Apprendere, formarsi, comunicare ed essere critici con le ICT
ICT nella scuola: Ticino “appena sufficiente”
Per scattare un’immagine della situazione inerente all’integrazione delle ICT a livello di Cantoni, il CTIE (Centre suisse des technologies de l’information dans l’enseignement) ha effettuato un’inchiesta. Questa ha avuto fine nell’ottobre 2008 ed è stata pubblicata di recente (scarica il documento in .pdf, in francese).
Grazie a questo scritto è possibile conoscere lo stato delle misure (concetti ufficiali) e dei supporti (concetti pedagogici, piani di studio, competenze ICT, decisioni politiche) per quanto attiene all’integrazione delle ICT nei vari Cantoni.
Senza entrare nei dettagli – per questo si consiglia la lettura del documento -, è interessante notare che il Ticino – per quanto concerne la scuola obbligatoria – non emerge in modo brillante (eufemismo).
Infatti, sempre per quanto attiene alla scuola obbligatoria, dimostra di essersi impegnato solo negli ambiti delle misure politiche (documenti e/o progetti che dichiarano un riconoscimento politico al tema grazie a testi ufficiali, esistenti anche se datati, ndr) e in quello dei concetti pedagogici (insieme di riflessioni che descrivono i modi in cui le ICT possono essere integrate, datati anche in questo ambito, ndr).
Mancano invece dei riferimenti nei campi delle misure politiche (documenti che dichiarano un riconoscimento politico grazie a testi ufficiali o insiemi di misure), dei piani di studio (competenze che gli allievi devono acquisire a tappe durante il percorso scolastico, leggi “alfabetizzazione tecnologica”) e nei referenziali di competenze (inventario di competenze richieste per raggiungere gli obiettivi del piano di studio, meta-competenze tra saperi/saper-fare/tecnologie).
Il Ticino esce da questa analisi con una valutazione di “appena sufficiente“. Speriamo possa essere uno stimolo a migliorarsi. Vedremo…
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9 Aprile 2009 - 13:37
Che dire? Non solo non siamo sufficienti… il Ticino è in chiaro ritardo (istituzionalmente) su tutto quello che riguarda l’integrazione dei media e delle ICT, anzi è rimasto al palo cullandosi nell’illusione che fornendo le scuole di aule informatiche il problema fosse risolto e le “ICT integrate”. Le ICT non si sono integrate: si sono insinuate attraverso il lavoro di molti “pionieri” che lavorano ancora in maniera isolata e senza molto supporto, attraverso progetti che raramente hanno un seguito, sempre in assenza di riferimenti ufficiali, autorevoli e riconosciuti sia dal punto di vista teorico che pratico. Qualcuno si è formato in questo campo anche in Ticino, c’era pure una base per iniziare a costruire. Il “pionierismo” poteva essere positivo all’inizio per stimolare il dibattito, ma ora non lo è più. Ora le ICT hanno definitivamente acquisito un ruolo trainante nella nostra società, nell’economia, nel tempo libero di adulti e giovani. E la scuola ticinese? Mi piace citare Mark Prensky: “…i nostri insegnanti, immigranti digitali, parlano un linguaggio obsoleto (quello dell’era pre-digitale), e stanno lottando per insegnare a una popolazione che parla un lingua completamente diversa.” La frase data del, informaticamente parlando, lontano 2001. È possibile rimanere ancora per lungo tempo in questa situazione?
21 Dicembre 2009 - 11:24
Un paio di mesi fa ho svolto una breve indagine sull’integrazione delle ICT al Liceo di Mendrisio. In effetti, in un primo momento, mi sono meravigliata del risultato della mia ricerca poiché pensavo che l’istituto scolastico disponesse di una quantità più limitata di risorse informatiche. Dopo una prima riflessione però, mi rendo che anche se la scuola é potenzialmente dotata di ICT non é detto che queste ultime siano effettivamente “integrate” con le giuste modalità all’interno della didattica. Credo sia effettivamente positivo e stimolante inserire le nuove tecnologie per agevolare l’apprendimento dei ragazzi ma é anche di primaria necessità che coloro che scelgono di usare le ICT in classe ne conoscano bene il funzionamento, i pregi e i loro limiti. Infatti, gli strumenti informatici, e più generalmente tutti gli strumenti didattici, se usati senza cognizione di causa, possono a mio avviso rivelarsi un ostacolo all’apprendimento. Mi chiedo quindi quanto sia utile dotare un istituto scolastico di ICT se i docenti non hanno acquisito delle capacità per poter farne uso in modo ottimale. Probabilmente, nel caso del Ticino, sarebbero necessaria un’ insistenza maggiore sui corsi di aggiornamento dei professori sulle ICT-integrate ai processi di apprendimento.