Apprendere, formarsi, comunicare ed essere critici con le ICT
Tra copyright e copyleft
Per i nativi digitali (i nostri allievi di oggi e di domani) la tecnologia è lo strumento quotidiano che permette loro anche di accedere alla cultura in modo individuale (non formale) e di potenziare la loro creatività.
Questo significa tuttavia passare attraverso fruizioni personali di contenuti che sono protetti da copyright, scaricati da internet. Per questo modo di procedere, i nativi digitali, non osservando le regole, potrebbero anche essere criminalizzati (vedi legge attuale sul “peer ti peer”).
Per entrare nel merito del tema che tocca le ICT, la cultura e la legislazione, invito a guardare una presentazione di Larry Lessig (clic sull’immagine) che presenta il tema (è possibile scegliere una sottotitolazione in varie lingue).
Sono d’accordo con molti dei punti di Lessig, che trattano di diritto e di cultura. Questo discorso è iniziato da poco e deve protrarsi grazie al dialogo e tramite discussioni. Ha grandi implicazioni per le persone che utilizzano il web come una risorsa – tra cui appunto i nativi digitali – per le parole, le immagini, i media e per le presentazioni.
Lessig è un eccellente conferenziere. La sua presentazione è piuttosto lunga – 19 minuti – ma passa in fretta, segno distintivo di ottima qualità comunicativa.
9 Dicembre 2009 - 12:41
Trovo interessanti queste notizie sui Nativi Digitali perché sembrano tenere in considerazione anche il tempo di apprendimento delle conoscenze sulle ICT. Infatti penso che il difficile nell’integrare le ICT nella scuola sia puramente di ordine generazionale. Con questo non voglio intendere che ci siano generazioni più o meno permeabili alle nuove tecnologie, ma semplicemente che risulta difficile rendersi conto della velocità e della facilità con cui i nativi digitali apprendano l’utilizzo delle nuove tecnologie. A questo proposito ho trovato un articolo interessante (purtroppo solo in inglese) dal titolo “Minds for the future: why digital immersion matters.” Questo articolo (vedi link website) paragona il tempo necessario per raggiungere la padronanza di una nuova abilità secondo la sua natura. Molti scenziati infatti sostengono che 10′000 ore di pratica sono il necessario che garantisce (con le dovute variabili) la padronanza di uno strumento musicale, di un’attività motoria, di un professionista di scacchi, ecc. In media questo “magic number” di ore richiede 10 anni. Ora, alcuni ricercatori hanno dimostrato che nel 2016 gli adolescenti arrivano a tale numero di ore di pratica con le ICT in soli 5 anni. Questo implicherebbe che l’immersione dei nativi digitali permetta di raggiungere più in fretta la padronanza di queste tecnologie. Il problema sollevato é dunque questo: la padronanza di un’abilità equivale anche a sapera usare coscenziosamente? Trovo che in questo punto bisognerebbe accentuare l’integrazione delle ICT nella scuola, quindi principalmente su una coscienza informatica e digitale di questi Nativi Digitali che altrimenti rischiano di ritrovarsi come lo sciatore che ha seguito tutta la teoria necessaria sulla tecnica dello sci e successivamente viene piazzato in cima all’Eiger con un paio di sci da discesa…