo senso, ha accentuato ancora di più questo aspetto. Le produzioni musicali, di conseguenza, diventano sempre più commerciali.
Sia ha la possibilità di scaricare di tutto, in grande quantità, senza distinzione e spesso non si riesce ad ascoltare tutto. La musica diviene così un oggetto usa e getta. Questo rischia di trasformare quest’ultima in qualcosa che si sente solamente e non più qualcosa che si ascolta veramente.
Riguardo alla fotografia il discorso cambia un po’. Il web permette la condivisione di produzione fotografica di amatori e, grazie alle comunità che si creano, ognuno può avere la sua visibilità. Questo può essere sicuramente fonte di crescita. L’unica cosa che mi lascia un po’ perplesso è l’enorme quantità di immagini a cui si può accedere con un semplice clic. Anche in questo caso si rischia di perdere quella magia che si può respirare ammirando una foto stampata e appesa ad una parete. La stessa magia che in passato si aveva in camera oscura quando dalla vaschetta appariva lentamente la foto.
In definitiva si può dire che la condivisione in internet può aprire le porte a molte opportunità, ma queste non devono sostituire il gusto per le cose reali e palpabili. Internet deve essere solo un mezzo, non un fine.
26 Dicembre 2009 - 23:55
Mi ricollego volentieri a ciò che afferma Michel nel suo commento riguardo alla musica, agli scompensi, ai disagi che si provocano alle case discografiche, e aggiungerei quelle cinematografiche, e agli artisti.
Condivido pienamente il suo punto di vista, ma vorrei rendere sensibili coloro che leggeranno la mia riflessione riguardo all’aspetto economico dal punto di vista dell’acquirente: infatti credo che per troppo tempo le industrie del cinema e della musica abbiano richiesto prezzi spropositati ed assolutamente inadeguati per i propri prodotti, spingendo così la popolazione a cercare “mezzi alternativi” per procurarseli. Tant’è che ora sempre sono sempre meno le persone disposte a comperare un CD o un DVD, e sempre di più quelle disposte a correre il rischio di sfociare nell’illegalità, con i relativi problemi giudiziari e finanziari che ne derivano.
Ma come biasimare, in fondo, visto le difficoltà economiche della società di oggi, chi cerca degli espedienti per ottenere ciò che non è necessario senza dover fare sacrifici o rinunce di altro genere? Perché mettere mano al portafogli quando lo stesso prodotto posso procurarmelo gratuitamente senza nemmeno uscire di casa?
Ecco io sono convinta che è il ragionamento applicato dalla maggior parte dei giovani e di chi scarica canzoni e film, condivide file, da internet.
Sono anche convinta che molti di loro non si rendono conto del rischio che si corre e delle conseguenze (ben citate da Michel, e che dunque non mi soffermo a rielencare) che ne derivano. Infatti sembra così facile accendere il computer, aprire l’applicazione e scegliere il film che si vorrebbe vedere… beh, in effetti è facile, ma è davvero così conveniente? Se dovessimo essere scoperti durante uno dei tanti controlli che vengono effettuati? Se le cifre poi da rimborsare, la multa ammontasse a decine di migliaia di franchi? Converrebbe ancora?
Io la mia risposta ce l’ho: NO! Non conviene più, ma non sarebbe allora opportuno offrire alternative differenti all’acquirente?
Trovo che l’iniziativa messa in pratica da I-tunes (scaricare a musica dalla rete a basso costo) sia molto sensata, ma andrebbe pubblicizzata di più. Purtroppo è anche solo l’unica di cui sono a conoscenza, e mi piacerebbe invece ci fosse più scelta: sarebbe secondo me opportuno abbassare i prezzi di CD e DVD nei negozi, di concerti e cinema. O forse ormai è tardi, perché l’abitudine di scaricare illegalmente da internet è entrata nella quotidianità di troppe persone, spezzando così la catena dei guadagni delle case discografiche, diminuendo le loro entrate, ma non le spese cui devono far fronte. Dunque per loro ora si tratta di compensare i clienti perduti, e che ora scaricano, con i prezzi di quelli che ancora riescono a vendere. Perciò ormai questo giro economico è entrato in un circolo vizioso, da cui si potrà uscire solo con un cambiamento drastico.
Per quanto riguarda invece la trattazione di dati personali da parte dei docenti trovo che sia utile per noi futuri maestri sapere esattamente che cosa possiamo divulgare o meno, a che cosa è opportuno fare attenzione, quando necessitiamo di permessi e consensi degli interessati, e quando invece possiamo pubblicare con più libertà un’informazione.
Nel documento che ho letto sono ben spiegate ed elencate tutte le possibilità e tutte le conseguenze relative ad azioni che vanno ad invadere la sfera privata di un individuo.
Chiunque ha diritto alla tutela legale dei propri dati personali e dunque sono sicura che sia giusto e necessario un intervento da parte delle autorità nel caso in cui vengano violati i diritti alla privacy, soprattutto nell’occasione in cui protagonisti di queste violazioni sono dei bambini, che spesso non sono nemmeno consapevoli delle conseguenze che si potrebbero verificare a causa di queste invasioni della sfera privata.
Trovo giusto sospendere la divulgazione dei dati con effetto immediato e anche l’esistenza di pene pecuniarie, perché come qualsiasi altro reato va punito nella maniera più lecita, e non credo che la gravità di questo tipo di azioni meriti pene più severe, ma non sarebbe nemmeno corretto farle passare inosservate e sottovalutarle, perché le conseguenze potrebbe essere spiacevoli, soprattutto quando le informazioni rese pubbliche permettono l’identificazione del soggetto in questione, che quindi da quel momento non è più tutelato in nessun modo ed è rintracciabile da chiunque. Purtroppo al mondo c’è chi ha cattive intenzioni e potrebbe sfruttare i dati di qualcuno per nuocere gravemente a livello fisico, finanziario, di reputazione, per perseguitare, derubare, aggredire, spiare, a volte malauguratamente persino uccidere; non vorrei mai che un malintenzionato del genere entrasse in possesso dei miei dati personali, di foto mie, del mio indirizzo, solo perché qualcun altro non ha rispettato la mia privacy.
Per soffermarmi invece sui bambini ritengo che i loro dati non vadano pubblicati in rete anche nei casi in cui è legale farlo, perché secondo me vanno tutelati fino al momento in cui è possibile farlo e non saranno loro a voler annunciare i loro dati e fatti personali a tutto il web.
Non trovo corretto invadere la loro sfera privata ancora prima che loro stessi se ne possano rendere conto: starà poi al bambino in questione decidere se divulgare informazioni su di sé o meno, ma solo quando sarà in grado di distinguere tra ciò che è importante e riservato per lui, e ciò di cui invece si può trattare anche pubblicamente. Fino a quel momento ritengo che la loro privacy vada rispettata.
Si parla di consenso dei genitori qualora non si potesse pubblicare un’informazione su di un determinato bambino e si necessitasse di esso: sicuramente in quanto tutori legali è necessario che siano loro a prendere una decisione in merito. Soprattutto perché se i dati permettono di risalire al bambino, conseguentemente è molto semplice risalire anche ai suoi genitori, i quali potrebbero non voler divulgare fatti e dati personali a tutta la rete, permettendone così la visione a chiunque.
Dunque concluderei affermando che nel limite del possibile non trovo moralmente corretto pubblicare dati relativi a bambini nel web, ma qualora ci fosse la necessità di farlo è assolutamente essenziale contattare i genitori e richiedere il loro consenso.