Archive for Settembre, 2011

“La scuola 2.0 è ancora lontana”

Durante l’estate è apparso nel blog di Saul Gabaglio (Ticinonline,) un’intervista su temi attinenti a questo blog. La riporto di seguito. I grassetti sono stati inseriti dall’autore di questo blog.

sguardo

Il dibattito attorno all’introduzione delle nuove tecnologie nelle aule scolastiche è probabilmente stato accelerato dal successo ottenuto dai nuovi dispositivi, in particolar modo dall’iPad. Capita sempre più di frequente di vedere nei licei cantonali docenti che fanno largo uso di computer (e in alcuni casi anche di iPad) per le proprie lezioni e di studenti che utilizzano gli stessi strumenti per prendere appunti. Nuove tecnologie che potrebbero rappresentare la maggiore rivoluzione nel lavoro dello studente degli ultimi decenni dall’avvento dei quaderni.

La domanda che ci si deve porre allora è la seguente: la scuola è pronta ad accogliere le nuove tecnologie? “Da più parti s’intuisce che le tecnologie d’informazione e comunicazione (ICT) – complice anche il web2.0 – potrebbero modificare l’organizzazione scolastica. Tuttavia, siamo ancora lontani da una riflessione che indichi come queste potrebbero diventare un’occasione per cambiare e migliorare l’istruzione e la scuola” spiega Marco Beltrametti, responsabile del corso di Integrazione ICT al DFA di Locarno. Come rileva in seguito l’esperto, la tendenza a un’integrazione delle ICT esiste ma, confinata in pochi ambiti, risulta essere ancora innovativamente poco incisiva e, di conseguenza, “non modifica granché l‘attuale organizzazione scolastica e la tradizione didattica”.

Cosa vuol dire effettivamente l’integrazione delle tecnologie di informazione e comunicazione nella Scuola ticinese? Quali sono i vantaggi che quest’integrazione può apportare alla scuola e all’apprendimento degli studenti?
“Potenzialmente l’integrazione delle ICT consentirebbe agli studenti di apprendere con il proprio ritmo, utilizzando strumenti e servizi personalizzati, con il docente che assume un ruolo più di accompagnatore che di istruttore. Nella scuola ticinese – ma anche in quella di altri cantoni – si procede a tentativi d’integrazione, slegati, a macchia di leopardo, senza una bussola pedagogica settoriale che possa indicare la direzione da seguire”.

Non potrebbe essere la Confederazione a indicare la direzione da seguire?
“Nello scorso decennio in ambito d’integrazione delle ICT, la confederazione ha dato impulsi interessanti a tutti i cantoni, ma questi impulsi – almeno da noi – non hanno portato a grandi ricadute. Principalmente perché non sono ancora fruibili i referenti di politica scolastica all’interno dei quali crescere con le ICT. Intendiamoci, nella Scuola ticinese le ICT sono disponibili: i computer, le reti, internet, i servizi amministrativi informatizzati, le lavagne interattive multimediali e altro ancora stanno entrando sempre più nelle nostre scuole. Alcuni docenti usano le ICT in classe in modi pertinenti e innovativi. Tuttavia, la disponibilità di servizi e strumenti ICT non significa necessariamente che la scuola si è modificata grazie a loro. Infatti, non sono ancora evidenti le “buone pratiche” che possono affermare che la scuola, rispetto a 20 anni fa, è cambiata nell’organizzazione e nella didattica di classe, grazie alle ICT”.

Quali sono le prime tappe da percorrere in questa direzione?
“Come detto, una bussola pedagogica aiuterebbe, anche se non è evidente definirla. Servono accordi tra le componenti scolastiche e progettualità che conducano a sperimentazioni, a formazioni e a investimenti dai quali far emergere i plus-valori e le modifiche da apportare al sistema scuola. L’integrazione delle ICT non è mai stata uno dei temi privilegiati dalla scuola ticinese. Sarebbe positivo lo diventasse perché avremmo chiaro il traguardo da raggiungere. Le tappe, poi, si potrebbero definire durante il percorso”.

Nel caso le dessero la bacchetta magica, quale cambiamento apporterebbe sin da subito per facilitare la reale integrazione delle ICT nelle scuole e nei processi di apprendimento degli allievi?
“Ascoltare gli allievi di oggi (nativi digitali), dando spazio ai docenti, così da poter sperimentare nuove forme d’insegnamento con strumenti e servizi ICT (pratiche sicuramente ben accolte dagli allievi come testimoniano i docenti che stanno già lavorando con questi strumenti, ndr.), naturalmente accompagnati e formati in modo adeguato”.

Una situazione che secondo Beltrametti pone l’istituzione ancora molto distante da una vera e propria Scuola 2.0. “Penso che avremo un impulso concreto in questa direzione quando i nativi digitali di oggi saranno i docenti e i quadri scolastici di domani” conclude Beltrametti. Per il momento, quindi, accontentiamoci degli strumenti: per la rivoluzione c’è tempo.

Saul Gabaglio

Ricominciano le scuole, con o senza ICT

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L’anno scolastico è da poco iniziato. Le allieve e gli allievi ritornano sui banchi, la maggior parte di loro lasciando il computer a casa. Infatti, nella scuola obbligatoria, portare il proprio computer non è usuale; nemmeno ritrovarne uno sui banchi.
Tuttavia, la scuola obbligatoria ticinese quest’anno presenta alcune novità: per quanto attiene all’integrazione delle ICT, qualcosa si muove.

Presentiamo questo minimo che avanza dal punto di vista del possibile riverbero che questo potrebbe avere su sedi e docenti. Diciamo innanzitutto che se di riverbero si tratta, quanto viene offerto (sperimentazione e formazione)  deve essere oggetto di inquadramento (teoria e ricerca) e accompagnamento (dotazione e formazione). Infatti, le esperienze che a macchia di leopardo vedono integrate le ICT, non fanno testo in un’ottica di generalizzazione se non accompagnate e sostenute.

In particolare vediamo che almeno 3 offensive continuano o iniziano.

  • La prima esperienza, nella scuola elementare, vede protagoniste una decina di classi in cui la matematica viene trattata con un software specifico denominato CAbriElem. I docenti operano in un “…cantiere sempre aperto dove si cerca, attraverso una continua riflessione disciplinare e pedagogica, di individuare quegli ambiti in cui l’informatica può contribuire all’apprendimento“. Per informazioni di dettaglio sull’esperienza e sul corso di formazione/accompagnamento, vedasi il sito di presentazione o l’articolo “Insegnare nella scuola elementare con l’ausilio dell’informatica: una sfida possibile” di Elena Mock pubblicato sulla rivista Scuola Ticinese no. 305.
    In sintesi, si tratta di integrare le ICT come artefatto cognitivo.
  • La seconda, nella scuola media (SM), vede continuare la sperimentazione inerente all’opzione tecnologia SM, opzione inserita nella fascia opzionale di orientamento in IV media della durata di 2 ore. In questa opzione le/gli allieve/i lavorano all’interno di più squadre col robot NXT della Lego, risolvendo compiti complessi, indagando, pianificando, programmando, per poi presentare il loro progetto a fine opzione.
    Un corso di formazione certificato CAS (corso di studi avanzato) denominato CAS tecnologia nella SM (12 ECTS), organizzato dal settore FC del DFA, accompagna questa esperienza, formando i docenti per abilitarli all’insegnamento. Un CAS è terminato a giugno 2011 (vedi) e un altro è da poco iniziato. In totale sono coinvolte una quindicina di sedi di SM. Per informazioni vedi post precedente.
    In sintesi, si tratta di integrare le ICT come oggetto di studio.
  • La terza esperienza è nuova e vede coinvolte 5 sedi di SM con oltre 30 docenti. Come nella precedente, si tratta di sperimentare l’impiego delle ICT in classe accompagnati da un CAS (10ECTS) organizzato dal settore FC del DFA. Il CAS è denominato 3i (Informatica Integrata nell’Insegnamento) e permette ai docenti iscritti di migliorare le conoscenze tecniche e pedagogiche di vari strumenti e servizi ICT per poi integrarli nel loro insegnamento, indipendentemente dalla didattica disciplinare insegnata.
    Per informazioni, vedi post precedente, e la presentazione del corso (sito FC SUPSI-DFA)
    In sintesi, si tratta di sperimentare come integrare le ICT come sussidio didattico.

In conclusione, si può affermare che nella scuola ticinese, qualcosa si muove nel campo dell’integrazione delle ICT, “qualcosa” di strutturato poiché inserito in un contesto di sperimentazione accompagnata (in 2 casi su 3  pure certificata) che si affianca alle varie e valide proposte di docenti, esperti e sedi, esistenti nella scuola ma a macchia di leopardo.