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Ricominciano le scuole, con o senza ICT

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L’anno scolastico è da poco iniziato. Le allieve e gli allievi ritornano sui banchi, la maggior parte di loro lasciando il computer a casa. Infatti, nella scuola obbligatoria, portare il proprio computer non è usuale; nemmeno ritrovarne uno sui banchi.
Tuttavia, la scuola obbligatoria ticinese quest’anno presenta alcune novità: per quanto attiene all’integrazione delle ICT, qualcosa si muove.

Presentiamo questo minimo che avanza dal punto di vista del possibile riverbero che questo potrebbe avere su sedi e docenti. Diciamo innanzitutto che se di riverbero si tratta, quanto viene offerto (sperimentazione e formazione)  deve essere oggetto di inquadramento (teoria e ricerca) e accompagnamento (dotazione e formazione). Infatti, le esperienze che a macchia di leopardo vedono integrate le ICT, non fanno testo in un’ottica di generalizzazione se non accompagnate e sostenute.

In particolare vediamo che almeno 3 offensive continuano o iniziano.

  • La prima esperienza, nella scuola elementare, vede protagoniste una decina di classi in cui la matematica viene trattata con un software specifico denominato CAbriElem. I docenti operano in un “…cantiere sempre aperto dove si cerca, attraverso una continua riflessione disciplinare e pedagogica, di individuare quegli ambiti in cui l’informatica può contribuire all’apprendimento“. Per informazioni di dettaglio sull’esperienza e sul corso di formazione/accompagnamento, vedasi il sito di presentazione o l’articolo “Insegnare nella scuola elementare con l’ausilio dell’informatica: una sfida possibile” di Elena Mock pubblicato sulla rivista Scuola Ticinese no. 305.
    In sintesi, si tratta di integrare le ICT come artefatto cognitivo.
  • La seconda, nella scuola media (SM), vede continuare la sperimentazione inerente all’opzione tecnologia SM, opzione inserita nella fascia opzionale di orientamento in IV media della durata di 2 ore. In questa opzione le/gli allieve/i lavorano all’interno di più squadre col robot NXT della Lego, risolvendo compiti complessi, indagando, pianificando, programmando, per poi presentare il loro progetto a fine opzione.
    Un corso di formazione certificato CAS (corso di studi avanzato) denominato CAS tecnologia nella SM (12 ECTS), organizzato dal settore FC del DFA, accompagna questa esperienza, formando i docenti per abilitarli all’insegnamento. Un CAS è terminato a giugno 2011 (vedi) e un altro è da poco iniziato. In totale sono coinvolte una quindicina di sedi di SM. Per informazioni vedi post precedente.
    In sintesi, si tratta di integrare le ICT come oggetto di studio.
  • La terza esperienza è nuova e vede coinvolte 5 sedi di SM con oltre 30 docenti. Come nella precedente, si tratta di sperimentare l’impiego delle ICT in classe accompagnati da un CAS (10ECTS) organizzato dal settore FC del DFA. Il CAS è denominato 3i (Informatica Integrata nell’Insegnamento) e permette ai docenti iscritti di migliorare le conoscenze tecniche e pedagogiche di vari strumenti e servizi ICT per poi integrarli nel loro insegnamento, indipendentemente dalla didattica disciplinare insegnata.
    Per informazioni, vedi post precedente, e la presentazione del corso (sito FC SUPSI-DFA)
    In sintesi, si tratta di sperimentare come integrare le ICT come sussidio didattico.

In conclusione, si può affermare che nella scuola ticinese, qualcosa si muove nel campo dell’integrazione delle ICT, “qualcosa” di strutturato poiché inserito in un contesto di sperimentazione accompagnata (in 2 casi su 3  pure certificata) che si affianca alle varie e valide proposte di docenti, esperti e sedi, esistenti nella scuola ma a macchia di leopardo.

ICT e Psico-pedagogia | Libri di testo: carta, bit e anche video

Nell’ambito del  corso “Integrazione delle ICT nella SM” inserito nel piano studi del Master of Arts SUPSI in Insegnamento nella scuola media 2010/2011, è stato chiesto ai partecipanti di redigere riflessioni tematiche sotto forma di blog. Il post che segue è uno tra quelli ritenuti meritevoli di pubblicazione.
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imm_master11Il 29 maggio dalla costa ovest degli Stati Uniti è arrivata l’attesa e da alcuni temuta notizia: l’ebook ha superato il libro cartaceo.  La notizia data dal portale a stelle e strisce di Amazon è poi rimbalzata tra le pagine online di praticamente tutti i siti di notizie del mondo. Grazie alla sempre maggiore diffusione dei supporti digitali, gli ebook sono sempre più interessanti sia per il lettore, sia per l’editore. Tra questi Zanichelli, che tra i suoi titoli ha numerosi volumi scolastici, ha messo in piedi un spazio virtuale dedicato espressamente a studenti e docenti che affianca il sempre più fornito negozio online dal quale si possono comperare i libri di testo in tutte le loro forme.

Questi nuovi strumenti offrono la possibilità di accedere a una serie di contenuti aggiuntivi, disponibili in varie forme (.pdf, .mp3, etc.), che rappresentano dei plus-valori notevoli e che possono aiutare l’allievo nel processo di apprendimento. Nuovi strumenti che, offrendo online esercizi e test, modificano l’utilizzo del libro (che nel caso si sia acquistata la versione cartacea è disponibile gratuitamente anche in formato .pdf) rendendo l’allievo più attivo nel suo studio e permettendogli di attivare differenti forme di intelligenza.

Tra gli strumenti mediatori inseriti nel triangolo pedagogico, quelli appena descritti sollevano inevitabilmente alcune domande:

  • quale beneficio reale hanno gli allievi da questa modalità di apprendimento?
  • Aiutano lo sviluppo dell’indipendenza e della responsabilizzazione dell’allievo (SE) o unicamente la costruzione di un sapere mnemonico(S)?
  • Se l’ICT in classe rappresenta uno strumento di mediazione con l’insegnante, quando l’allievo studia a casa quale ruolo assumono?

Autore: Saul Gabaglio

CAS per l’integrazione delle ICT nella Scuola media

modello_ICTIn questi due ultimi decenni si è evidenziato che dotare la scuola di apparecchiature informatiche per sostenere le tradizionali attività didattiche, non porta necessariamente a una loro effettiva integrazione. Questa integrazione deve passare attraverso la modifica del modo di insegnare, modifica che tocca l’ambiente di apprendimento e la didattica.
Un modello teorico interessante d’integrazione è proposto da Simon Hooper e Lloyd P. Rieber del College of Education Universitv of Minnesota e del Department of Instructional Technology – University of Georgia (vedi)

Questo modello propone di andare oltre l’integrazione delle ICT nelle attività del docente, ri-orientandone la pratica didattica. Per permettere questo riorientamento si dovrà necessariamente attivarsi con corsi di formazione continua che sappiano dare supporto alla pratica.

Ecco allora che i CAS (vedi post precedente) possono aiutare in modo pertinente questa crescita. In questi giorni si sta presentando agli addetti ai lavori (direzioni, sedi, docenti di SM) un’opportunità formativa che va in questo senso. Si tratta di un CAS denominato 3i (Informatica Integrata nell’Insegnamento). Questo CAS nasce dall’esigenza dell’Ufficio d’insegnamento medio di preparare docenti di scuola media del canton Ticino a meglio integrare le tecnologie informatiche e multimediali (ICT) nel loro insegnamento, indipendentemente dalla didattica disciplinare insegnata. Il CAS 3i, offerto e coordinato dal DFA, ha una durata di 4 semestri e corrisponde a 10 ECTS. Sarò più esaustivo sul CAS 3i in un successivo post.

Per informazioni di dettaglio, scaricare una presentazione del CAS3i (.pdf)

“Corsi del CAS”: nuova tipologia di corsi di formazione continua

Hand drawing empty diagramCAS  (Certificate of Advanced Studies) è un titolo universitario di formazione continua,  rilasciato da scuole terziarie (tra cui il DFA della SUPSI). Il CAS certifica il docente che lo ha conseguito di aver terminato una formazione importante utile a sviluppare competenze professionali avanzate in un dato ambito.

L’offerta dei CAS  è quantificata in ECTS. L’ECTS è un’unità di misura di tempo del volume di lavoro dello studente – nel nostro caso il docente in formazione -, applicata nel processo di Bologna per favorire la mobilità e il riconoscimento di titoli di studio. L’adozione degli ECTS nella formazione continua implica un cambiamento radicale di paradigma: la formazione continua seguita da un docente non è più misurata in ore di lezione seguite, ma in ore di lavoro globali prestate dal docente per la sua formazione, comprensive quindi di ore di progettazione e di realizzazione di attività in classe, studio e lettura individuali, redazione di lavori e dossier, ecc. Un credito ECTS corrisponde a circa 30 ore di lavoro. Un CAS permette di conseguire almeno 10 ECTS.
L’adozione degli ECTS è un’occasione per valorizzare il lavoro che il docente svolge nella sua classe nell’ottica (anche) della sua formazione personale. Di regola, delle ore calcolate in ECTS di un corso di formazione continua, solo il 20-30% consiste in ore di lezione teoriche e laboratoriali. Il resto è comprensivo di attività propedeutiche alla progettazione/condivisione, di ore d’attività di preparazione e di ore di esecuzione di lezioni, in aula.

In sintesi, la certificazione dei CAS viene conseguita tramite:
1.    la presenza ai momenti di formazione teorici;
2.    la partecipazione ai momenti laboratoriali;
3.    la trasposizione di quanto progettato durante i laboratori;
4.    una documentazione contenente uno o più itinerari didattici da presentare e discutere a livello laboratoriale.

Nell’ambito della formazione all’intersezione tra le ICT, la formazione e l’apprendimento, la tipologia corsi CAS è apprezzata in quanto permette al docente in carica di seguire formazioni necessarie che accrescono le sue competenze senza per questo diminuire la percentuale del suo lavoro. Per l’ambito di cui è questione nel blog, una possibilità interessante  per formare i/le docenti all’integrazione delle ICT.

Il viaggiatore scientifico 5

viaggiatore_scientificoAnche quest’anno, continuando una (quasi) tradizione, il DFA propone una giornata  dedicata alla divulgazione scientifica, ai suoi aspetti spettacolari e a nuove proposte didattiche. Questa giornata avrà luogo il sabato 19 febbraio 2011 Ore 8.30 Aula magna, Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) SUPSI Piazza San Francesco 19, Locarno.

Di seguito i temi affrontati in conferenze e atelier:

* Un po’ di fisica nella scuola dell’infanzia?

* Quelques démonstrations de chimie de niveau gymnase

* La Scatola di Einstein a Barcellona

* Come funziona il sapone?

* Il LASER compie 50 anni!

* Fisica Sognante – Fisica e giocoleria

Informazioni di dettaglio:

Diritti d’autore e dintorni nella didattica

copyrightChi, come docente o studente, non si è mai confrontato col tema del diritto d’autore nel mondo delle informazioni condivise di oggi, via internet? Pochi o nessuno! Infatti, questo è un tema che ricorre spesso nell’ambito della didattica di classe, ma soprattutto della didattica oltre la classe, per via asincrona, supportata da servizi del web2.0. Quali sono le avvertenze da fornire ai docenti che usano – o vorrebbero usare – documenti di varia natura nei loro corsi? Rispettivamente, quali diritti posso attribuire alle mie produzioni formative inserite in rete?

Senza essere esaustivo, propongo alcune informazioni essenziali per meglio orientarsi, ricordando che siamo nell’ambito del diritto d’autore, ambito in cui da poco tempo è possibile usare dei diritti di protezione meno restrittivi. Penso all’impiego dei Creative Commons (CC) che sono orientati alla condivisione e agli utilizzi pubblici soprattutto di materiale digitale. Ritornerò sul tema dei Creative Commons.

Questi consigli sono tratti da  “Pubblicare e scaricare da Internet Qualche riflessione” – 2009, Cancelleria dello Stato (vedi)

Ricerca in Internet
È possibile utilizzare tutti i testi e le immagini che si scaricano da Internet per la didattica. Se uno studente prepara una presentazione o una ricerca per la scuola, gli è quindi permesso inserire i contenuti che ha trovato in Internet. Dovrà però sempre citare le fonti del materiale che ha utilizzato. Non è consentito invece utilizzare questo materiale sul proprio sito web o su quello della scuola.

Pubblicazioni sul sito della scuola (o su un blog)
In generale è importante distinguere tra le pubblicazioni sul server interno alla scuola (Intranet) e la pubblicazione su Internet. Il sito Intranet della scuola è a scopo didattico. Visto che è accessibile solo ad allievi e docenti, tutto ciò che vi si pubblica è considerato una riproduzione per informazione interna a un istituto; citando l’autore e tenendo conto di alcune eccezioni, la pubblicazione è possibile. Non è invece possibile (senza il consenso dell’autore) la pubblicazione in Internet, a meno che siano protetti con specifici CC.

Video registrati alla TV, acquistati o noleggiati
Un docente può registrare programmi radio o televisivi per mostrarli agli allievi in classe. Non può però salvarli integralmente sul sito interno alla scuola (Intranet); è possibile unicamente pubblicare degli estratti di queste opere.
Su Internet invece non è possibile alcuna pubblicazione, nemmeno di estratti (a meno che i video non siano stati realizzati dalla scuola stessa). L’uso di filmati provenienti e pubblicati da altri siti è permesso ( via “embedded”), visto che la fonte viene mostrata.

Testi e immagini non realizzati dalla scuola
Pubblicare testi o immagini sul sito interno della scuola è possibile; per quanto riguarda il sito Internet al contrario non lo è, a meno che non si abbia il consenso dell’autore o siano protetti da specifici diritti CC.

Testi e immagini realizzati da un docente/studente in seno all’attività didattica
Se un’opera (testi, fotografie, filmati,…) viene realizzata da un docente – o studente maggiorenne -  nell’ambito del suo lavoro, i diritti d’autore appartengono alla Scuola (anche se l’autore è il docente).

Opere di allievi
Per pubblicare opere di allievi in Internet occorre la loro autorizzazione. Se l’allievo è minorenne occorre il consenso dei genitori.

Concorso “ICT award”

l'interrogazioneDa alcuni anni gli studenti e le studentesse della Formazione di Base della SUPSI/DFA, usano strumenti e/o servizi ICT nella preparazione del loro materiale didattico. Alcuni di loro impiegano pure in classe, con gli allievi, nella pratica professionale, strumenti o servizi ICT.

Per comprendere quali sono gli usi – normalmente integrati nella programmazione e nella didattica – si indice un concorso che dovrà permettere di fare il punto su questo tema all’intersezione tra programmazione didattica e formazione in classe con  ICT, servizi dell’internet, apparecchi multimediali, LIM e altro ancora.

Informazioni sul tema:

Do you remember?

insegnare logoraSulla “Regione” del 23 settembre 2009, Giorgio Mainini, già direttore di Scuola Media, scrive una lettera aperta dal titolo “Riapriamo il dibattito sulla scuola“.
Mainini sottolinea anche come le ICT possano modificare l’odierno modo ticinese di far scuola, migliorandolo e adattandolo alle attuali esigenze sociali, nonché venendo incontro alle competenze degli allievi -  “nativi digitali” – che usano massicciamente le ICT non ritrovandole che omeopaticamente nella scuola odierna, eccezioni a parte.
Mainini cita pure uno scritto (Nuove tecnologie informatiche nella scuola) del 2001 nel quale il sottoscritto ed altri autori cercavamo di perorare la causa dell’integrazione delle ICT (vedi). In questo  formulavamo proposte operative – disattese – e indicavamo delle proposte di inquadramento, di politica scolastica, pure disattese, almeno finora. Le ribadisco di seguito:

  • elaborazione di una precisa strategia cantonale, realistica ma vincolante, da un lato per la sperimentazione, dall’altro per l’aggiornamento di tutti gli operatori scolastici nella nuova didattica, con la relativa determinazione di spazi, contributi, scadenze, se necessario anche con l’adozione di misure (in positivo e in negativo) nei confronti di quadri (funzionari, esperti, direttori, consulenti, …) e docenti;
  • creazione di una struttura di formazione degli insegnanti e dei quadri, nella direzione volta a considerare l’uso delle ICT una chiave universale per la concezione di una scuola “ (…) che fornisca al ragazzo la capacità di orientarsi nel mondo in cui vive, per fare scelte personali ragionate; che gli insegni non migliaia di nozioni, ma la tecnica per imparare e assimilare quelle che davvero gli serviranno; che gli spieghi come si argomenta, come si progetta, come si pone una domanda sensata; che gli fornisca una maturità di pensiero tale da consentirgli di riconoscere il valore imprescindibile della tradizione storica, e lo ponga in relazione con la contemporaneità e con il contesto culturale e sociale; che gli dia una formazione scientifica certa e accettabile.” (Ignazio Contu);
  • imposizione dell’acquisto di apparecchiature equivalenti, da parte del Cantone, a tutti i Comuni per le SE, se del caso con adeguati sussidi, per ovviare al formarsi di una “scuola comunale” troppo dipendente dalle capacità finanziarie e dalle sensibilità dei Comuni.

Le proposte secondo me sono ancora attuali, benché da adattare, anche alla luce della scarsa valutazione ricevuta dalla scuola ticinese nell’ambito dell’integrazione delle ICT, vedi precedente post. Remember…

Contributi a progetti scuola-famiglia che impiegano le ICT

Le ricerche condotte negli ultimi dieci anni hanno dimostrato l’importanza del sostegno e del coinvolgimento dei genitori nella vita scolastica dei loro figli. In questo senso, la promozione e l’incentivazione della collaborazione tra scuola e genitori è una missione importante del sistema scolastico. Diversi esperimenti hanno dimostrato che le ICT possono offrire interessanti e innovative soluzioni per migliorare il legame tra questi due partner. Alcuni progetti in questa direzione sono stati, sono o saranno condotti nel Comuni o in alcune scuole in Svizzera. Per la sua prossima pubblicazione su «Les MITIC au service de la collaboration école-famille», il Centro svizzero per la tecnologia dell’informazione e della comunicazione (CTIE) lancia un invito a presentare contributi. L’obiettivo è quello di raccogliere informazioni sui progetti cantonali, regionali, i progetti scolastici o le categorie di coloro che hanno risposto i due seguenti criteri:

  • migliorare, sostenere, promuovere la collaborazione tra insegnanti e genitori aumentando la loro partecipazione alla vita della scuola e / o dei loro investimenti nella scuola dei propri figli (dalla scuola dell’infanzia alle scuole secondarie).
  • il progetto è attuato in parte o completamente con le ICT (sito web, piattaforma di apprendimento, video, audio, immagini, email, SMS, blog,…).

Le persone coinvolte in progetti di questo tipo sono invitati a compilare il presente modulo e ritornarlo fino al 26 giugno 2009 al seguente indirizzo: [email protected]
Inoltre, se si è a conoscenza di scuole o di insegnanti coinvolti in questo tipo di progetto, pf fate seguire l’informazione. Grazie!

Liberamente tradotto dal testo inviato da Marian Steiner per email l’11 giugno 2009.

Il computer ci aiuta a pensare e a scrivere le storie

È stato pubblicato col titolo del post su “Scuola Ticinese” n. 291, marzo-aprile 2009, un insieme di articoli che descrive un uso pertinente, integrato, delle ICT in aula. Grazie all’itinerario presentato sono stati (meglio) raggiunti gli obiettivi previsti dal programma scolastico – in questo caso di Scuola elementare – per quanto concerne la lingua madre. La proposta metodologica porta il nome di “Giochiamo con la fiaba”, ed è stata ideata dai docenti di SE Angelo Morini e Corrado Scaroni con il supporto recente dell’ASP.

Integrare uno strumento informatico in un contesto formativo di classe significa mettere il computer al servizio della metodologia didattica per raggiungere, con qualità accresciuta, gli obiettivi previsti. In altre parole, lo strumento o il servizio informatico si inseriscono nel processo didattico, passando però in secondo piano per rapporto al compito che supportano, integrandosi.

In questo itinerario didattico è stato creato un data-base (mysql-php) nel quale vengono inserite storie inventate dagli allievi i quali, successivamente, ne verificano la correttezza sintattica (coerenza e coesione del testo). Le storie inventate e inserite possono mescolarsi a piacimento, usando il modello della fiaba di Propp.

Nell’itinerario “Giochiamo con la fiaba”, il computer viene impiegato per i seguenti compiti:
- digitazione delle sequenze narrative della fiaba nel database usando un browser;
- controllo su schermo o su stampa della coerenza delle sequenze narrative;
- correzione dei testi risultati non coerenti;
- creazione di nuove fiabe tramite rimescolamento delle varie sequenze attraverso il browser;
- inserimento dei disegni dei bambini (dopo acquisizione tramite scanner) a illustrare le corrispondenti sequenze narrative.

Con impieghi del computer di questo tipo, gli allievi lavorano per raggiungere lo scopo principale dell’itinerario, che attiene alla scoperta e all’uso degli elementi linguistici che rendono possibile la coerenza e la coesione del testo, riferendosi alla struttura narrativa della fiaba.

Scopri l’itinerario partendo da http://www.aspti.ch/fiaba o scarica l’articolo (in .pdf) pubblicato su “Scuola Ticinese”.

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RomandTIc Journée intercantonale d’intégration des MITIC dans la pédagogie

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La Conferenza  dell’istruzione pubblica dei cantoni della Svizzera romanda e del Ticino (CIIP) organizza una “Giornata intercantonale d’integrazione delle ICT nella pedagogia“, a Losanna il mercoledì 6 maggio 2009 (vedi).
Questa giornata è coerente con le raccomandazioni delle CDPE  in materia d’integrazione delle ICT (doc “Recommandations relatives à la formation initiale et continue des enseignantes et enseignants de la scolarité obligatoire et du degré secondaire II dans le domaine des technologies de l’information et de la communication (ICT)“  del marzo 2004, consulta in .pdf).

Per il Ticino saranno presenti, come relatori, Marco Beltrametti (ASP), Filippo Gabaglio (SE) e Manuela Gerber, Remigio Tartini (SM).

Gli obiettivi della giornata sono:
- favorire l’introduzione delle ICT nelle classi;
- dare esempi concreti d’integrazione delle ICT riusciti (vedi esempio della giornata ASP del I aprile);
- favorire scambi tra rappresentanti ICT dei vari Cantoni coinvolti;
- mettersi all’ascolto dei docenti, notando le loro aspettative in materia;
- discutere dell’importanza delle ICT nel Piano di Studio Romando (PER).

Programma della giornata (.pdf) | iscrizione |

Esempi d’integrazione di strumenti/servizi ICT nella scuola

Integrare uno strumento informatico in un contesto formativo di classe significa mettere il computer al servizio della metodologia didattica per raggiungere, con qualità accresciuta, gli obiettivi previsti. Lo strumento o il servizio informatico si inseriscono nel processo didattico, passando in secondo piano per rapporto al compito che supportano, integrandosi. Infatti, lʼintegrazione delle ICT nella formazione ha come scopo la valorizzazione del compito da eseguire, usando lo strumento come mezzo e non come fine. Viene così a crearsi un plusvalore dato dalla tecnologia integrata.

Il movimento tendente a inserire le ICT nella formazione scolastica è in atto da circa 20 anni. Lʼinserimento avviene lentamente in quanto i processi dellʼinsegnare e dellʼapprendere sono complessi, a differenza, per esempio, di procedure produttive i cui flussi sono facilmente identificabili e programmabili.

Si possono identificare delle “buone pratiche” in cui le ICT sono integrate a livelli diversi: per il lavoro di programmazione del docente, come strumento didattico in classe, come mezzo comunicativo in una formazione oltre lʼaula oppure come artefatto cognitivo che permette didattiche fino a poco tempo fa impensabili.

L‘Alta Scuola Pedagogica organizza il 1 aprile 2009 una giornata in cui alcune di queste attività sono mostrate in workshop. Pur non essendo esaustivi rispetto a quanto realizzato nella formazione nel campo dellʼintegrazione delle ICT, questi workshop mettono in evidenza alcuni esempi a vari livelli e con diverse metodologie d’impiego.

Per dettagli e iscrizioni, partire da qui…

L’integrazione delle ICT a scuola

Nell’ambito delle pubblicazioni inerenti a ricerche nel campo dell’integrazione delle MICT (Cleary, Akkari e Corti, 2008), si può evidenziare come agli enormi investimenti effettuati nel campo scolastico, corrisponda un limitato impiego delle tecnologie direttamente in classe, con gli allievi. Questo sia per quanto attiene al tasso di utilizzo dei computer delle scuole, sia per il modo in cui esse sono proposte a livello di classe.

Alcuni ricercatori (Cuban, Kirkpatrick e Beck, 2001) fanno notare che l’insegnamento resta soprattutto centrato sull’insegnante. I docenti usano le MICT per fare ciò facevano ancora prima dell’avvento dell’informatica: un insegnamento soprattutto centrato sulla figura e sull’agire del docente (Hennessy, Rutven e Brindley, 2005).

In sintesi, la difficoltà dell’integrazione è principalmente dovuta alla mancanza di possibilità (o motivazioni) da parte degli insegnanti nel modificare la loro didattica. L’aggravante risiede nel fatto che la maggioranza dei docenti – soprattutto quelli che hanno meno di 20 anni di servizio – impiega regolarmente i computer per la preparazione delle proprie lezioni e per la gestione amministrativa del proprio insegnamento.

Quali soluzioni adottare per superare l’”impasse”? Fitzallen (2005) ci ricorda che l’insegnamento è una professione che necessita di qualifiche di alto livello alle quali si devono aggiungere le MICT. A chi spetta la (ri)qualificazione dei docenti? Alle Alte scuole pedagogiche ma, soprattutto alla politica scolastica che deve chiedere a queste scuole terziarie di organizzare (ri)qualifiche, convinta che esse siano importanti. Un salto di paradigma da parte di chi, “decideur” con oltre 20 anni di esperienza, non vede le MICT con uno sguardo innovativo.

Per una politica cantonale in ambito ICT

Con la risoluzione 05.205 dell’8.7.2005 la Divisione della scuola dava mandato a una commissione -  composta da operatori della scuola dell’obbligo e da esperti esterni – di definire, in un quadro di riferimento coerente, le linee pedagogiche per l’integrazione delle ICT nelle scuole comunali (settore prescolastico e primario).
A tre anni dalla risoluzione, il gruppo proporrà a breve il suo rapporto all’autorità cantonale. Da questo rapporto si evince, in sintesi quanto segue:
- i computer sono attualmente poco utilizzati in classe, con gli allievi (vedi post su questa inchiesta);
- l’impiego auspicato dovrebbe rispondere a precise esigenze didattiche e/o formative;
- si consiglia di evitare l’uso di programmi didattici creati per la scuola quando rigidi e poco innovativi;
- si sconsiglia l’uso del computer impiegato per apprenderne il funzionamento;
- si apra uno spazio di riflessione sulla società in rete, sui nuovi servizi, le nuove identità e sensibilità, per evitare che l’esperienza della vita scolastica rimanga staccata da quella quotidiana degli allievi;
- si sia coscienti che usare le ICT in classe deve condurre anche all’attivazione di strategie educative con lo scopo di sensibilizzare e di responsabilizzare;
- visto che le ICT attivano strutture cognitive particolari, il docente deve esserne cosciente, così da sfruttarle in modo pedagogicamente pertinente.

“In sintesi, il ricorso a nuove ICT, per modalità e contenuti, deve essere funzionale all’attuazione di un sistema didattico complesso. Il mezzo, le attività e i programmi vanno quindi scelti consapevolmente come strumenti in funzione degli scopi delle diverse didattiche.”

Il rapporto, corredato da diversi spunti operativi (schede/itinerari), mette l’accento sulle potenzialità di queste tecnologie per il promuovimento del disabile e fornisce spunti e preoccupazioni all’intenzione dell’autorità politica. In particolare, gli estensori invitano il Dipartimento a definire una politica che delinei l’uso delle ICT nella scuola dell’obbligo, tenendo conto di quanto già si attiva a livello federale e vincolando a questa politica chi si occupa di formazione nella scuola dell’obbligo.

Estrapolato dal “Rapporto all’intenzione della Divisione della Scuola” del GRIF, novembre 2008

L’apprendimento e l’insegnamento con le ICT: aiuto od ostacolo?

I nuovi mezzi di comunicazione digitale (ciò che in questi post va sotto il cappello ICT) nel corso degli ultimi dieci anni sono diventati evidenti anche per la scuola a vari livelli. Oltre alla scrittura, lettura e aritmetica, nel 21esimo l’uso delle ICT sarà una quarta competenza da insegnare e assimilare. Le ICT stanno aprendo nuovi orizzonti alla scuola e all’educazione.

La discussione sull’intersezione tra istruzione e ICT si sta’ sviluppando sempre più. Inizialmente si era iniziato seguendo idee euforiche, ora ritenute utopistiche. Oggigiorno, si evidenzia un disincanto nei confronti di queste idee, anche perché risulta più facile preventivare costi e benefici dei nuovi media così come le conseguenze e gli effetti positivi e negativi. Quindi, si è maggiormente in chiaro sui vantaggi e gli svantaggi dei nuovi media come aiuto o ostacolo per l’apprendimento e l’insegnamento.

Dove si trova il valore reale dei nuovi media nei settori dell’istruzione e della scuola? Quando si opera con questi nuovi mezzi di comunicazione in materia di istruzione scolastica e universitaria, risulta produttivo e quando no? Quali mezzi di comunicazione saranno accolti dagli utenti e quali altri gli utenti richiederanno? I nuovi mezzi promuovono una nuova cultura dell’apprendimento? Essi saranno in grado di far emergere altre forme di conoscenza? Qual è l’impatto dei videogiochi sulla socializzazione, sull’apprendimento, sul comportamento sociale e le azioni dei bambini e degli adolescenti? Esiste la necessità di un codice etico, comprensivo dell’influenza e dei limiti dei nuovi media considerati?

A queste e ad altre domande si cercherà di rispondere durante una due giorni (21 e 22 gennaio 2009) all’ASP di Berna.
Tradotto dal tedesco. Per chi volesse saperne di più…
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Competenze ICT dei docenti

Come formatore che si occupa dell’integrazione delle ICT in ambito scolastico, analizzo regolarmente le competenze ICT tecniche dei futuri insegnanti, da 10 anni a questa parte. La mia ipotesi è che maggiore è la competenza tecnica del docente, più alta sarà la possibilità che questo, una volta nella scuola, integri le ICT nel suo insegnamento di classe.
L’ipotesi è da verificare anche perché la letteratura di ricerca afferma (dati fino al 2003) che non esistono legami particolarmente significativi. I giovani insegnanti, pur usando in modo significativo le ICT fuori dal contesto scolastico, le integrano poco in quello di classe. Riprenderò in seguito questo discorso.
In questo post mi preme osservare che sull’arco di questa decina d’anni le mie osservazioni hanno permesso di appurare che le competenze ICT dei nuovi insegnanti sono cresciute in modo esponenziale. Attualmente, chi affronta il percorso professionalizzante di docente, indipendentemente dal settore scolastico, ha competenze ICT notevoli.
In sintesi, ecco i dati di inizio anno accademico 2008/2009.
Tutti i futuri docenti che iniziano la formazione (SE/SM/SMS) possiedono un computer casalingo (100%); la maggior parte sa operare in modo più che sufficiente con almeno un sistema operativo e con gli applicativi ricorrenti (97%); l’allacciamento all’internet tramite banda larga è uno standard (90%). Quasi la metà fa ricorso regolarmente servizi del web2.0 (40%).
In altre parole, per quanto attiene all’integrazione delle ICT, le scuole di livello terziario, quale l’ASP, non devono oramai più offrire contenuti di tipo tecnico, bensì pedagogico e/o didattico, sia di didattica generale, sia disciplinare, per entrambi i settori della formazione di base/pedagogica e continua. Integrare cioè le ICT nella formazione terziaria.

“Digital divide” tra i docenti?

A fine 2007 è stata effettuata un’inchiesta presso tutti i docenti delle Scuole elementari del Ticino. Da questa inchiesta – stilata dall’USR, non ancora pubblicata e alla quale ha risposto oltre la metà dei docenti (52%) – emergono dati coerenti con quelli citati nel mio precedente post sul tema<: la maggior parte dei docenti sa usare e impiega le ICT per il proprio lavoro di preparazione.
Emergono anche altri elementi significativi e importanti.

Uno di questi è che solo il 25% dell’insieme dei docenti pensa di usare le ICT in classe e solo l’8% le impiega regolarmente con gli allievi, nella propria classe. Una mancata integrazione delle ICT in questo settore. Vedremo di approfondire il tema successivamente.
Un altro elemento importante che emerge è che quasi la metà dei docenti in carica non ha risposto all’inchiesta malgrado le sollecitazioni arrivate da più parti che indicavano la stessa come importante. Presumibilmente, si può dedurre che il 48% dei docenti non è interessato alle ICT né come strumento per il proprio lavoro di preparazione, né lo impiega regolarmente. È un’interpretazione, che però mi permette di affermare che anche alle nostre latitudini sta’ effettivamente emergendo come il “Digital divide” si è spostato dalle nuove generazioni – ormai formate da nativi digitali – a quelle dei docenti in carica che non hanno avuto una formazione a queste tecnologie. Questo è un problema che si potrà facilmente risolvere (formazione, informazione, emulazione, accesso alla dotazione) se lo si identifica. Un ulteriore freno all’integrazione delle ICT.

La storia “open source”

Stanno avendo un successo al di sopra delle aspettative i siti web – di regola delle televisioni statali – che offrono materiale multimediale di tipo storico.
Nella fruizione delle informazioni, la multimedialità si è da tempo affiancata ai testi grazie alla digitalizzazione che la rende più manipolabile e riutilizzabile. I suoi canali comunicativi (suono, immagine, testo) si fondono, rendendo le informazioni veicolate maggiormente pregnanti. Se i contenuti sono interessanti, ecco che il successo appare evidente. Nell’ambito formativo la multimedialità sta’ avendo successo da vari punti di vista: passivo (fruizione), creativo (costruzione) e interattivo (individuale). Su questi punti tornerò in dettaglio più avanti. Fermiamoci però alla storia.
Il poter usufruire e commentare (stile web2.0) documenti multimediali di tipo storico, autorizza l’uso dell’identificativo “open source”. Infatti, sono disponibili i filmati, condivise la critiche, individuali le ricostruzioni. Evidentemente, non sono i siti come quello della TSr, dell’archivio della Tv francese della TSi (vedi navigastoria) o altri che potranno (ri)costruire la storia. Tuttavia, anche in questo campo emergono opportunità interessanti che a livello formativo e soprattutto didattico forniscono spunti e materiale che fino a pochi lustri or sono erano impensabili. Al docente conoscerne la portata, approcciarli criticamente, integrarli nella sua didattica di classe e consigliarli come materiali per uno studio/approfondimento individuale. Questo è un esempio di integrazione delle ICT.

Adolescenti in rete: tra amicizie, trasgressioni e rischi.

Da un’inchiesta effettuata dalla Doxa per l’associazione “Save the Children nel febbraio 2008 (scarica in .pdf), risulta che il 2/3 degli adolescenti italiani che usa internet entra nei servizi del web2.0 e rende disponibile un proprio profilo personale. Anche da noi, empiricamente parlando, questa è la tendenza. Questo sembra essere coerente con quanto precedentemente scritto e in linea con l’emergenza dei cosiddetti “webacteurs” , ma apre tuttavia una serie di interrogativi inerenti alla protezione dei dati personali e alla conoscenza dei rischi – potenziali ma esistenti – che si incontrano in siti di “social network” come facebook (vedi post) o Myspace. Qui non si vuole esagerare la portata del rischio per rapporto alle opportunità, ma si vuole sottolineare l’importanza di un’informazione corretta e trasparente su questi servizi e sulle leggi a cui essi fanno riferimento. Rapportarsi al web2.0 con conoscenza di causa appare oggigiorno assiomatico, per evitare i rischi personali e aumentare le possibilità comunicative.
Ma, a chi compete questa informazione? Alla scuola che deve una volta di più educare oltre che istruire? Agli enti che si occupano di prevenzione? Allo Stato e ai suoi Dipartimenti?
Da alcuni anni diverse iniziative in questo campo informativo sono disponibili; l’elenco sarebbe lungo. Preme sottolineare che il “target” a cui si rivolgono queste iniziative dovrebbe essere l’insieme dei docenti. In modo che questi possano – una volta informati e/o formati – integrare e proporre le informazioni ad allievi/studenti, secondo modalità scolasticamente pertinenti. Un’offensiva che vada in questo senso sarebbe opportuna. La Confederazione l’ha già positivamente attivata, creando guide e percorsi didattici (vedi). Per ora purtroppo solo in tedesco e in francese. Probabilmente poiché noi, della Svizzera italiana, non ci si è attivati a sufficienza sul tema, o forse perché il problema è meno sentito alle nostre latitudini, oppure perché abbiamo le idee in chiaro. À suivre…
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Senza posta elettronica, integrazione delle ICT difficile

Come già scritto (vedi post), l’uso delle ICT in classe è in Ticino (ma anche in Svizzera) al di sotto delle aspettative. Gli investimenti in infrastrutture e le varie formazioni con relativi progetti scolastici non hanno portato al risultato sperato. Anche una legge federale è stata creata (Legge federale sull’incoraggiamento dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle scuole, vedi <offensiva PPP-sir) ma lo “switch” non è pienamente avvenuto. I motivi sono molti. Alcuni sono stati presentati in un altro post, altri lo saranno in successivi. Qui preme sottolineare come uno di questi – di carattere questa volta puramente tecnico – sia legato alla mancanza di un account di posta elettronica dei docenti ticinesi. Infatti questi, tranne eccezioni, non possono essere raggiunti via email dai vari attori scolastici. Si dà per scontato che l’uso della posta elettronica sia il servizio attorno al quale ruotano gli altri servizi dell’internet. La maggior parte dei docenti lo sa e ne fa uso, ma specialmente nel contesto privato.
L’integrazione delle ICT nella formazione oggigiorno avviene anche se questa variabile è sotto controllo. Lo si è visto in diverse Istituzioni scolastiche (vedi livello terziario), dove la comunicazione amministrativa è stata spostata dai supporti cartacei a quelli digitali, via anche la posta elettronica. In questi casi i docenti (ma anche gli studenti) si sono velocemente acculturati all’uso di queste ICT e diverse piste di carattere formativo e didattico si sono aperte. Alcune di queste portano all’integrazione delle ICT e sono apprezzate soprattutto dagli studenti che, essendo “nativi digitali”, le accettano positivamente.
È notizia recente che un progetto”Posta elettronica docenti” sta’ per avere inizio a livello di Scuola ticinese. Speriamo che quest’ultimo si concluda presto. L’augurio è che grazie all’account professionale scolastico fornito a tutti i docenti, si possano ugualmente veicolare informazioni di tipo didattico che portino acqua al mulino dell’integrazione delle ICT in classe. Se l’amministrativo obbliga, il didattico ne guadagna?
prof_ict