Apprendere, formarsi, comunicare ed essere critici con le ICT
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“La scuola 2.0 è ancora lontana”
Set 17
Durante l’estate è apparso nel blog di Saul Gabaglio (Ticinonline,) un’intervista su temi attinenti a questo blog. La riporto di seguito. I grassetti sono stati inseriti dall’autore di questo blog.
Il dibattito attorno all’introduzione delle nuove tecnologie nelle aule scolastiche è probabilmente stato accelerato dal successo ottenuto dai nuovi dispositivi, in particolar modo dall’iPad. Capita sempre più di frequente di vedere nei licei cantonali docenti che fanno largo uso di computer (e in alcuni casi anche di iPad) per le proprie lezioni e di studenti che utilizzano gli stessi strumenti per prendere appunti. Nuove tecnologie che potrebbero rappresentare la maggiore rivoluzione nel lavoro dello studente degli ultimi decenni dall’avvento dei quaderni.
La domanda che ci si deve porre allora è la seguente: la scuola è pronta ad accogliere le nuove tecnologie? “Da più parti s’intuisce che le tecnologie d’informazione e comunicazione (ICT) – complice anche il web2.0 – potrebbero modificare l’organizzazione scolastica. Tuttavia, siamo ancora lontani da una riflessione che indichi come queste potrebbero diventare un’occasione per cambiare e migliorare l’istruzione e la scuola” spiega Marco Beltrametti, responsabile del corso di Integrazione ICT al DFA di Locarno. Come rileva in seguito l’esperto, la tendenza a un’integrazione delle ICT esiste ma, confinata in pochi ambiti, risulta essere ancora innovativamente poco incisiva e, di conseguenza, “non modifica granché l‘attuale organizzazione scolastica e la tradizione didattica”.
Cosa vuol dire effettivamente l’integrazione delle tecnologie di informazione e comunicazione nella Scuola ticinese? Quali sono i vantaggi che quest’integrazione può apportare alla scuola e all’apprendimento degli studenti?
“Potenzialmente l’integrazione delle ICT consentirebbe agli studenti di apprendere con il proprio ritmo, utilizzando strumenti e servizi personalizzati, con il docente che assume un ruolo più di accompagnatore che di istruttore. Nella scuola ticinese – ma anche in quella di altri cantoni – si procede a tentativi d’integrazione, slegati, a macchia di leopardo, senza una bussola pedagogica settoriale che possa indicare la direzione da seguire”.
Non potrebbe essere la Confederazione a indicare la direzione da seguire?
“Nello scorso decennio in ambito d’integrazione delle ICT, la confederazione ha dato impulsi interessanti a tutti i cantoni, ma questi impulsi – almeno da noi – non hanno portato a grandi ricadute. Principalmente perché non sono ancora fruibili i referenti di politica scolastica all’interno dei quali crescere con le ICT. Intendiamoci, nella Scuola ticinese le ICT sono disponibili: i computer, le reti, internet, i servizi amministrativi informatizzati, le lavagne interattive multimediali e altro ancora stanno entrando sempre più nelle nostre scuole. Alcuni docenti usano le ICT in classe in modi pertinenti e innovativi. Tuttavia, la disponibilità di servizi e strumenti ICT non significa necessariamente che la scuola si è modificata grazie a loro. Infatti, non sono ancora evidenti le “buone pratiche” che possono affermare che la scuola, rispetto a 20 anni fa, è cambiata nell’organizzazione e nella didattica di classe, grazie alle ICT”.
Quali sono le prime tappe da percorrere in questa direzione?
“Come detto, una bussola pedagogica aiuterebbe, anche se non è evidente definirla. Servono accordi tra le componenti scolastiche e progettualità che conducano a sperimentazioni, a formazioni e a investimenti dai quali far emergere i plus-valori e le modifiche da apportare al sistema scuola. L’integrazione delle ICT non è mai stata uno dei temi privilegiati dalla scuola ticinese. Sarebbe positivo lo diventasse perché avremmo chiaro il traguardo da raggiungere. Le tappe, poi, si potrebbero definire durante il percorso”.
Nel caso le dessero la bacchetta magica, quale cambiamento apporterebbe sin da subito per facilitare la reale integrazione delle ICT nelle scuole e nei processi di apprendimento degli allievi?
“Ascoltare gli allievi di oggi (nativi digitali), dando spazio ai docenti, così da poter sperimentare nuove forme d’insegnamento con strumenti e servizi ICT (pratiche sicuramente ben accolte dagli allievi come testimoniano i docenti che stanno già lavorando con questi strumenti, ndr.), naturalmente accompagnati e formati in modo adeguato”.
Una situazione che secondo Beltrametti pone l’istituzione ancora molto distante da una vera e propria Scuola 2.0. “Penso che avremo un impulso concreto in questa direzione quando i nativi digitali di oggi saranno i docenti e i quadri scolastici di domani” conclude Beltrametti. Per il momento, quindi, accontentiamoci degli strumenti: per la rivoluzione c’è tempo.
Saul Gabaglio
Ricominciano le scuole, con o senza ICT
Set 5
L’anno scolastico è da poco iniziato. Le allieve e gli allievi ritornano sui banchi, la maggior parte di loro lasciando il computer a casa. Infatti, nella scuola obbligatoria, portare il proprio computer non è usuale; nemmeno ritrovarne uno sui banchi.
Tuttavia, la scuola obbligatoria ticinese quest’anno presenta alcune novità: per quanto attiene all’integrazione delle ICT, qualcosa si muove.
Presentiamo questo minimo che avanza dal punto di vista del possibile riverbero che questo potrebbe avere su sedi e docenti. Diciamo innanzitutto che se di riverbero si tratta, quanto viene offerto (sperimentazione e formazione) deve essere oggetto di inquadramento (teoria e ricerca) e accompagnamento (dotazione e formazione). Infatti, le esperienze che a macchia di leopardo vedono integrate le ICT, non fanno testo in un’ottica di generalizzazione se non accompagnate e sostenute.
In particolare vediamo che almeno 3 offensive continuano o iniziano.
- La prima esperienza, nella scuola elementare, vede protagoniste una decina di classi in cui la matematica viene trattata con un software specifico denominato CAbriElem. I docenti operano in un “…cantiere sempre aperto dove si cerca, attraverso una continua riflessione disciplinare e pedagogica, di individuare quegli ambiti in cui l’informatica può contribuire all’apprendimento“. Per informazioni di dettaglio sull’esperienza e sul corso di formazione/accompagnamento, vedasi il sito di presentazione o l’articolo “Insegnare nella scuola elementare con l’ausilio dell’informatica: una sfida possibile” di Elena Mock pubblicato sulla rivista Scuola Ticinese no. 305.
In sintesi, si tratta di integrare le ICT come artefatto cognitivo. - La seconda, nella scuola media (SM), vede continuare la sperimentazione inerente all’opzione tecnologia SM, opzione inserita nella fascia opzionale di orientamento in IV media della durata di 2 ore. In questa opzione le/gli allieve/i lavorano all’interno di più squadre col robot NXT della Lego, risolvendo compiti complessi, indagando, pianificando, programmando, per poi presentare il loro progetto a fine opzione.
Un corso di formazione certificato CAS (corso di studi avanzato) denominato CAS tecnologia nella SM (12 ECTS), organizzato dal settore FC del DFA, accompagna questa esperienza, formando i docenti per abilitarli all’insegnamento. Un CAS è terminato a giugno 2011 (vedi) e un altro è da poco iniziato. In totale sono coinvolte una quindicina di sedi di SM. Per informazioni vedi post precedente.
In sintesi, si tratta di integrare le ICT come oggetto di studio. - La terza esperienza è nuova e vede coinvolte 5 sedi di SM con oltre 30 docenti. Come nella precedente, si tratta di sperimentare l’impiego delle ICT in classe accompagnati da un CAS (10ECTS) organizzato dal settore FC del DFA. Il CAS è denominato 3i (Informatica Integrata nell’Insegnamento) e permette ai docenti iscritti di migliorare le conoscenze tecniche e pedagogiche di vari strumenti e servizi ICT per poi integrarli nel loro insegnamento, indipendentemente dalla didattica disciplinare insegnata.
Per informazioni, vedi post precedente, e la presentazione del corso (sito FC SUPSI-DFA)
In sintesi, si tratta di sperimentare come integrare le ICT come sussidio didattico.
In conclusione, si può affermare che nella scuola ticinese, qualcosa si muove nel campo dell’integrazione delle ICT, “qualcosa” di strutturato poiché inserito in un contesto di sperimentazione accompagnata (in 2 casi su 3 pure certificata) che si affianca alle varie e valide proposte di docenti, esperti e sedi, esistenti nella scuola ma a macchia di leopardo.
Nativi digitali | Apprendere in 2.0
Giu 30
Nell’ambito del corso “Integrazione delle ICT nella SM” inserito nel piano studi del Master of Arts SUPSI in Insegnamento nella scuola media 2010/2011, è stato chiesto ai partecipanti di redigere riflessioni tematiche sotto forma di blog. Il post che segue è uno tra quelli ritenuti meritevoli di pubblicazione.
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Si sente parlare tanto di nativi digitali, ma chi sono? Cosa li contraddistingue? Come si può dedurre dal termine stesso i nativi digitali sono coloro che, nati in un’epoca in completo rinnovamento, sono cresciuti a strettissimo contatto con le tecnologie più moderne. I nati negli anni Ottanta non li si possono ancora definire veramente nativi digitali in quanto le nuove tecnologie facevano appena capolino nella società di massa. I figli del nuovo millennio, invece, crescono a latte e Internet, a pane e touch screen, a caramelle e Facebook.
Tale rapida evoluzione umana e tecnologica comporta tutta una serie di cambiamenti a livello dell’apprendimento, ma anche della comunicazione e della socialità. Questi cambiamenti devono essere assolutamente presi in considerazione dall’istituzione scolastica, in modo da poter fornire ai nuovi giovani un’educazione adatta a loro, alle loro esigenze e alle loro attitudini.
In questo senso, si dovrebbe ripensare alla scuola e all’insegnamento così da favorire soprattutto quelle capacità che i ragazzi aquisiscono naturalmente, grazie alle nuove tecnologie, fin dalla prima infanzia. In particolare promuovere l’atteggiamento costruttivistico, che li vede protagonisti della progettazione e creazione del mondo che li circonda. Immagino, dunque, un docente sempre meno dispensatore di informazioni e sempre più facilitatore di sapere.
- La nuova alleanza tra nativi digitali e prof può cambiare la scuola, Annamaria Poggi
- Come cambiano le modalità d’apprendimento, Norberto Bottani
Autrice: Jessica Marci
Il viaggiatore scientifico 5
Gen 25
Anche quest’anno, continuando una (quasi) tradizione, il DFA propone una giornata dedicata alla divulgazione scientifica, ai suoi aspetti spettacolari e a nuove proposte didattiche. Questa giornata avrà luogo il sabato 19 febbraio 2011 Ore 8.30 Aula magna, Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) SUPSI Piazza San Francesco 19, Locarno.
Di seguito i temi affrontati in conferenze e atelier:
* Un po’ di fisica nella scuola dell’infanzia? * Quelques démonstrations de chimie de niveau gymnase * La Scatola di Einstein a Barcellona * Come funziona il sapone? * Il LASER compie 50 anni! * Fisica Sognante – Fisica e giocoleria |
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Informazioni di dettaglio:
Opzione tecnologia nella scuola media
Dic 14
I giovani d’oggi sono fortemente tecnologicizzati: anche per questo sono definiti “nativi digitali”. Essi sono utilizzatori di strumenti e servizi tecnologici, consumatori di grandi quantità di informazioni multimediali e si relazionano tramite piattaforme digitali. Tuttavia, questi stessi nativi digitali dimostrano poco interesse per l’acquisizione di competenze utili alla progettazione di strumenti e servizi digitali e possiedono poco spirito imprenditoriale e creativo, competenze e qualità sempre più richieste a livello professionale, soprattutto ingegneristico.
Come formatori di giovani non possiamo rimanere indifferenti a questi massicci utilizzi della tecnologia e alla scarsa propensione verso professioni tecniche. Sosteniamo quindi anche attività scolastiche che permettano di orientare i giovani verso la tecnologia. Sono dunque benvenute proposte che – in modo ludico – guidano i giovani in progetti e sostengono attività propedeutiche di approccio alla tecnologia, permettendo di rispondere convenientemente alle sfide tecnologiche e professionali future. In particolare, siamo convinti che attività come quelle sperimentate nell’attuale opzione tecnologia inserita nella fascia opzionale di orientamento in IV media hanno una grande importanza per rapporto alle professioni di tipo tecnico e ingegneristico.
L’opzione tecnologia inserita nella fascia opzionale di orientamento in IV media è un’opzione settimanale della durata di 2 ore, per gruppi di al massimo 15 allieve/i. In questa opzione le/gli allieve/i lavorano all’interno di più squadre col robot NXT della Lego, risolvendo compiti complessi, indagando, pianificando, programmando, per poi presentare il loro progetto a fine opzione. Dopo un inizio di sperimentazione promettente, l’Ufficio d’Insegnamento Medio del canton Ticino (UIM) ha deciso di proporre questa offerta formativa alle sedi si SM che condividono questa visione di orientamento alla tecnologia. Per insegnare in questa opzione è necessario seguire un Certificato di Studi Avanzati (CAS) denominato Tecnologia e lavoro per progetti nella SM.
Premiazione concorso “ICT award”
Mag 14
Il 31 maggio 2010 dalle 16.30 nell’aula magna del DFA avrà luogo la cerimonia di consegna del primo concorso ICT award, concorso aperto alle/gli studentesse/i del bachelor del DFA.
L’obiettivo del concorso è già stato descritto in un precedente post (vedi).
I concorrenti sono stati pochi ma con produzioni di qualità. D’ufficio sono stati aggiunti tutti gli studenti e le studentesse del I anno di studio bachelor che hanno realizzato filmati di pubblicità sociale nell’ambito del modulo “Multimedialità a scuola”, vedi post sul tema.
Al tema dell’integrazione delle ICT nell’insegnamento e a ICT award anche rete3 ha realizzato una serie di interviste: ascolta il podcast di rete3.
Le categorie da premiare sono:
- ICT in classe con gli allievi
- ICT per il docente nella preparazione di lezioni
- Multimedialità costruita per messaggi formativi e/o educativi
- Superpremio: studente/essa tecnologico/a dell’anno 2010
Il presentatore ufficiale sarà Vilmos Cancelli. Il coro del DFA contribuirà con il Servizio Informatica e Multimedia (SIM) allo spettacolo.
Informazioni di dettaglio:
Robot nella Scuola media
Dic 13
Chi si interessa di integrazione delle ICT nella scuola conosce i lavori di Seymour Papert e sa che l’approccio costruttivista è foriero di interesse.
Secondo Papert, “l’essere umano, a prescindere dall’età, ha bisogno di avere a disposizione materiali concreti affinché la conoscenza acquisita sia tanto più vicina alla realtà“.
Partendo dall’ottica costruttivista intersezionata con le ICT si è arrivati, negli anni ‘80, alla creazione del linguaggio di programmazione LOGO che ha dato luogo a sperimentazioni varie in ambito educativo e formativo, per poi arrivare alla creazione di vari oggetti ICT con cui pensare. Citiamo come esempio interessante l’NXT (Lego®Mindstorms), robot che permette l’apprendimento di nozioni di tipo matematico, geometrico e fisico tramite la programmazione di compiti particolari.
Grazie a questo robot NXT (vedi post precedente sul tema) e alla sua filosofia d’impiego didattico è possibile promuovere l’apprendimento globale e scientifico e il lavoro di gruppo su problemi scientifici e tecnologici.
Nelle scuole dove l’NXT è stato implementato, le reazioni dei docenti e degli allievi sono positive. In sintesi, per arrivare all’esecuzione di un progetto è fondamentale saper lavorare in gruppo e riconoscere l’esistenza di diversi tipi di intelligenza.
Dopo valutazioni approfondite, si è deciso di proporre sperimentalmente questa attività all’interno delle opzioni di orientamento del IV anno di SM.
Sei interessato, vuoi formarti e raccogliere la sfida?
Parti da www.fll-si.ch e avrai risposte e possibilità di approfondimenti sul tema oppure scarica un foglio informativo (.pdf)
Tra copyright e copyleft
Nov 21
Per i nativi digitali (i nostri allievi di oggi e di domani) la tecnologia è lo strumento quotidiano che permette loro anche di accedere alla cultura in modo individuale (non formale) e di potenziare la loro creatività.
Questo significa tuttavia passare attraverso fruizioni personali di contenuti che sono protetti da copyright, scaricati da internet. Per questo modo di procedere, i nativi digitali, non osservando le regole, potrebbero anche essere criminalizzati (vedi legge attuale sul “peer ti peer”).
Per entrare nel merito del tema che tocca le ICT, la cultura e la legislazione, invito a guardare una presentazione di Larry Lessig (clic sull’immagine) che presenta il tema (è possibile scegliere una sottotitolazione in varie lingue).
Sono d’accordo con molti dei punti di Lessig, che trattano di diritto e di cultura. Questo discorso è iniziato da poco e deve protrarsi grazie al dialogo e tramite discussioni. Ha grandi implicazioni per le persone che utilizzano il web come una risorsa – tra cui appunto i nativi digitali – per le parole, le immagini, i media e per le presentazioni.
Lessig è un eccellente conferenziere. La sua presentazione è piuttosto lunga – 19 minuti – ma passa in fretta, segno distintivo di ottima qualità comunicativa.
Twitter nella didattica
Nov 15
Da alcuni mesi uso Twitter.
Da quando l’ho conosciuto mi è apparso come canale di comunicazione interessante, con potenzialità varie, applicabili anche nella didattica.
Utilizzandolo in modo sperimentale, a 360 gradi, mi accorgo che questa giudizio intuitivo era pertinente. Apprezzo sempre più questo servizio che è diventato uno dei miei canali informativi preferiti.
Seguendo un corso in rete della Garamond “Insegnare e apprendere con i Social Network” ho appurato che, nei cfti di Twitter, le mie aspettative d’impiego a livello didattico sono condivise.
Di seguito riassumo i potenziali impieghi nella didattica (tratto Twitter for Academia, tradotto da Caterina Policaro, mia tutor online sul tema):
- comunità di classe: “Una volta che gli studenti hanno cominciato a twittare, hanno sviluppato un senso dell’altro come persona al di là del ristretto spazio temporalmente condiviso della classe, dell’aula,…“
- Il senso del mondo che ci circonda: “Alcuni studenti guardano spesso e volentieri la Public Timeline di Twitter che è la pagina dove vengono postati tutti i messaggi pubblici che passano su Twitter. Il tasso di rumore di fondo qui è altissimo, ma ci dà il senso della varietà delle persone e della gente di tutto il mondo...”
- Tenere traccia di un termine, di una parola, di una conferenza: “Attraverso Twitter è possibile tenere traccia/ “track” parole e termini sottoscrivendo poi il feed a tutti i post contenenti quella determinata parola…”
- Feedback istantaneo: “Twitter è sempre connesso, e ti invia i messaggi anche sul telefonino, è quindi ottimo per ricevere feedback immediato…”
- Seguire un esperto: “Gli Studenti possono seguire altre persone su Twitter, che trattano argomenti di loro interesse…” Questa possibilità è molto apprezzata e sfruttata da chi scrive.
- Grammatica e scrittura basata su regole: ” È sorprendente come Twitter possa essere ottimo come ausilio per insegnare la grammatica. Perché? la forma breve che costringe ad utilizzare regole grammaticali abbreviate e/o ad abusare della grammatica piegandola nei 140 caratteri disponibili…”
- Massimizzazione del momento didattico: “È spesso difficile insegnare in determinati contesti limitati spazialmente e temporalmente, Twitter ti permette di farlo al di là dei limiti spazio/temporali della lezione.”
Quindi, se non avete ancora un account Twitter, pensateci. Evidentemente, una volta aperto un account su Twitter, ci si deve applicare, provare, approfondire. Gli apprezzamenti e le intersezioni private e didattiche arriveranno, conseguenti.
Dimenticavo: il mio account su twitter http://www.twitter.com/mbeo | quello della SUPSI-DFA
I Cavalieri della comunicazione 2009
Nov 10
Notizia di oggi, ricevuta via twitter, che, per inciso, apprezzo sempre più come mezzo di comunicazione e di condivisione e sul quale ritornerò a tempo debito: vedi mio twitter e quello del DFA. La riporto volentieri poiché il contenuto ha intersezioni con i temi che qui trattiamo.
“Biel-Bienne, 10.11.2009 – I Cavalieri della comunicazione di quest’anno vengono da Zurigo, Coira e Lucerna. Il 10 novembre 2009, a Soletta, sono stati premiati cinque progetti che promuovono l’accesso di tutte le fasce della popolazione alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Il Consigliere federale Moritz Leuenberger, patrocinatore del concorso, ha consegnato i premi di persona in occasione del congresso “Utilizzo competente dei nuovi media”. Il Cavaliere della comunicazione è un concorso dell’Ufficio federale della comunicazione (UFCOM) che ha luogo sin dal 2001.”
Per saperne di più sui temi selezionati e premiati, andate a questa pagina dell’amministrazione federale.
Videogiochi seri e in classe
Nov 2
In un precedente post inerente ai videogiochi (vedi) introducevo l’argomento, segnalando che anche a livello formativo il tema videogiochi (VG) è ormai è entrato – finalmente - tra i temi meritevoli di approfondimento all’intersezione tra ICT, scuola e formazione. Segnalavo un congresso svizzero dal tema “Videogiochi, passioni e apprendimenti“, organizzato dal CTIE il venerdì 28 agosto 2009 a Berna, congresso a cui ho partecipato.
Ora, ritorno sul tema, dando ulteriori spunti per approfondirlo.
Cominciamo col dire da per molto tempo scuola e genitori hanno valutato i VG come poco validi da diversi punti di vista. Questo modo di vederli sta cambiando in positivo. Al punto che ora si parla di “Giochi seri” per isolare i VG meritevoli di attenzione a livello educativo, formativo e cognitivo.
Non mi dilungo, rimandando ad altri post gli approfondimenti. Il post precedente (vedi) potrebbe anche entrare in linea di conto.
Faccio notare che il congresso organizzato dal CTIE – segnalato sopra – ha permesso di concludere che alcuni VG – che chiameremo “Giochi seri” – sono utilizzabili scientemente come strumenti didattici, risultano essere efficaci in vari campi disciplinari, permettendo agli allievi di essere indipendenti, attivi e di studiare a ritmi personali. Uno sdoganamento pedagogico importante. Teniamone conto.
Per approfondire il tema segnalo 3 siti (in francese) da cui partire:
- Comprende les jeux vidéo , per un’entrata in materia generale
- PedaGoJeux , per una prima sensibilizzazione ai VG dal punto di vista pedagogico
- Serious Games, compte rendu de la journée d’information “Serious Game” de l’université de Toulouse (23/10/09)
Chi può contribuire con segnalazioni di siti analoghi, in italiano, lo faccia, dando pf una sintesi qualitativa del sito segnalato. GRAZIE
Videogiochi in classe?
Ago 17
Da anni seguo l’evoluzione dei videogiochi(VG). Perlomeno di quelli potenzialmente interessanti per l’apprendimento.
Già alla fine degli anni ‘80 sul mercato apparvero dei VG che dal mio punto di vista erano molto interessanti. Il loro referente psico-pedagogico (nella formazione, tutto si potrebbe ricondurre a uno o più referenti psico-pedagogici) era di regola quello costruttivista, che vede il giocatore alle prese con progetti/problemi/situazioni da manipolare in modo libero e cognitivamente interessante: attore delle proprie scelte, in questo caso ludiche.
A partire da questi anni, i VG sono notevolmente progrediti dal punto di vista tecnologico-multimediale. Ora sono molto attrattivi, sempre più apprezzati e il fatturato che generano è impressionante.
Per quanto concerne la formazione e l’apprendimento, il filone costruttivista di riferimento ha permesso la creazione di VG molto interessanti, alcuni dei quali hanno scalato le vette della hit-parade dei più venduti e sono a mio parere da conoscere, nelle loro architetture tecnica e ludica.
Non entro nel dettaglio; altri post saranno redatti sull’argomento. Con queste righe mi preme presentare la giornata di riflessione sul tema “Videogiochi, passioni e apprendimenti“, organizzato da CTIE il venerdì 28 agosto 2009 a Berna che ha come scopo il dimostrare come i VG siano anche integrabili nell’insegnamento e utili per la formazione e per l’apprendimento. Al colloquio “Videogiochi, passioni e apprendimenti” seguirà una giornata di esposizione e di presentazione di VG, nel quadro della mostra svizzera del gioco “SwissToy/E-Games” à la Bea expo di Berna il 3 ottobre.
Per chi volesse saperne di più sulle relazioni della giornata, consulti questa pagina.
Informazioni in francese | scaricare la locandina | Iscrizione al congresso
Formazione dei cittadini all’uso consapevole dei servizi internet
Mag 11
Invogliare i cittadini dell’Europa unita a usare i servizi dell’internet per acquistare (e-commerce), condividere (social-network), commerciare (e-banking) e comunicare in modo sicuro e concettualmente comprensibile è un obiettivo importante.
Per raggiungerlo si devono informare e formare i cittadini che, in maggioranza, sono poco sicuri in queste operazioni on-line, sono restii a usare le carte di credito o diffondono in modo poco pertinente i loro dati personali sensibili.
L’ignoranza del sistema, una sua mancata concettualizzazione e l’insicurezza funzionale sono freni alla diffusione e alla generalizzazione dei servizi internet e quindi all’emancipazione.
Per invertire il senso d’insicurezza, l’EU – tramite la commissione appositamente preposta – ha messo in rete informazioni e consigli utili. Questi sono disponibili a partire you-guide (in 4 lingue).
I consigli sono molti – alcuni maliziosi -, utili a proteggersi dallo SPAM, a rendere riservati i propri dati personali, a incastrare i commercianti non corretti, a concettualizzare i servizi e altro ancora: una buona informazione. Da leggere, consultare e diffondere.
“Formae mentis” informatica: una sfida per la scuola
Apr 16
Sul sito “informatica08” molte le opportunità utili per avvicinare i giovani al mondo tecnologico che li aspetta.
Dopo avere presentato le opportunità date dall’uso dei robot nella formazione (vedi post), ecco un estratto di un altro “artefatto cognitivo” interessante e integrabile in un contesto all’intersezione tra formazione, tecnologia e scuola: Scratch.
Dal sito Informatica08:
“I giovani che devono decidere quale formazione intraprendere sono per principio degli utenti IT che dispongono di particolare talento, ma che non si interessano necessariamente di programmazione e informatica. Con Scratch Trail ” si può attivare questo talento.
“Scratch è il mezzo ideale per avvicinare i giovani all’informatica, senza dar loro l’impressione che si stanno occupando di programmazione. Il contatto con il gruppo target avviene all’interno e all’esterno della scuola.“
Proviamolo e vediamone le possibilità… Scarica Scratch
ITunes e l’insegnamento universitario
Gen 22
Negli ultimi due post si è discusso di apprendimento non formale collegato con il web2.0. Si è accennato alle possibilità di apprendere che si aprono grazie all’impiego di contenuti multimediali inerenti ad argomenti di vario genere. Si è discusso di come intersezionarli e valorizzarli in un ambito universitario, formale.
Ora, è di questi giorni la comunicazione che l’UNIL (Università di Losanna) mette a disposizione su ITunes (piattaforma Apple Mac/pc) spezzoni multimediali con contenuti legati ai saperi che le varie facoltà dispensano. Questo servizio, già esistente su ITunes da mesi, si chiama ITunes U (U per Università) e permette di scaricare contenuti multimediali di vario genere. L’UNIL è la prima Università francofona europea ad approfittare di questa possibilità.
Questo rafforza la nostra ipotesi che afferma la necessità di aprire spazi di ricerca e di sviluppo in questo settore all’intersezione tra apprendimento/insegnamento formale e non-formale (vedi post).
Oggi la lavagna è youtube.com
Gen 6
Su “Scuola ticinese” del novembre-dicembre 2008, in ultima di copertina, il giornalista Orazio Martinetti parla delle forme di trasmissione del sapere (dunque anche di competenza della Scuola) che si stanno modificando grazie alle ICT. Rifacendosi a Raffaele Simone e presentando il testo di Claudio Giunta (”L’assedio del presente”, editore il Mulino), l’autore sottolinea quanto già descritto in un mio precedente post (La rete ci rende più o meno intelligenti?).
In questo articolo opinionistico la linea è nostalgica e l’accento messo su quanto si potrebbe perdere con l’integrazione della tecnologia (intesa come artefatto cognitivo, forma di trasmissione del sapere) nei processi di formazione/insegnamento/apprendimento. Quanto si potrebbe guadagnare non è menzionato. Il titolo dell’opinione è “Oggi la lavagna è youtube.com”. Sull’argomento ho già detto nel post menzionato.
Riallacciandomi a questo articolo, soprattutto per quanto inerisce alle forme di trasmissione del Sapere veicolate dalle ICT, mi preme sottolineare l’inopportunità del confondere l’apprendimento formale da quello non-formale,
L’apprendimento formale si sviluppa all’interno di un contesto strutturato e organizzato che viene progettato come insegnamento. Questo conduce a una forma di riconoscimento. Dalla prospettiva dello studente l’apprendimento formale individua un processo intenzionale. Di regola è quello diffuso dalla Scuola e fatto proprio dal settore universitario per quanto concerne i Saperi. Questi Saperi evolvono ma mantengono i loro capisaldi e aborrono la “cultura usa e getta”, anche se vengono pure veicolati da queste nuove forme di trasmissione (ICT).
Invece, l’apprendimento non formale si svolge al di fuori delle principali strutture d’istruzione e di formazione e, di solito, non porta a certificati ufficiali. Dal punto di vista di chi apprende, l’apprendimento non-formale è comunque intenzionale anche se, in molti casi, tali attività non rendono esplicito il contenuto dell’apprendimento. In questo ambito, la massificazione dei saperi – ridotta anche ai saper-fare – si è diffusa e massificata grazie a queste nuove forme di trasmissione (ICT).
A mio modo di vedere, le tecnologie richiamate da Martinetti (nuove forme di trasmissione e di diffusione del Sapere, web2.0?), toccano soprattutto l’apprendimento non-formale e non sono che relativamente intersezionate col Sapere e con l’apprendimento formale.
Tocca a noi docenti saper distinguere tra formale e non-formale. Se abbiamo in chiaro questa separazione, le nuove forme tecnologiche della massificazione dei saperi non-formali potrebbero essere viste come un vantaggio per chi apprende.
Inoltre, pur portando a una nuova “rivoluzione culturale” (interpretata negativamente da Martinetti), esse sono uno strumento (innovativo) che intacca omeopaticamente Conoscenza e Sapere, entrambi centrati – soprattutto, ancora e sempre – sul formale.
Web2.0, “Social network” e ricerca
Dic 18
Appare sempre più evidente e promettente il ricorso alle reti di “Social network” e, soprattutto, agli strumenti di condivisione delle informazioni a essi associati (web2.0). I servizi e gli strumenti promettenti sono molti: cito, senza essere esaustivo, blog, podcasting, flussi RSS, wiki, social bookmarking, tagging. Gli utenti di questi servizi/strumenti aggiungono valore all’informazione, facendo emergere quella interessante e utile nei vari contesti di riferimento (”crowdsourcing“).
Gli studenti attualmente inseriti nel percorso formativo universitario usano in modo massiccio questi servizi, nell’ambito delle loro attività comunicative e sociali private, nonché nell’ambito di apprendimento/ conoscenza. La loro diffusione avviene in modo non guidato – dal basso – e conduce a pratiche sociali e culturali che si affermano senza guide né politiche. Questi servizi possono anche essere proficuamente impiegati per l’apprendimento non formale. L’apprendimento non formale si sviluppa all’interno di un contesto strutturato e organizzato, progettato come insegnamento. Questo conduce a una forma di riconoscimento. Dalla prospettiva dello studente l’apprendimento formale individua un processo intenzionale.
L’intersezione tra uso delle reti/servizi del web2.0 e apprendimento non formale identifica una riserva di sapere e una fonte di innovazione metodologica nel campo dell’insegnamento formale e dell’apprendimento individuale.
La scuola (settore terziario) e l’amministrazione pubblica e privata iniziano a interrogarsi sulle potenzialità dell’uso di questi servizi/strumenti.
Il loro impiego nei contesti universitari e amministrativi pone tuttavia quesiti in merito ai dati sensibili che circolano in queste reti, al loro impiego e riutilizzo, nonché al tempo di consultazione effettuato in ambito lavorativo.
Per approfondire le potenzialità del tema qui discusso, mancano tuttavia delle direttrici di ricerca che sappiano dare indicazioni circa:
- la definizione di un modello di analisi dei punti di forza e dei punti critici nel contesto dell’apprendimento non-formale;
- l’analisi quantitativa e qualitativa della diffusione di questi servizi/strumenti intra ed extra-campus;
- l’identificazione delle condizioni e delle funzionalità insite nella collaborazione in rete e utili a potenziare gli ambienti di apprendimento;
- l’identificazione delle tipologie d’utilizzo critiche;
- l’identificazione delle fonti legislative, dottrinali e giurisprudenziali che farebbero da riferimento all’impiego di tali servizi/strumenti.