Il Dipartimento dell’istruzione pubblica danese annuncia che – a partire dal 2011, una volta regolati i problemi di possibile  “imbroglio tecnologico” – gli studenti e le studentesse potranno avere accesso all’internet (web) durante l’esame di maturità. Il ragionamento alla base della proposta è semplice: se gli/le studenti/esse possono aver acceso al web durante lo studio casalingo, perché non permetterlo durante l’esame?
Questa proposta sta’ aprendo discussioni i cui estremi vanno dal permissivo (si testano i concetti e non la memorizzazione, gli strumenti di accesso al sapere non sono il sapere) alla chiusura (la scuola non è un’impresa, i costi di questa operazione sono alti).
Tuttavia, essa ha il pregio di abbozzare risposte alle domande generate dai cambiamenti nell’accesso all’informazione da parte dei “nativi digitali”. Queste domande sono ricorrenti e le risposte variano tra gli estremi sopra abbozzati.
Il Dipartimento dell’istruzione pubblica danese trancia il discorso facendo proprie le tesi del genetista François Taddei, direttore delle ricerche interdisciplinari nell’Université Paris 5 – Descartes. Taddei sostiene – nel rapporto “ Training creative and collaborative knowledge builders” , preparato per l’OCDE, Innovation Strategy -, che per migliorare la “performance” dei sistemi di educazione bisogna realizzare una riforma orientata al credo di Charles Darwin: “Le specie che sopravvivono non sono le più forti né le più intelligenti, ma quelle che si adattano meglio ai cambiamenti”.
Per Taddei, “…occorre formare dei creatori, degli studenti che configurino le occupazioni di domani, generino ricchezza e nuova conoscenza. Per questo scopo sono necessarie riforme pedagogiche che consentano ai “nativi digitali” di realizzare progetti originali, ripensando gli schemi classici dell’insegnamento superiore e motivandoli alla ricerca scientifica. Inoltre, a scuola bisogna imparare non dei saperi ma la ricerca dell’informazione con l’aiuto delle ICT, la critica, la sintesi e la produzione di conoscenze in rete. Il Web è un catalizzatore, che tutti devono apprendere a utilizzare a scuola, offre contenuti, ma mostra che il sapere si costruisce in modo collettivo e dinamico. Servono per ciò la motivazione individuale e la libertà di pensiero.” (vedi)
Concordo con queste visioni di Taddei e quindi benvenuta la proposta in questione. Proposta che andrà evidentemente seguita nel suo sviluppo e difesa in un contesto di scetticismo creato sia dall’attuale politica scolastica – non ancora pronta a questi cambiamenti (almeno alle nostre latitudini) – sia dalla maggioranza dei docenti, formata ancora da troppi insegnanti poco tecnologicizzati (vedi post).