Apprendere, formarsi, comunicare ed essere critici con le ICT
Contro facebook
Web2.0 è comunità sociale; è condivisione di dati, di idee e di gusti.
Oggigiorno sembra risulti più facile cercarsi in modo virtuale in siti di “social network” che in un bar, in una piazza o per il tramite di un’associazione. Forse perché abbiamo meno tempo a disposizione e lo spostarci diventa complicato. O, forse, perché la tecnologia del web2.0 ci mette a disposizione un’identità virtuale, mascherata e meno onerosa da gestire, almeno sul piano personale.
Facebook, uno dei social network più gettonati nel campo del web2.0, ha come slogan “Un servizio sociale per rimanere in contatto con le persone attorno a te”. L’impressione è che grazie a siti come Facebook si rimane davanti a un computer e ci si isola. Ma, non è questa l’impressione delle migliaia di utenti di questo social network che cresce esponenzialmente: certifica oltre 60 milioni di utenti. 60 milioni di coglioni – afferma T. Hodgkinson del “The Guardian” – che hanno fornito i loro dati anagrafici e preferenze d’acquisto a un’azienda di cui non sanno nulla. Ed è qui il problema. Dietro questa società, esiste un gruppo di persone, “neocon” che credono nei valori conservatori, nel libero mercato e in un governo con funzioni ridotte al minimo. Niente di strano, per carità. Anche alle nostre latitudini esistono persone che professano queste linee politiche. Per fortuna non hanno investito nel web che in questo caso viene visto come un sistema a favore del libero commercio e per la libertà dei rapporti umani e degli affari. Libertà che infatti trasforma il concetto di “condivisione” in “fare pubblicità”. Per rendere attenti i potenziali utenti di Facebook si consiglia di leggere attentamente come la privacy viene trattata: “Faremo pubblicità”, “Non potete cancellare niente”, “Chiunque può sbirciare le vostre confessioni”, “La nostra pubblicità sarà irresistibile”, sono tra le linee direttrici del sito. Uno spasso per chi non ha idee ma cerca di condividerle.
13 Dicembre 2008 - 14:40
Ciao beo!
Ho scoperto per caso questo blog navigando sul sito dell’ASP.
Molto interessante, l’ho aggiunto ai miei feed preferiti:)
Ti riporto il link[1] di una traduzione in italiano (anche se fatta un po’ così così) del testo inglese di Hodgkinson di cui parli nell’articolo.
Rispetto agli ambiti più “relazionali” e sociali legati a Facebook ho letto un articolo molto interessante di Arturo di Corinto che trovi a questa pagina[2]
Sulle questioni legate alla fruizione del web e alla privacy, un paio di settimane fa, all’interno del Laboratorio di Informatica Popolare [3] abbiamo organizzato una presentazione molto interessante del libro “Luci ed ombre di Google” edito da Feltrinelli. Con gli strumenti (non certo professionali:)) che avevamo a disposizione abbiamo fatto una prova di podcast della presentazione. È focalizzata su Google, ma parla pure di Facebook e degli altri strumenti di social network. Magari ti può interessare. Il podcast per ora lo abbiamo messo qui[4].
Ciao alan
[1] hhttp://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/2008/09/detesto-faceboo.html#more.
[2] http://www.dicorinto.it/temi/diritti_digitali/quit-facebook
[3] http://lip.noblogs.org/
[4] http://www.autistici.org/leo/Lip_google.mp3
13 Dicembre 2008 - 16:54
Grazie Alan. Per chi ne volesse sapere ancora di più sulla (mancata) privacy di facebook, vada sul articolo di wikipedia, trovato tramite i links di Alan.
http://en.wikipedia.org/wiki/Criticism_of_Facebook
6 Gennaio 2009 - 11:14
Premetto che ho letto una presunta traduzione dell’articolo di T. Hodgkinson del “The Guardian” in http://lucaboschi.nova100.ilsole…ogia/ index.html a cura di Stefania Bisacco.
Hodgkinson spiega molto bene perché detesta Facebook e i 60 milioni di utenti che se aumentano al ritmo di 2 milioni di nuovi utenti alla settimana oggi saranno molti ma molti di più.
Effettivamente le sue argomentazioni sono difficilmente criticabili e credo che tutti gli utenti di Facebook, tra cui anche io, devono essere almeno sensibilizzati. Fondamentalmente Hodgkinson espone due punti cruciali: il primo punto é che Facebook piuttosto che mettere in relazione le persone le isola sempre più. Il secondo punto é che praticamente nessun utente sa bene di cosa se ne fanno delle sue informazioni al momento di registrarsi.
Per il primo punto Hodgkinson ha per esempio trovato triste che ci sia gente che trascorre le serate davanti al computer per comunicare con suoi amici bevendosi una birra da solo. Io trovo che in fondo non sia così triste anzi trovo sia più triste ancora passare una sera al bar a bere una birra da soli. Dopotutto bere qualcosa parlando con un amico lontano trovo sia più arricchente che trascorrere la serata al bar a giocare a carte con i soliti amici di sempre che si vede tutti i giorni. Se poi si dispone di una webcam la differenza tra stare a casa piuttosto che al bar credo sia veramente minima.
Per il secondo punto a riguardo della privacy ha sicuramente ragione, penso che nessuno si legga al momento dell’iscrizione a Facebook le normative sulla privacy; http://it-it.facebook.com/policy.php. Io ammetto di averle lette solo prima di scrivere questo articolo e che anche se esposti in maniera più pacata possono fare ciò che vogliono con le nostre informazioni (ciò che non corrisponde é che la CIA non potrebbe sbirciare le nostre confessioni se non lo voglio io o se non mi faccio la CIA come amico…)
Credo che in fondo anche quando andiamo a fare la spesa e consegnamo la carta per la raccolta dei punti avvenga più o meno la stessa cosa: indagini di mercato per poter effetuare pubblicità più mirate e efficaci. Di questo ne sono cosciente e devo dire che non mi disturba affatto. Capisco che possa dare fastidio a gente riservata e chiusa, che non vuole che si sappia ciò che gli piace e quali siano i suoi usi e costumi, ma queste persone di conseguenza non sono pronte a condividere i propri gusti con terze persone e di conseguenza non potrà mai nemmeno iscriversi a Facebook perché preferisce rimanersene chiusi in se stessi. Voglio semplicemente concludere che se una persona non vuole essere “spiata” allora in effetti é meglio che non si iscriva in Facebook ma se ad una persona invece, non dico gli piace essere spiata, ma é pronta a mettersi in gioco per poter rimanere in contatto non appena ne ha voglia con dei vecchi amici, allora si iscrive in Facebook. Vorrei concludere specificando che ovviamente un minimo di privacy deve pur esser garantito in modo tale che non proprio tutti possano accedere alle informazioni degli utenti, ma Facebook rispetto ad altri social network é forse il migliore in questo senso.
17 Febbraio 2009 - 16:18
In merito a Facebook segnalo il seguente link
http://www.macitynet.it/macity/aA36619/facebook_saremo_suoi_per_sempre.shtml
che commenta le principali novità sul trattamento dei dati personali.
Cordialmente
9 Marzo 2009 - 08:38
Facebook mi è arrivato addosso, tramite i miei allievi. IV media e quasi tutti iscritti, la maggior parte senza aver nemmeno letto le condizioni d’uso. Un “muretto” come un’altro dove sedersi e chiaccherare con amici e nuovi amici. Mi chiedo se Mark Zuckerberg avesse previsto un successo così grande.
Facebook, per me che conosco a fondo gli Stati Uniti, è l’estensione di quel libro che da oltre 30 anni tengo tra i miei ricordi più cari: il famoso “year book” con fatti e misfatti dell’anno scolastico passato alla Dover-Sherborn High School. Sul mio libro ci stanno commenti, botte e risposte scritte a mano, sotto ogni foto un “blurb”, il commentino su se stessi che dovrà far ricordare a posteri e compagni la tua persona… una specie di blog manuale che inizia a maggio e termina a fine giugno, prima che tutti partano per i rispettivi college e per il loro futuro nei 4 angoli degli Stati Uniti. Posso solo dire che il web in questo senso ha aperto possibilità incredibili: dopo tanti anni posso continuare quel blog iniziato tanto tempo fa e scambiare qualche foto con i compagni di scuola e di squadra (giocavo a basket, sempre in panchina).
D’altra parte Facebook è lo specchio di quella schizofrenia americana di passare da un estremo all’altro con una facilità impressionante: da una parte la forte voglia di aggregazione, di sentirsi parte, di aver un forte ruolo sociale, dall’altra la difesa della propria persona e l’applicazione di leggi sulla privacy all’estremo. In pratica, voglio apparire e farmi sentire, ma solo quando lo decido io.
Per questo scopo è stato creato Facebook, ma gli utenti se ne sono impossessati e ognuno ora ne fa quel che gli pare, con coscienza ed incoscienza. Questo è il web.
Penso che le persone siano libere di scegliere, in fondo il punto è proprio questo: iscriversi o non iscriversi. Che i dati siano in mano agli specialisti del marketing, come diceva giustamente Christian, è un fatto.
Per tornare ai miei allievi: quando tratto l’argomento carte di plastica e spiego cosa succede dietro una Supercard si stupiscono. Quando spiego cosa succede dietro certi servizi web, sembrano più informati e meno preoccupati. La leggerezza con cui usano Facebook è disarmante e preoccupante, perché come al solito nessuno spiega loro nulla e ma soprattutto perché non possono venir fermati.
Servono a poco “piattaforme” educative a loro destinate, nelle quali entreranno solo se minacciati con una pistola alla tempia. Servono poco siti e di prevenzione nei quali non entreranno mai se non per sbaglio.
Facebook per loro solo un’altra occasione per divertissi, è facile da usare e soppratutto spensierato, poi si stuferanno e passeranno da un’altra parte…
13 Marzo 2009 - 13:35
Ancora a proposito di Facebook, segnalo un interessante articolo di Paolo Attivissimo che, all’URL http://www.rsi.ch/home/networks/retetre/disinformatico/2009/02/28/Facebook.html, parla delle condizioni d’uso di Facebook e della loro veloce mutabilità.
Gli spunti di riflessione sono molteplici e interessanti. Riprendendo un auspicio di Patrizia, dovrebbero aiutare gli utenti (giovani e meno giovani a passare oltre.
16 Marzo 2009 - 11:57
FESSIBOOK: E’ NATA LA NUOVA ERA DELLA LOBOTOMIZZAZIONE VIRTUALE!
…E LE CAVIE SONO GIA’ 60 MILIONI
Il nostro vuole essere solo un messaggio di contro-informazione sui reali intenti di sottomissione psicologica, che strumenti di aggregazione sociale come facebook, stiano attuando.
Attraverso una campagna di subdola strumentalizzazione della psiche umana, facebook promuove (usando come veicolo di trasmissione gli utenti stessi) la diffusione di elementi pubblicitari tali a destabilizzare l’individualità di ogniuno di noi a vantaggio del capitale.
Cosa si cela dietro la falsa egida di libertà proclamata da facebook?
Indagini di mercato e sponsorizzazioni di multinazionali che con la formula del consenso all’archiviazione dei nostri dati personali si impossessano di informazioni utili al controllo delle masse e che per mezzo della divulgazione dei più svariati marchi appartenenti alle lobby di potere sostengono l’egemonia capitalistica a discapito della libera autonomia degli individui.
Un utente facebook contento di condividere con la rete i propri gusti in riferimento a prodotti di consumo, abbigliamento e sponsorizzazioni di ogni sorta non fa altro che circoscrivere la sua individualità all’interno di un meccanismo di controllo, promuovendo di fatto gli interessi di una casta nascosta dietro i falsi ammiccamenti di oggetti e beni di consumo che sembrano identificarci, ma che in realtà tendono alla deumanizzazione intellettiva dei singoli.
Vi è una scissione fra noi e il nostro cervello. Ciò fa si che decontestualizzate le funzioni celebrali dalle nostre volontà coscienti rimaniamo entità individuali solamente in quando corpi fisici relegando nel paradiso dell’omologazione la nostra mente sempre più condizionata ad assoggettamenti di input standardizzanti.
Non solo vogliono la globalizzazione a livello economico. Voglio globalizzare anche i nostri pensieri, recidere i nostri orizzonti e rinchiuderli in un contenitore pubblicitario rendendoci criceti compiaciuti del nostro stato di servi!!!
E’ ORA DI DIRE BASTA AI BOMBARDAMENTI MEDIATICI DELLE TV DI STATO, DEI GIORNALI DI STATO E DEI SOCIAL NETWORK COME FACEBOOK
neuroni in rivolta
22 Dicembre 2009 - 00:55
Sono iscritta a Facebook e lo utilizzo frequentemente. Mi rendo conto abbia sia punti forti che deboli.
Il punto forte principale è che, grazie ad esso, si possono mantenere i contatti con amici lontani, come già affermato dal collega Christian Pitta.
Al momento, infatti, lo utilizzo spesso per scrivere ad amici che ho conosciuto a Roma, tramite il progetto Erasmus e a tenermi in contatto con parenti che vivono in America ed Iran.
Altro punto a suo favore è che si possono caricare fotografie gratuitamente e si ha a disposizione un numero illimitato di album. In passato mandavo le fotografie ad amici tramite posta elettronica e ciò richiedeva tanto tempo, in quanto dovevo dapprima comprimere tutte le fotografie per mezzo di un programma di manipolazione di immagini (GIMP) e solo in un secondo momento riuscivo a caricarle.
Per quanto riguarda ciò che ha affermato T. Hodgkinson, credo che Facebook possa portare all’isolamento dal resto del mondo tanto quanto la televisione, i videogiochi, ecc…Sta al singolo utilizzarlo in maniera appropriata, non abusarne.
Il punto debole principale di Facebook riguarda la privacy.
Recentemente i suoi utenti hanno ricevuto un messaggio che li ha indirizzati verso una pagina,che riguarda le nuove condizioni di privacy.
La prima organizzazione a sollevare dubbi è stata la Electronic Frontier Foundation, affermando che la già scarsa privacy dell’utente è stata ridotta ulteriormente.
Infatti, le nuove modifiche fanno sì che gli oltre 350 milioni di utenti vedranno più esposte molte delle proprie informazioni personali, quali ad esempio il genere e la città di residenza.
Inoltre, vi è la raccomandazione di Facebook a mostrare i propri messaggi a tutti.
Altra novità è che si potranno diffondere foto, pensieri, video e altre informazioni personali a tutti gli altri, anche al di fuori del sito.
Anche l’organizzazione Electronic Privacy Information Center sta valutando i nuovi cambiamenti apportati da Facebook. Marc Rotenberg, suo direttore esecutivo, afferma che “Facebook sta avanzando verso la posizione ’svela tutto’. Non è corretto, dal punto di vista della privacy”.
Per ulteriori informazioni al riguardo:
http://it.reuters.com/article/internetNews/idITMIE5B909B20091210?pageNumber=2&virtualBrandChannel=0
http://abcnews.go.com/Technology/GadgetGuide/facebooks-privacy-settings-things/story?id=9312771&page=1
Credo sia molto importante valutare le proprie scelte solo una volta che si conoscono le condizioni che riguardano la privacy. Molte persone non le conoscono e così, a loro insaputa, permettono a sconosciuti di accedere facilmente ad informazioni e fotografie che li riguardano, a leggere i commenti che altri scrivono loro.
Questo link spiega come rendere il proprio profilo più sicuro.
http://www.allfacebook.com/2009/02/facebook-privacy/
Tra i rischi principali nell’utilizzo di Facebook vi sono, inoltre, i furti d’identità e le truffe.
Per maggiori informazioni:
http://www.rsi.ch/home/channels/techscienze/web/2009/11/02/pericoli-facebook.html
27 Dicembre 2009 - 18:58
Salve a tutti!
Ho letto con grande interesse i due post dedicati a Facebook. Scelgo di intervenire su questo e non su quello di più recente pubblicazione perché mi pare sia qui che si affronta in modo più preciso e circostanziale la questione a me più cara, quella della privacy.
Premetto che i problemi di privacy in rete sono ben più vecchi del web 2.0. Quando ero adolescente io ad esempio tra i teen-ager ticinesi aveva molto successo la chat gratuita di un sito tuttora esistente: ticino.com. Ricordo che non era infrequente lo scambio di numeri di cellulare tra perfetti estranei e conosco più di una persona che poi è stata costretta a cambiare numero per liberarsi delle attenzioni di presunti coetanei che poi coetanei non erano affatto.
Rispetto a questa chat, dove capitava di parlare con gattina86 o con aragorn123, Facebook sembra offrire una sicurezza in più: chi interviene ci “mette la faccia” firmando con il proprio nome e cognome. Ma è veramente così? Personalmente non ho una mia pagina su Facebook, ma mi è capitato alcune volte di vedere un utente iscritto che lo utilizzava e così ho potuto appropriarmi delle funzioni di base. Quello che ho potuto notare mi ha decisamente allarmata: assumere l’identità di un altro è facilissimo, così come è altrettanto facile far uscire le informazioni dalla ristretta cerchia di selezionatissimi amici, sempre che essa sia stata creata con rigore. E se anche questa lista è stata fatta con criterio, faccio notare come alcune informazioni restino comunque visibili a tutti i membri della community.
Come già sottolineato da Ghazale, il problema della privacy è stato di recente riaffrontato dagli ideatori del sito (http://www.facebook.com/policy.php), ma altre fonti mettono subito in guardia (http://punto-informatico.it/2769061/PI/News/nuova-privacy-facebook-non-piace-tutti.aspx ).
Tornando al nostro quotidiano, l’esempio portato da Francesca Vitali nell’altro post dedicato a Facebook (la sua compagna di università che scrive nella sua pagina di aver mentito a un’assistente) è nello stesso tempo divertente e sconcertante, ma non vedo in episodi di questo genere un rischio reale per la privacy; tutto sommato anzi mi verrebbe da dire che la sua compagna si sia meritata di essere scoperta. Pensate però a una nostra allieva che dovesse pubblicare un’immagine per far vedere alle amiche di scuola come le sta il nuovo costume da bagno (esempio tratto dalla quotidianità della mia classe): quanti passaggi di mano, anche pericolosi, potrebbe fare questa immagine?
E poi: negli Stati Uniti, ma anche qui da noi sta prendendo sempre più piede la richiesta di inserire il contatto Facebook nelle domande di assunzione. È possibile per il futuro vedere una generalizzazione di questa pratica in tutto il settore privato? È concreto il rischio che un giovane si veda in difficoltà nella ricerca del primo impiego perché ritenuto candidato non idoneo a causa della sua pagina Facebook poco seria?
Mi auguro davvero che il mio sia solo un allarmismo eccessivo, ma credo che sia comunque dovere della scuola vigilare sui rischi di queste nuove tecnologie. Occorre prendersi tutto il tempo necessario per spiegare a un’allieva delusa per non aver trovato la sua docente su Facebook (altro esempio tratto dalla mia quotidianità scolastica) perché si è scelto di non fare parte di questa comunità. Il dialogo reale va quindi sempre privilegiato rispetto all’amicizia virtuale. Se poi si è in grado indicare all’allieva in questione un sito più sicuro e più educativo in cui spendere il suo tempo… tanto meglio!
Cordialmente
Laura Colombi
FP SM italiano e storia
3 Gennaio 2010 - 21:13
Il tema proposto da questo post cattura il mio interesse: in che forma e quantità un social network può divulgare dati personali? è corretto questo sistema che sostituisce, per esempio, un incontro al bar con un incontro su facebook? Dove ci porterà questa continua espansione del web 2.0?
Ho scelto di commentare questo post per condividere la mia esperienza personale. Leggendo gli altri commenti e informazioni trovate sul web, mi rendo conto di essere stata avventata nel creare il mio account su facebook. In effetti non ho letto le condizioni riguardo al modo in cui vengono trattate le informazioni personali. A questo proposito consiglio la lettura del testo di questo link:
http://it-it.facebook.com/note.php?note_id=118303699122
In questo secondo link appaiono alcuni dati su come facebook può raccogliere informazioni private in ogni momento, anche dopo la cancellazione del proprio account, il quale sembra essere un problema rilevante siccome è un tema frequente nei blog e nei siti che appaiono sui motori di ricerca (google, yahoo):
http://www.fogliata.net/2008/01/22/facebook-privacy/
A mio parere, un’altro punto a sfavore, come descritto nel post del Professor Beo, è che questo social network prova a sostituirsi ad incontri reali, a faccia faccia, con altre persone.
Gli unici motivi positivi che trovo nell’utilizzo di esso sono in caso di impossibilità di comunicazione faccia a faccia (per esempio a causa della lontananza fisica) e nel caso di persone timide che hanno parecchie difficoltà ad approcciarsi ad altri individui e vedono quindi facebook come un mezzo più semplice per socializzare sentendosi più protetti dai giudizi altrui.
Ritengo quindi importante che a scuola vengano trasmessi i valori della comunicazione e dell’interazione reale, in opposizione a quella virtuale. Questo per favorire un buon rapporto anche all’interno di una singola classe, spesso dato per scontato.
12 Gennaio 2010 - 14:54
Intevengo su questo argomento che trovo interessantissimo con alcuni dati e impressioni.
Ho un figlio tredicenne…ragazzo piuttosto tranquillo e privo da sindrome da protagonismo .
Iscritto a facebbook lo frequenta regolarmente e vi trova amici e conoscenti con cui scambia messaggi ed immagini ecc..senza per altro instaurare una comunicazione vera e propria (almeno come la intendiamo noi adulti).
Io e mia moglie abbiamo cercato di esporre le nostre ragioni che istintivamente ci portano a diffidare di una \”vetrina\”dove tutti possono sapere tutto di tutti.
Il risultato é stata una specie di incredulità di fronte alla nostra (ottusa) avversione ad uno strumento cosi\’ meraviglioso e sorpresa di fronte al fatto che non ci affrettassimo ad iscriverci a nostra volta.
In questa perorazione nostro figlio era coadiuvato da una sua amica coetanea che a stento ha trattenuto la sua rabbia ed abbiamo rischiato di perdere il suo saluto.
Quindi? Questi ragazzi sono degli ingenui e carne da macello per i draghi del consumismo.
Boh? A me i giovani non sembrano cosi sprovveduti e sembrano avere un cervello in grado di discernere e di valutare.
La questione da affrontare in maniera piu\’ ampia ha a che fare con i valori (?!)Parola da ridefinire.Per esempio: comunicare é un valore? Come comunicare?Dove?Quando?
La battaglia sulla privacy a me sembra francamente una battaglia di retroguardia(ancorché degna di essere combattuta).
Un mondo come quello di facebook( in una società dove l\’anonimato sembra essere la peggiore malattia che possa colpire un individuo) sembra destinato ad una espansione logaritmica ed inarrestabile.
Interessanti a questo proposito una serie di articoli apparsi su La Repubblica (poi raccolti in un libro) di Alessandro Baricco intitolato \”I Barbari\”,in cui l\’autore cerca di trovare una chiave di lettura su questi fenomeni, dove \”spettacolarizzazione,superficialità,omologazione,velocità- facilità,conoscenza per link e non per approfondimento, ecc\” sono valori e quindi rischiano di avere un senso laddove noi non lo vediamo.
Ovviamente sono d\’accordo sul fatto che é necessario stimolare e favorire tutti i tipi di comunicazione e di interrelazione reale, ( mio figlio per fortuna gioca a basket e suona la batteria in gruppo rock), ma il confronto con le dimensioni virtuali restano una sfida per chiunque si interessi di educazione.
14 Gennaio 2010 - 19:30
A proposito della possibilità di cancellarsi da facebook.
Interessante l’articolo di Marco Deseris “face book trascina in tribunale, suicidi virtuali”.
http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/01/12/news/facebook cancellazione-1922071/