Apprendere, formarsi, comunicare ed essere critici con le ICT
Twitter nella didattica
Da alcuni mesi uso Twitter.
Da quando l’ho conosciuto mi è apparso come canale di comunicazione interessante, con potenzialità varie, applicabili anche nella didattica.
Utilizzandolo in modo sperimentale, a 360 gradi, mi accorgo che questa giudizio intuitivo era pertinente. Apprezzo sempre più questo servizio che è diventato uno dei miei canali informativi preferiti.
Seguendo un corso in rete della Garamond “Insegnare e apprendere con i Social Network” ho appurato che, nei cfti di Twitter, le mie aspettative d’impiego a livello didattico sono condivise.
Di seguito riassumo i potenziali impieghi nella didattica (tratto Twitter for Academia, tradotto da Caterina Policaro, mia tutor online sul tema):
- comunità di classe: “Una volta che gli studenti hanno cominciato a twittare, hanno sviluppato un senso dell’altro come persona al di là del ristretto spazio temporalmente condiviso della classe, dell’aula,…“
- Il senso del mondo che ci circonda: “Alcuni studenti guardano spesso e volentieri la Public Timeline di Twitter che è la pagina dove vengono postati tutti i messaggi pubblici che passano su Twitter. Il tasso di rumore di fondo qui è altissimo, ma ci dà il senso della varietà delle persone e della gente di tutto il mondo...”
- Tenere traccia di un termine, di una parola, di una conferenza: “Attraverso Twitter è possibile tenere traccia/ “track” parole e termini sottoscrivendo poi il feed a tutti i post contenenti quella determinata parola…”
- Feedback istantaneo: “Twitter è sempre connesso, e ti invia i messaggi anche sul telefonino, è quindi ottimo per ricevere feedback immediato…”
- Seguire un esperto: “Gli Studenti possono seguire altre persone su Twitter, che trattano argomenti di loro interesse…” Questa possibilità è molto apprezzata e sfruttata da chi scrive.
- Grammatica e scrittura basata su regole: ” È sorprendente come Twitter possa essere ottimo come ausilio per insegnare la grammatica. Perché? la forma breve che costringe ad utilizzare regole grammaticali abbreviate e/o ad abusare della grammatica piegandola nei 140 caratteri disponibili…”
- Massimizzazione del momento didattico: “È spesso difficile insegnare in determinati contesti limitati spazialmente e temporalmente, Twitter ti permette di farlo al di là dei limiti spazio/temporali della lezione.”
Quindi, se non avete ancora un account Twitter, pensateci. Evidentemente, una volta aperto un account su Twitter, ci si deve applicare, provare, approfondire. Gli apprezzamenti e le intersezioni private e didattiche arriveranno, conseguenti.
Dimenticavo: il mio account su twitter http://www.twitter.com/mbeo | quello della SUPSI-DFA
24 Dicembre 2009 - 12:39
Sono venuta a conoscenza dell’esistenza di Twitter solo settimana scorsa, quando a lezione è stata mostrata la classifica del 2009 dei primi 10 tools utili alla formazione.
Ho letto vari articoli e chiesto pareri di conoscenti ed amici per iniziare a farmi un’idea al riguardo.
Come affermato in questo articolo, la forza di Twitter sta nella sua semplicità, nel poter superare i limiti di spazio e tempo. Inoltre si riceve un feedback immediato (anche via sms), in modo da poter rispondere celermente.
Per quanto riguarda l’impiego a livello didattico, trovo possa essere utile soprattutto per comunicazioni e per scambi di informazioni tra il docente e gli studenti, ma anche tra studenti stessi. Lo studente potrebbe utilizzarlo per chiedere consigli o aiuti ai compagni.
Il problema che potrebbe sorgere è che, utilizzando Twitter per fare comunicazioni importanti, spingeremmo gli studenti a dover essere sempre reperibili e a rispondere. Lo stesso vale per il docente.
Trovo che Twitter possa offrire la possibilità al docente di conoscere meglio i propri allievi e farsi conoscere meglio, senza dover per forza dare informazioni personali.
Penso da un lato sia positivo limitare i messaggi (twitts) a 140 caratteri, perché bisogna imparare ad essere sintetici, concisi, ma dall’altra parte non sempre si riesce ad esprimere ciò che si pensa in poche parole e si rischia così di essere ermetici e di tralasciare tante informazioni importanti. Inoltre, avendo a disposizione così pochi caratteri, i ragazzi potrebbero utilizzare sempre più abbreviazioni, automatizzando dei meccanismi di scrittura sbagliati, come accade con gli sms.
Per ulteriori informazioni al riguardo:
http://teaching.mrbelshaw.co.uk/index.php/2007/09/27/3-scenarios-for-using-twitter-with-your-students/
http://www.edupodcast.it/index.php/2007/03/07/twitter-didattica-ed-everywhere-messaging/
http://tbarrett.edublogs.org/2008/03/29/twitter-a-teaching-and-learning-tool/
6 Gennaio 2010 - 11:14
Mi sono a lungo interrogata sull’uso di Twitter all’interno di un contesto scolastico. Onestamente, non ho ancora visto una possibilità di apprendimento e formazione, soprattutto in un ambito come quello della scuola media. Potrebbe essere utile tra colleghi di corso, ma credo che ci siano già diversi mezzi per tenersi in contatto e scambiarsi informazioni e materiali. Personalmente, se devo trovare una collocazione all’interno della scuola, credo che possa agilmente essere usato per comunicazioni organizzative, reminder agli allievi ed informazioni simili. Il docente di classe potrebbe magari appoggiarsi a questa tecnologia per avere una porta di comunicazione veloce con gli allievi, ma per ciò che concerne i contenuti, credo che possano trovare posto solo informazioni amministrative ed similari.
Ho inoltre letto il post riguardo le Top 100 Tools for Learning. Condivido quanto espresso da Letizia nel commento che segue, ed anche io mi stupisco del primo posto in classifica occupato da Twitter; mi interrogo altresì su quanto vi sia di reale utilità in esso e quanto invece sia moda.
Ecco un link circa delle considerazioni sull’uso di Twitter: http://www.stefanogorgoni.com/216/considerazioni-su-twitter/
16 Aprile 2010 - 12:18
Lo spunto per questo post mi è sorto leggendo un messaggio su Twitter e riflettendo dalla estesa libertà che possono permettere questi nuovi ICT.
Credo che ogni docente abbia provato delle emozioni dal risultato della “votazione sui minareti”. Indipendentemente dal tipo di emozione provata, le richieste degli studenti a voler discutere il tema sono spesso pressanti ed allora che dire? Un’esposizione oggettiva a questo punto sarebbe fuori luogo, visto che la votazione è ormai alle spalle, ed è dunque è facile lasciarsi andare a commenti opinionistici sul tema di fronte alla classe.
In particolare voglio qui porre l’attenzione sul connubio CLASSE-ICT. Possiamo ancora dire di essere di fronte alla classe solo e soltanto quando siamo in aula? La lezione finisce quando suona la campana? Dagli scritti pedagogici apprendiamo come sarebbe interessante che vi fosse una compenetrazione tra fuori e dentro la classe, ossia se gli allievi non smettessero di apprendere quando suona la campana ma fossero incentivati a farlo al di fuori anche di queste ore. Uno dei metodi possibili lo propongono le ICT, ad esempio Twitter.
Questo, ma anche altri mezzi di informazione e tecnologici, gettano una luce nuova sul concetto di “in classe” e impongono dunque una riflessione nuova anche sul concetto di libertà di parola e in particolare delle opinioni che ogni docente esterna. Ogni opinione arricchisce certo il curriculum pedagogico di ogni studente ma, se la stessa è esposta unilateralmente senza che ve ne sia un’altra a controbilanciarla, mancherebbe di quella necessaria oggettività o parità di opinioni che garantisce una discussione in merito.
In questo contesto si inserisce la pubblicazione di un docente che ha pubblicato il proprio stato d’animo con un “quasi aforisma” che interseca il risultato della votazione con il riferimento alla propria nazionalità, con il richiamo alla forma istituzionale di libertà per antonomasia e con la propria delusione per il risultato, in un mix che emoziona ma apporta anche una tinta di colore (anche se grigio-scura) a quella che è definita da molti, una macchia nella tradizione di apertura della Svizzera.
La mia riflessione è dunque: mezzo nuovo e possibilità nuova oppure mezzo nuovo ma il codice dovrebbe rimanere uguale? Esiste un limite alla libertà di parola valido per i docenti e dettato dalle leggi, dall’etica, dai regolamenti o dalle usanze comuni? Parallelamente, è possibile dare una definizione all’aula o alla classe che probabilmente sta allargandosi sino a diventare un concetto immateriale e dunque senza limiti?
5 Settembre 2011 - 09:26
Ciao, complimenti per questo tuo articolo, ti ho citato nel mio articolo pubblicato oggi:
http://segnalazionit.org/2011/09/imparare-con-twitter/