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Non toglieteci l’internet

strade e autostradeI giovani d’oggi -  i cosiddetti “nativi digitali” – usano massicciamente le tecnologie e sono regolarmente connessi a internet, almeno durante il loro tempo libero.
Da questi usi e da questa connessione nascono abitudini comunicative e culturali che essi vorrebbero poter applicare anche a scuola, sia in classe, sia nelle ore buche.
Tuttavia, l’impiego di servizi internet o l’accesso a dati e siti dalla sede scolastica a volte risulta negato, filtrato da firewall.
Su questo punto alcuni di questi studenti legittimamente reclamano e chiedono aperture di rete che non sempre sono possibili.

Questo tema è sentito soprattutto dagli studenti e dalle studentesse maggiorenni, quindi agli ultimi anni di studio delle Scuole medie superiori.
Un gruppo di loro – Scuola Cantonale di Commercio – ha realizzato nel corso dell’attuale anno scolastico un itinerario didattico sul tema, nell’ambito delle ore di Comunicazione  in collaborazione con  retedue, trasmissione Geronimo web.

Il sottoscritto ha pure partecipato – in classe – ad alcune discussioni sui vari argomenti con la docente Natalia Lepori.
Il percorso didattico sul tema, selezionato e montato, è disponibile via podcast nella sezione RSIRETE DUE di Geronimo web.

Sono intervenuti, oltre agli studenti , Luca Botturi e Marco Beltrametti, docenti presso il DFA della SUPSI, Lara Zgraggen, autrice con Michele Mainardi di “Minori e internet” uno studio promosso dal dipartimento Scienze aziendali e sociali della SUPSI, Diego Erba, capo della divisione della scuola presso il dipartimento Educazione Cultura e Sport e Roberto Lauriola, docente presso la SSIG (Scuola Superiore di Informatica e Gestione di Bellinzona).

Facebook come paradigma dei pericoli insiti nelle reti sociali

Nel suo ultimo rapporto (vedi) , l’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT) si è chinato anche sui pericoli delle reti sociali.

Come ebbi a dire in un precedente post su facebook (contro facebook), la tendenza dei giovani è all’impiego massiccio ma anche superficiale di queste piattaforme, sottovalutandone i rischi nel campo della protezione dei dati personali.
Nel rapporto citato ci si sofferma “… sui pericoli insiti delle reti di contatti sociali, che vanno molto di moda. Chi rivela in Internet molte informazioni personali si ritrova in innumerevoli raccolte di dati (anche private) e perde il controllo sui propri dati personali. I gestori di siti di questo genere possono combinare questi dati personali con metadati e redigere profili della personalità esaustivi e lucrosi.”
L’IFPDT offre consigli a utenti, fornitori e autorità sull’impiego conforme alla protezione dei dati di questi servizi . In particolare dedica una sezione a questo tema delle reti sociali.

Come Istituto terziario ci confrontiamo quotidianamente sul tema. Le/i nostre/i studentesse/i sono utenti regolari di reti sociali, in particolare di facebook. Esse/i amano queste piattaforme, le difendono (vedi inchieste interna) e ne sottovalutano i pericoli.
Si impone un’informazione pertinente all’interno dei moduli inerenti i media e le ICT ma non solo. Ne riparleremo…

facebook

Formazione dei cittadini all’uso consapevole dei servizi internet

youguideInvogliare i cittadini dell’Europa unita a usare i servizi dell’internet per acquistare (e-commerce), condividere (social-network), commerciare (e-banking) e comunicare in modo sicuro e concettualmente comprensibile è un obiettivo importante.
Per raggiungerlo si devono informare e formare i cittadini che, in maggioranza, sono poco sicuri in queste operazioni on-line, sono restii a usare le carte di credito o diffondono in modo poco pertinente i loro dati personali sensibili.
L’ignoranza del sistema, una sua mancata concettualizzazione e l’insicurezza funzionale sono freni alla diffusione e alla generalizzazione dei servizi internet e quindi all’emancipazione.

Per invertire il senso d’insicurezza, l’EU – tramite la commissione appositamente preposta – ha messo in rete informazioni e consigli utili. Questi sono disponibili a partire you-guide (in 4 lingue).
I consigli sono molti – alcuni maliziosi -, utili a proteggersi dallo SPAM, a rendere riservati i propri dati personali, a incastrare i commercianti non corretti, a concettualizzare i servizi e altro ancora: una buona informazione. Da leggere, consultare e diffondere.

Sicurezza o paranoia?

Si è tenuta la scorsa settimana a Las Vegas il congresso Black Hatdedicata alla sicurezza informatica. Questo incontro era quasi interamente dedicato a temi che interessano i tecnici informatici che si occupano di sistemi di protezione. Un congresso quindi da specialisti in materia. Tuttavia, dalle conferenze proposte sono emersi temi che concernono anche alcune tipologie di utilizzatori di internet, in particolare quelli rintracciabili tra i “webacteurs”. Si tratta degli utenti che usano servizi del web2.0 e che hanno profili in rete e intensi scambi nei siti di “social network” quali o Myspace. Ebbene, questi utenti sono potenzialmente attaccabili da pirati informatici che si appoggiano soprattutto sulla credulità e superficialità di questi webacteurs. Gli esperti in materia di sicurezza sono preoccupati: questi utenti scaricano molte applicazioni senza rendersi conto del rischio di infezione informatica. Così facendo, infettano il loro profilo (le informazioni pubblicate in rete), nuocendo così anche alla rete (social-network) di conoscenze che hanno creato. Da qui pure una possibile infezione del proprio pc che potrebbe servire da punto di partenza per attacchi di grande portata. Oppure per spiare quanto questo tipo di utente esegue in rete, sorvegliato a distanza dai pirati informatici. Sicurezza o paranoia? Comunque, “Ocio…”
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Leggo i tuoi dati e tu non lo sai…

Nelle scuole e nel privato il portatile – o altro apparecchio che lo sostituisce (Blackberry, Iphone, ipod)- si usa sempre più. La diffusione degli hotspot wifi è in crescita esponenziale. Alcuni ritrovi pubblici, alcune città (tra cui Lugano) e le scuole universitarie (tra cui l’ASP) offrono questo tipo di collegamento all’internet. Esiste addirittura un progetto di interconnessione tra hotspot universitari e privati per fare in modo che l’accesso alla rete sia continuo anche fuori dal campus. L’essere sempre connessi appare come una necessità e lo studente, nativo digitale, apprezza.
Ma questo essere in rete con la connessione wifi non è privo di pericoli. Per esempio, nella nostra rete wifi istituzionale potrei catturare i dati sensibili che circolano su questa rete interna, protetta. Figurarsi sulle molte reti wifi aperte. È sufficiente circolare per le strade cittadine usando un apparecchio che permette la connessione al wifi per detectare le reti aperte a cui accedere. Non solo per sfruttarle per navigare, ma anche per catturare dati sensibili. Dati che l’utente utilizza per accedere alla sua posta elettronica, ai siti web necessitanti di un identificativo e altro ancora. Insomma, tutto quanto non è protetto da un protocollo che cripta quanto dall’utente va al server con cui si dialoga. Se manca il protocollo criptato, tipo “https” (lucchettato, di regola), quanto viene digitato può essere letto. Per esempio da software gratuiti tipo Wireshark.
In altre parole, ci si trova in situazioni più pericolose di quelle in cui si naviga in internet con un pc windows senza antivirus. In questo ambito il pericolo non è il proprio pc, bensì la propria privacy. Ma, voi non procedete in questo senso, nevvero?
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